L’Arcadia in Brenta, libretto, Genova, Tarigo, 1764

 L’ARCADIA IN BRENTA
 
 
    Dramma giocoso per musica di Polisseno Fegeio, pastor arcade, da rappresentarsi nel teatro del Falcone nel carnevale del 1764, sotto la protezione delle nobilissime dame e nobilissimi cavalieri.
    In Genova, presso Bernardo Tarigo in Canneto, con licenza de’ superiori.
 
 
 L’AUTORE A CHI LEGGE
 
    Pochi saranno quelli che, letta L’Arcadia in Brenta, non n’avranno l’intiera cognizione. Si sa quasi communemente aver figurato l’autore di quest’Arcadia una conversazione di sette civili ed oneste persone in un luogo delizioso fra quei magnifici palaggi che adornano il fiume Brenta e che formano una delle più belle villeggiature d’Italia. Tre uomini e tre donne formano la radunanza, cioè Silvio, Giacinto, Foresto, Marina, Rosanna e Laura, a’ quali s’aggiunse dopo qualche giorno Fabrizio Fabroni di Fabriano che per la sua età e per il suo carattere, misto di sciocco e di faceto, riescì il condimento della gioconda società loro. L’Arcadia, di cui ora parlo, consiste principalmente in motti arguti, detti faceti, novelle spiritose, canzonette, madrigali e cose simili, per lo che, potendo una simile conversazione intitolarsi giocosa accademia, fu per la stessa ragione dall’autore intitolata L’Arcadia in Brenta, colla rispettiva similitudine dell’Arcadia di Roma, in cui cose più serie e più elevate si trattano.
    Io adunque per argomento della mia presente operetta non prendo già L’Arcadia in Brenta che scritta trovasi dal nostro autore, poiché in essa materia non trovo per una teatrale rappresentazione.
    Sul fine di detta Arcadia, sciogliendo i sette arcadi la loro gentile conversazione, s’invitano vicendevolmente per la susseguente stagione, e tutto che stabilissero passare sul fiume Sile, accadde però che quel tale messer Fabrizio Fabroni da Fabriano, piccatosi di generosità, volle trattar magnificamente la maggior parte di quelli che l’avevano favorito e seco li condusse in un suo casino sul fiume Brenta, formando in esso novellamente L’Arcadia in Brenta. Invitò Rosanna e Laura, Giacinto e Foresto, lasciando da parte Marina e Silvio, perché essi troppo sul vivo lo avevano motteggiato nell’altra Arcadia.
    S’accrebbe non pertanto il numero della conversazione con madama Lindora, dama di una straordinaria stucchevole delicatezza, ed il conte Bellezza di una caricatissima affettazione.
    Il povero Fabrizio, di gran core ma di poche sostanze, per sostener l’impegno, a cui incautamente s’apprese, andò in rovina, rimasto in pochi dì senza denaro e senza roba e col rossore di doversi vedere schernito dagli ospiti e ridotta L’Arcadia in una comedia, che per lui poteva dirsi tragedia, a che molto ha contribuito Foresto, uno degli arcadi ma il più confidente di Fabrizio, quello a cui aveva egli raccomandato l’economia della casa.
    Questa mia Arcadia in Brenta è tanto istorica quanto quella di Ginnesio Gavardo Vacalerio, avendola ricavata da codici antichissimi della Malcontenta, ove vanno a terminar i suoi giorni tutti quelli che, come messer Fabrizio, si fanno mangiare il suo e si riducono poveri per volerla spacciar da grandi.
    La scena si rappresenta in un casino delizioso di messer Fabrizio, situato alle rive del fiume Brenta.
 
 
 ATTORI
 
 ROSANNA
 (la signora Camilla Bartoli di Bologna)
 GIACINTO
 (il signor Domenico Bichi di Macerata)
 MADAMA LINDORA
 (la signora Teresa Eberardi di Venezia)
 IL CONTE BELLEZZA
 (il signor Filippo Laschi, virtuoso di camera di sua altezza reale il principe Carlo duca di Lorena e di Bar, eccetera, eccetera, eccetera)
 LAURA
 (la signora Giovanna d’Acquino di Roma)
 MESSER FABRIZIO FABRONI da Fabriano
 (il signor Giacomo Caldinelli di Venezia)
 FORESTO
 (il signor Carlo Marone di Milano)
 
    La musica è del celebre signor Baldassar Galuppi detto Buranello, maestro di cappella veneziano.
 
 PROTESTA
 
    Le voci di fato, destino, deità, adorare eccetera sono pure espressioni poetiche ma non sentimenti di chi si protesta vero cattolico.
 
    Inventore e direttore de’ balli signor Ignazio Clerico, eseguiti dalli seguenti: signor Ignazio Clerico, signor Vincenzo Lorenzi, signor Filippo Chiari, signor Giuseppe Costantini, signor N.N., signora Catarina Gattai, signora Elisabetta Contrucci, signora Geronima Serantoni, signora Gasparina Provedi, signora Camilla Contrucci.
    Ballo primo: Arianna e Teseo. Veduta montuosa alla spiaggia del mare dove giunge Teseo rapitore d’Arianna; quivi sbarcati i marinai di Teseo alzano una tenda, sotto cui postasi Arianna per ristorarsi, vien presa dal sonno. Di ciò avvedutosi Teseo furtivamente si scosta e l’abbandona. Risvegliata la ninfa ed accortasi dell’abbandono di Teseo, dà nelle smanie e nelle più forti disperazioni; intanto sopraggiunge Bacco, corteggiato da’ suoi fidi baccanti sì donne che uomini, ed incontratosi in Arianna ne viene amante. Ei le si accosta per esprimerle l’amor suo; ma ella si oppone e ricusa di aderirvi, infine tanto rinnova Bacco li suoi fervorosi prieghi che viene esaudito, per la qual cosa egli, a maggiormente acquistarsi il suo amore, la fa divertire da’ suoi ed onorare di una lietissima festa.
    Ballo secondo: Baccanali di varie nazioni.
    Ballo terzo di mascare.