Alessandro nell’Indie, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1776

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Campagna sparsa di fabbriche antiche, con tende ed alloggiamenti militari, preparati da Cleofide per l’esercito greco. Ponte su l’Idaspe. Campo numeroso di Alessandro disposto in ordinanza di là dal fiume con elefanti, torri, carri coperti e macchine da guerra.
 
 PORO e GANDARTE
 
 PORO
460E passerà l'Idaspe
 l'abborrito rival senza contesa?
 GANDARTE
 No, mio re. Per tuo cenno
 già radunai gran parte
 de' tuoi sparsi guerrieri e presso al ponte,
465che unisce dell'Idaspe ambo le rive,
 cauto gli ascosi. In questo agguato avvolto
 troverassi Alessandro, appena giunto
 di qua dal fiume; ed il soccorso a lui
 dell'esercito greco il ponte angusto
470ritarderà.
 PORO
                     Benché da lui diviso
 l'esercito rimanga, avrà difesa.
 Sai pur che in ogni impresa
 lo precedono sempre
 gli argiraspidi suoi.
 GANDARTE
                                       Fra questi appunto
475seminò Timagene
 l'odio per lui. Gli avrem compagni; o almeno
 non ci saran nemici. E quando ancora
 gli fossero fedeli, il lor coraggio
 si perderà nell'improvviso assalto.
 
 
 SCENA II
 
 ERISSENA e detti
 
 ERISSENA
480Poro, Gandarte, arriva
 Alessandro a momenti.
 PORO
 E Cleofide intanto
 che fa?
 ERISSENA
                 Corre a incontrarlo.
 PORO
                                                       Ingrata! Amico,
 vanne, vola e m'attendi
485al destinato loco.
 GANDARTE
 E tu pensi a costei? L'onor ti chiama
 a più degni cimenti.
 PORO
 Va', Gandarte; a momenti
 raggiungo i passi tuoi.
 GANDARTE
490(O amor sempre tiranno anche agli eroi!) (Parte)
 
 SCENA III
 
 PORO ed ERISSENA
 
 PORO
 Poro ove corri? E tanto
 debole adunque hai da mostrarti a lei? (Da sé)
 ERISSENA
 Germano, anch'io vorrei,
 purché a te non dispiaccia, esser nel campo
495d'Alessandro all'arrivo.
 PORO
 Ah no: che quest'incontro
 sarà di quel che credi
 men piacevole assai. Germana, addio.
 A una real donzella
500andar così fra l'armi,
 come lice a un guerrier, non è permesso. (Parte)
 ERISSENA
 Misera servitù del nostro sesso! (Parte)
 
 SCENA IV
 
 Si ode sinfonia d’istromenti militari, nel tempo della quale passa il ponte una parte de’ soldati greci ed appresso a loro Alessandro con Timagene, poi sopragiunge Cleofide ad incontrarlo.
 
 CLEOFIDE, ALESSANDRO e TIMAGENE, indi GANDARTE
 
 CLEOFIDE
 Signor, l'India festiva
 esulta al tuo passaggio e lieta tanto
505non fu, cred'io, quando tornar si vide
 dall'ultimo Oriente
 trionfator del Gange in fra l'adorna
 di pampini frondosi allegra plebe
 su le tigri di Nisa, il dio di Tebe.
 ALESSANDRO
510Siano accenti cortesi o sian veraci
 sensi del cor, di tua gentil favella
 mi compiaccio, o regina; e solo ho pena
 che fu all'India funesto il brando mio.
 CLEOFIDE
 Eh vadano in oblio
515le passate vicende. Ormai sicuro
 puoi riposar su le tue palme.
 ALESSANDRO
                                                       Ascolto (Si sente di dentro rumore d’armi)
 strepito d'armi.
 CLEOFIDE
                                Oh stelle!
 ALESSANDRO
 Timagene, che fu?
 TIMAGENE
                                     Poro si vede
 fra non pochi seguaci
520apparir minaccioso.
 CLEOFIDE
                                       (Ah troppo veri
 voi foste, o miei timori!)
 ALESSANDRO
                                                Ebben, regina,
 io posso ormai sicuro
 su le palme posar?
 CLEOFIDE
                                     Se colpa mia,
 signor...
 ALESSANDRO
                  Di questa colpa
525si pentirà chi disperato e folle
 tante volte irritò gli sdegni miei. (Alessandro snuda la spada e seco Timagene e vanno verso il ponte)
 CLEOFIDE
 L'amato ben voi difendete, o dei! (Parte. Entrata Cleofide, si vedono uscir con impeto gl’Indiani da’ lati della scena vicino al fiume; questi assalgono i Macedoni; Poro assale Alessandro; Gandarte con pochi seguaci corre sul mezzo del ponte ad impedire il passo all’esercito greco. E intanto che siegue la zuffa nel piano, alcuni guastatori vanno diroccando il suddetto ponte. Disviati i combattenti fra le scene, si vede vacillare e poi cadere parte del ponte. Quei macedoni, che combattevano su l’altra sponda, si ritirano intimoriti dalla caduta e Gandarte rimane con alcuni de’ suoi compagni in cima alle ruine).
 GANDARTE
 Seguitemi, o compagni. Unico scampo
 è quello ch'io v'addito. Ah secondate, (Getta la spada ed il cimiero nel fiume)
530pietosi numi, il mio coraggio. Illeso
 s'io resterò per lo cammino ignoto,
 tutti i miei giorni io vi consacro in voto. (Si getta dal ponte nel fiume)
 
 SCENA V
 
 CLEOFIDE dalla destra, preceduta da PORO senza spada
 
 CLEOFIDE
 Ma per pietà, ben mio,
 non più sospetti. Io t'amo,
535non amo altro che te; penso a salvarti,
 quando soffro Alessandro.
 PORO
                                                  Oh dio! Vorrei
 prestarti fé.
 CLEOFIDE
                         Ma per prestarmi fede
 quai pegni vuoi da me? T'adoro ingrato;
 fuggitivo or ti sieguo;
540lascio i paterni lidi;
 abbandono i miei regni; e non ti fidi!
 Giusti dei che vedete
 l'interno d'ogni cor, tutti al grand'atto,
 tutti siate or presenti. Io fida a Poro
545sposa or mi giuro; il giuramento ascolti,
 vindice e testimonio il ciel ne sia.
 Poro, dammi la destra, ecco la mia.
 PORO
 Oh destra! Oh sposa! Oh me felice! Io fui
 un ingiusto finor; perdono, o cara; (Inginocchiandosi)
550qualunque fallo antico...
 CLEOFIDE
 Aimè! Sorgi, mia vita; ecco il nemico. (Spaventata)
 PORO
 Dove?
 CLEOFIDE
                Colà.
 PORO
                            Quest'altra via... Ma quindi
 pur s'appressan guerrieri. Agl'infelici
 son pur brevi i contenti.
 CLEOFIDE
555Sposo, ah non v'è più scampo. A tergo il fiume,
 Alessandro ci arresta
 in quella parte e Timagene in questa.
 Eccoci prigionieri.
 PORO
                                     Oh dei, vedrassi
 la consorte di Poro
560preda de' Greci? Agl'impudici sguardi
 misero oggetto? All'insolenti squadre
 scherno servil? Chi sa qual nuovo amante...
 qual talamo novello... Ah ch'io mi sento
 mille furie nel sen.
 CLEOFIDE
                                     Poro, è perduta
565per noi dunque ogni speme?
 PORO
 No: ci resta una via. Si mora insieme (Poro snuda uno stile e alza il braccio in atto di ferirla)
 
 SCENA VI
 
 ALESSANDRO, che uscendo alle spalle di PORO, lo trattiene e lo disarma. Soldati greci e detti
 
 ALESSANDRO
 Crudel, t'arresta.
 CLEOFIDE
                                  (Aita, o stelle!)
 ALESSANDRO
                                                               E donde
 tanto ardimento e tanta
 temerità? (A Poro)
 CLEOFIDE
                       Signor, la morte mia
570di Poro è cenno.
 PORO
                                Io sono...
 CLEOFIDE
                                                   Egli è di Poro (Va nel mezzo)
 fedele esecutor. (Taci, ben mio). (Piano a Poro)
 PORO
 No: più tempo, o regina,
 di ritegni or non è. Sappi, Alessandro,
 che nulla mi sgomenta il tuo potere;
575sappi...
 
 SCENA VII
 
 TIMAGENE e detti
 
 TIMAGENE
                 Le greche schiere,
 signor, vieni a sedar. Chiede ciascuno
 di Cleofide il sangue. Ognun la crede
 rea dell'insidia.
 PORO
                                Ella è innocente. Ignota
 le fu la trama. Il primo autor son io;
580tutto l'onor del gran disegno è mio.
 CLEOFIDE
 (Aimè!)
 ALESSANDRO
                   Barbaro, e credi
 pregio l'infedeltà?
 CLEOFIDE
                                    Signor, s'io mai...
 ALESSANDRO
 Abbastanza palese
 per l'insulto d'Asbite
585è l'innocenza tua: per me, regina,
 sarà nota alle schiere. Io passo al campo,
 intanto, o Timagene,
 tu di congiunte navi
 altro ponte rinnova; occupa i siti
590della città più forti; entro la reggia
 sia da qualunque insulto
 Cleofide difesa; e questo altero
 custodito rimanga e prigioniero. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 CLEOFIDE, PORO e TIMAGENE con guardie
 
 TIMAGENE
 Macedoni, alla reggia
595Cleofide si scorga; e intanto Asbite
 meco rimanga.
 CLEOFIDE
                               (In libertà potessi,
 senza scoprirlo, almen dargli un addio).
 PORO
 (Potessi all'idol mio
 libero favellar).
 CLEOFIDE
                               De' casi miei
600Timagene hai pietà?
 TIMAGENE
                                         Più che non credi.
 CLEOFIDE
 Ah se Poro mai vedi,
 digli dunque per me che non si scordi
 alle sventure in faccia
 la costanza d'un re; ma soffra e taccia.
 
605   Digli ch'io son fedele,
 digli ch'è il mio tesoro,
 che m'ami, ch'io l'adoro,
 che non disperi ancor.
 
    Digli che la mia stella
610spero placar col pianto,
 che lo consoli intanto
 l'immagine di quella
 che vive nel suo cor. (Parte )
 
 SCENA IX
 
 PORO e TIMAGENE
 
 PORO
 (Tenerezze ingegnose!)
 TIMAGENE
                                             Amico Asbite,
615siam pur soli una volta.
 PORO
                                             E con qual fronte
 mi chiami amico? Al mio signor prometti
 sedur parte de' Greci e poi l'inganni.
 TIMAGENE
 Non l'ingannai. Sedotti
 gli argiraspidi avea: ma non so dirti,
620se a caso, se avvertito,
 se protetto dal ciel, gli ordini usati
 cangiò al campo Alessandro; onde rimase
 ultima quella schiera
 che doveva al passaggio esser primiera.
 PORO
625Dubito di tua fé.
 TIMAGENE
                                 Qualunque prova
 dimandane e l'avrai. Va': la mia cura
 prigionier non t'arresta.
 Libero sei; la prima prova è questa.
 PORO
 Ma come ad Alessandro...
 TIMAGENE
                                                 Ad Alessandro
630creder farò che disperato a morte
 volontaria corresti.
 PORO
                                     E di vendetta
 più speranza non v'è?
 TIMAGENE
                                           Sì. Già inviai
 un mio foglio al tuo re. Da quello istrutto
 a' reali giardini
635Poro verrà fra poco e là dell'Asia
 a svenar l'oppressore agio ed aita
 avrà da me.
 PORO
                         Ma questo foglio a Poro
 non pervenne finor.
 TIMAGENE
                                       No! Come il sai?
 PORO
 Più non cercar. Poro non l'ebbe. Io posso
640asserirlo per lui.
 TIMAGENE
                                 M'avesse mai
 tradito il messaggier! Tremo. Ah t'affretta,
 Asbite, a Poro; ah s'ei non vien, ruina
 tutto il disegno mio.
 PORO
 Poro verrà; non dubitarne.
 TIMAGENE
                                                   Addio. (Parte)
 PORO
645Ricomincio a sperar. Da' lacci sciolto
 l'impeto già de' miei furori ascolto.
 
    Destrier, che all'armi usato
 fuggì dal chiuso albergo,
 scorre la selva, il prato,
650agita il crin sul tergo
 e fa co' suoi nitriti
 le valli risuonar;
 
    ed ogni suon che ascolta
 crede che sia la voce
655del cavalier feroce
 che l'anima a pugnar. (Parte)
 
 SCENA X
 
 Appartamenti nella reggia di Cleofide.
 
 CLEOFIDE e GANDARTE
 
 CLEOFIDE
 È ver, tentò svenarmi
 ma per soverchio amor. Ma già che il cielo
 dall'onde ti salvò, fuggi Gandarte,
660fuggi da questa reggia. Ah se Alessandro
 aggrava anche il tuo piè de' lacci suoi,
 nessun rimane in libertà per noi.
 Ei vien. Parti.
 GANDARTE
                             Non sia
 mai ver ch'io t'abbandoni.
 CLEOFIDE
                                                   Ah dal suo ciglio
665celati per pietà.
 GANDARTE
                                Numi, consiglio. (Si nasconde)
 
 SCENA XI
 
 ALESSANDRO e detti
 
 ALESSANDRO
 Per salvarti, o regina,
 tentai frenar, ma invano,
 d'un campo vincitor l'impeto insano.
 Non intende, non ode,
670non conosce ragion. La rea ti crede
 e minacciando il sangue tuo richiede.
 Ma non temer; mi resta
 una via di salvarti. In te rispetti
 ogni schiera orgogliosa
675una parte di me; sarai mia sposa.
 CLEOFIDE
 Io sposa d'Alessandro! (Sorpresa)
 ALESSANDRO
 E qual'altro riparo,
 quando un campo ribelle
 una vittima chiede?
 GANDARTE
                                        Eccola. (Si palesa)
 CLEOFIDE
                                                       (Oh stelle!)
 ALESSANDRO
680Chi sei?
 GANDARTE
                   Poro son io.
 ALESSANDRO
 E ben che vuoi? Domandi
 pietà, perdono? O ad insultar ritorni
 l'infelice regina?
 GANDARTE
                                  A che mi vai
 rimproverando un disperato cenno,
685fra' tumulti dell'armi, in mezzo all'ire
 mal concepito, mal inteso e forse
 crudelmente eseguito?
 Io la vittima sono,
 se il reo si chiede; io meditai gl'inganni;
690in me punir dovete
 l'insidie, i tradimenti.
 Son Cleofide e Asbite ambo innocenti.
 ALESSANDRO
 (Oh coraggio! Oh fortezza!)
 CLEOFIDE
 (Oh fede che innamora!)
 GANDARTE
695(Il mio re si difenda e poi si mora).
 ALESSANDRO
 (E fia ver che mi vinca
 un barbaro in virtù! No). Poro ascolta.
 Col tuo fedele Asbite
 in libertà ti lascio.
 GANDARTE
700E Cleofide intanto...
 ALESSANDRO
 Cleofide è mia preda,
 ritenerla potrei; potrei salvarla
 senza renderla a te; ma quando vieni
 ad offrirti in sua vece,
705la meritasti assai. Dall'atto illustre
 la tua grandezza e l'amor tuo comprendo;
 onde a te (non so dirlo), a te la rendo.
 CLEOFIDE
 Oh clemenza!
 GANDARTE
                            Oh pietà!
 ALESSANDRO
                                                D'Asbite io volo
 a disciogliere i lacci. Andate, amici;
710e serbatevi altrove a' dì felici.
 
    S'è ver che t'accendi (A Gandarte)
 di nobili ardori,
 conserva, difendi
 la bella che adori
715e siegui ad amarla,
 ch'è degna d'amor.
 
    Di qualche mercede
 se indegno non sono,
 la man che lo diede
720rispetta nel dono.
 Non altro ti chiede
 il tuo vincitor. (Parte)
 
 SCENA XII
 
 CLEOFIDE, GANDARTE, poi ERISSENA
 
 CLEOFIDE
 Chi sperava, o Gandarte,
 tanta felicità fra tanti affanni?
725Quanto dobbiamo a' tuoi pietosi inganni.
 GANDARTE
 Di vassallo e d'amico
 ho compiuto il dover. Ma... chi s'appressa?
 CLEOFIDE
 Sarà forse lo sposo.
 Ah no; giunge Erissena.
 GANDARTE
                                              Oh come asperso
730ha di lagrime il volto!
 CLEOFIDE
                                          Eh non è tempo
 di pianto, o principessa. Andremo altrove
 a respirar con Poro aure felici.
 ERISSENA
 Ah! Che Poro morì.
 CLEOFIDE
                                      Come!
 GANDARTE
                                                     Che dici!
 CLEOFIDE
 M'ha tradita Alessandro.
 ERISSENA
                                                Ei di sé stesso
735fu l'uccisor.
 CLEOFIDE
                        Quando? Perché? Finisci (Con affanno e fretta)
 di trafiggermi il cor.
 ERISSENA
                                        Sai che rimase
 creduto Asbite a Timagene in cura...
 CLEOFIDE
 E ben?
 ERISSENA
                 Cinto da' Greci
 lungo il fiume, alle tende
740andava prigionier, quando si mosse
 con impeto improvviso ed i sorpresi
 improvidi custodi urtò, divise;
 fra lor la via s'aperse,
 si lanciò nell'Idaspe e si sommerse.
 GANDARTE
745Privo di te, servo de' Greci, in odio (A Cleofide)
 ebbe Poro la vita.
 CLEOFIDE
                                   I suoi furori (Piangendo)
 mi predicean qualche funesto eccesso.
 GANDARTE
 Ma donde il sai? (Ad Erissena)
 ERISSENA
                                  Da Timagene istesso.
 CLEOFIDE
 Che mi giovò su l'are
750tante vittime offrirvi, ingiusti dei? (Con passione disperata)
 GANDARTE
 Ah che dici, o regina!
 Fuggi; torna in te stessa;
 pensa a salvarti.
 CLEOFIDE
                                 A che fuggir? Qual danno (Come sopra)
 mi resta da temer? Lo sposo, il regno
755misera già perdei; si perda ancora
 la vita che m'avanza.
 Dov'è più di periglio, ho più speranza.
 
   Se il ciel mi divide
 dal caro mio sposo,
760perché non m'uccide
 pietoso il martir?
 
    Divisa un momento
 dal dolce tesoro,
 non vivo, non moro;
765ma provo il tormento
 d'un viver penoso,
 d'un lungo morir. (Parte)
 
 SCENA XIII
 
 ERISSENA e GANDARTE
 
 GANDARTE
 Adorata Erissena,
 fra perdite sì grandi, ah non si conti
770la perdita di te. Fuggiam da questa
 in più sicura parte.
 Tuo sposo e difensor sarà Gandarte.
 ERISSENA
 Vanne solo. Io sarei
 d'impaccio al tuo fuggir. La mia salvezza
775necessaria non è. La tua potrebbe
 esser utile all'India; anzi tu devi
 a favor degli oppressi usar la spada.
 GANDARTE
 E dove senza te speri ch'io vada?
 
    Se viver non poss'io
780lungi da te, mio bene,
 lasciami almen, ben mio,
 morir vicino a te.
 
    Che, se partissi ancora,
 l'alma faria ritorno;
785e non so dirti allora
 quel che farebbe il piè. (Parte)
 
 SCENA XIV
 
 ERISSENA
 
 ERISSENA
 E pur chi 'l crederia! Fra tanti affanni
 non so dolermi; e mi figuro un bene,
 quando costretta a disperar mi vedo.
790Ah sì, dolce speranza, ah sì ti credo.
 Tu d'Alessandro... Oh dio! Che mai pretendi
 folle Erissena! A troppo eccelso oggetto
 sollevi i tuoi pensieri. E pur potrebbe...
 non sono al fine... Ah no! La fiamma estingui
795di sì splendide faci
 e se tanto non giungi, ardi, ma taci.
 
    Fra tutte le pene
 v'è pena maggiore?
 Son presso al mio bene,
800sospiro d'amore
 e dirgli non oso:
 «Sospiro per te»
 
    Mi manca il valore
 per tanto soffrire
805mi manca l'ardire
 per chieder mercé. (Parte)
 
 Fine dell’atto secondo