La clemenza di Tito, libretto, Stoccarda, Cotta, 1753

 ne misuro con gli occhi, armi più pronte
 m’offre il timor. Due gravi sassi in fretta
425colgo; m’arretro; e incontro a lui che viene
 scaglio il primiero; egli la fronte abbassa;
 gli striscia il crin l’inutil colpo e passa.
 Emendo il fallo e violento in guisa
 spingo il secondo sasso
430che previen la difesa; e a lui, pur come
 senno avesse e consiglio,
 frange una tempia in sul confin del ciglio.
 MANDANE
 Gran sorte!
 CIRO
                        Alla percossa
 scolorisce il feroce. Un caldo fiume
435gl’inonda il volto; apre le braccia; al suolo
 abbandona l’acciar; ruotando in giro,
 dalla pendente riva
 già di cadere accenna; a un verde ramo
 pur si ritien; ma quello
440cede al peso e lo siegue; ei rovinando
 per la scoscesa sponda
 balzò nel fiume e si perdé nell’onda.
 MANDANE
 Ed è questo il delitto...
 CIRO
                                            Ecco la ninfa
 cui di seguir mi frastornò quel fiero.
 
 SCENA XII
 
 ARPALICE e detti
 
 MANDANE
445Arpalice, ed è vero...
 ARPALICE
                                        Ah dunque udisti,
 Mandane, il caso atroce.
 MANDANE
                                              Or l’ascoltai.
 CIRO
 (Numi! Alla madre mia finor parlai).
 ARPALICE
 Io non ho, principessa,
 fibra nel sen che non mi tremi al solo
450pensier del tuo dolore.
 MANDANE
                                            E donde mai
 così presto il sapesti?
 ARPALICE
                                          Ah le sventure
 van su l’ali de’ venti. Ammiro anch’io
 come in tempo sì corto
 sia già noto ad ognun che Ciro è morto.
 MANDANE
455Ciro!
 CIRO
             (Il rival forse svenai!)
 MANDANE
                                                       Che dici? (Ad Arpalice)
 ARPALICE
 Che se per man d’Alceo
 perder dovevi il figlio, era assai meglio
 non averlo trovato.
 MANDANE
 Come! Ciro è l’ucciso? Ah scellerato!
 ARPALICE
460(Nol sapea; m’ingannai).
 CIRO
 (Dicasi... Ah no, che di tacer giurai).
 MANDANE
 Perfido, e vieni... oh stelle!
 a chiedermi difesa! In questa guisa
 d’una madre infelice
465si deride il dolor?
 CIRO
                                   Non seppi...
 MANDANE
                                                           Ah taci,
 taci, fellon; tutto sapesti; è tutto
 menzogna il tuo racconto. O figlio, o cara
 parte del sangue mio, dunque di nuovo,
 misera, t’ho perduto? E quando! E come!
470Oh perdita! Oh tormento!
 CIRO
 (Resister non si può. Morir mi sento).
 MANDANE
 Arpalice, or che dici?
 Era presago il mio timor? Ma tanto
 no, non temei. Perdere un figlio è pena;
475ma che un vil... ma che un empio... Ah traditore
 con queste mani io voglio
 aprirti il sen, svellerti il core.
 CIRO
                                                       Oh dio!
 Tu ti distruggi in pianto;
 svellimi il cor ma non t’affligger tanto.
 MANDANE
480Ch’io non m’affligga? E l’uccisor del figlio
 così parla alla madre?
 CIRO
                                           Eh tu non sei...
 Son io... Quello non fu... (Che pena, oh dei!)
 MANDANE
 Ministri, al re traete
 quel carnefice reo. Poca vendetta
485è il sangue tuo ma pur lo voglio.
 ARPALICE
                                                            Affrena
 gli sdegni tuoi. Necessitato e senza
 saperlo egli t’offese. Imita, imita
 la clemenza de’ numi.
 MANDANE
                                           I numi sono
 per me tiranni. In cielo
490non v’è pietà, non v’è giustizia...
 ARPALICE
                                                             Ah taci.
 Il dolor ti seduce. Almen gli dei
 non irritiam.
 MANDANE
                           Ridotta a questo segno,
 non temo il loro sdegno;
 non bramo il loro aiuto;
495il mio figlio perdei, tutto ho perduto.
 
    Rendimi il figlio mio;
 ah mi si spezza il cor;
 non son più madre, oh dio!
 Non ho più figlio.
 
500   Qual barbaro sarà
 che a tanto mio dolor
 non bagni per pietà
 di pianto il ciglio.
 
 SCENA XIII
 
 ARPALICE e CIRO
 
 CIRO
 Arpalice, consola
505quella madre dolente.
 ARPALICE
                                           Ho troppo io stessa
 di conforto bisogno e di consiglio.
 CIRO
 E che mai sì t’affligge?
 ARPALICE
                                            Il tuo periglio.
 CIRO
 Ah bastasse a destarti
 alcun per me tenero affetto al core.
 ARPALICE
510Perché, Alceo, perché mai nascer pastore?
 CIRO
 Ma se pastor non fossi,
 nutrir potrei questa speranza audace?
 ARPALICE
 Se non fossi pastor... Lasciami in pace.
 
 CIRO
 
    Sappi che al nascer mio...
 
 ARPALICE
 
515Siegui.
 
 CIRO
 
                 (Giurai tacer).
 
 ARPALICE
 
    Sappi che bramo anch’io...
 
 CIRO
 
 Parla.
 
 ARPALICE
 
              (Crudel dover!)
 
 CIRO
 
    Perché t’arresti ancora?
 
 ARPALICE
 
 Perché cominci e cessi?
 
 A DUE
 
520Ah se parlar potessi
 quanto direi di più.
 
 CIRO
 
    Finger con chi s’adora...
 
 ARPALICE
 
 Celar quel che si brama...
 
 A DUE
 
 È troppo a chi ben ama
525incommoda virtù.
 
 Fine dell’atto primo
 
 
 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
  Vasta pianura ingombrata di ruine d’antica città, già per lungo tempo inselvatichite.
 
 MANDANE e MITRIDATE
 
 MANDANE
 Ah Mitridate, ah che mi dici? Alceo
 dunque è il mio Ciro?
 MITRIDATE
                                           Oh dio!
 Più sommessa favella. (Guardando con timore all’intorno)
 MANDANE
                                            Alcun non ode.
 MITRIDATE
 Potrebbe udir. Sotto un crudele impero
530troppo mai non si tace. Un sogno, un’ombra
 passa per fallo e si punisce; è incerta
 d’ogni amico la fé; le strade, i tempi,
 le mense istesse, i talami non sono
 dall’insidie sicuri. Ovunque vassi
535v’è ragion di tremar; parlano i sassi.
 MANDANE
 Ma rassicura almeno
 i dubbi miei.
 MITRIDATE
                            Rassicurar ti vuoi?
 Dimandane il tuo cor; qual più sincero
 testimonio ha una madre?
 MANDANE
                                                   È vero, è vero.
540Or mi sovvien; quando mi venne innanzi
 la prima volta Alceo, tutto m’intesi
 tutto il sangue in tumulto. Ah perché tanto
 celarmi il ver?
 MITRIDATE
                              Così geloso arcano
 mal si fida a’ trasporti
545del materno piacer. Se il tuo dolore
 pietà non mi facea, se del tuo sdegno
 contro Alceo non temevo, ignoto ancora
 ti sarebbe il tuo figlio.
 MANDANE
                                           A parte a parte
 tutto mi spiega.
 MITRIDATE
                                Io veggo
550da lungi il re.
 MANDANE
                            Col fortunato avviso
 corriamo a lui.
 MITRIDATE
                              Ferma. (Nol dissi?) Ah taci,
 se vuoi salvo il tuo Ciro.
 MANDANE
                                              Eterni dei!
 Perché?
 MITRIDATE
                  Parti.
 MANDANE
                               Ma il padre...
 MITRIDATE
 Or di più non cercar.
 MANDANE
                                         Sai che il mio figlio
555prigioniero è per me.
 MITRIDATE
                                          Se parti e taci,
 libero tel prometto.
 MANDANE
                                      E per qual via?
 MITRIDATE
 (Che pena!) A me ne lascia
 tutto il pensier; va’.
 MANDANE
                                       Come vuoi. Ma posso
 crederti, Mitridate,
560fidarmi a te?
 MITRIDATE
                           Se puoi fidarti? Oh stelle!
 Se puoi credermi? Oh dei! Bella mercede
 dalla grata Mandane ha la mia fede.
 MANDANE
 
    Non sdegnarti; a te mi fido,
 credo a te, non sono ingrata;
565ma son madre e sfortunata;
 compatisci il mio timor.
 
    Va’; se in te pietade ha nido,
 a salvarmi il figlio attendi.
 La più tenera difendi
570cara parte del mio cor. (Parte)
 
 SCENA II
 
 MITRIDATE, poi ASTIAGE
 
 MITRIDATE
 Oh de’ providi numi
 infinito saper! Per qual di Ciro
 mirabile camin guidi la sorte!
 Lo manda Astiage a morte;
575la mia pietà lo serba; e a me, perch’io
 non possa esser convinto,
 nasce opportuno al cambio un figlio estinto.
 Si sa che Ciro è in vita;
 il re lo cerca e affinch’ei sia deluso,
580ecco, né si sa come,
 usurpa un impostor di Ciro il nome.
 Vien lusingato il falso erede; e il vero
 nol conosce e l’uccide; e il colpo appunto
 in tal tempo succede
585che il tiranno lo crede
 esecuzion d’un suo comando. E pure
 trovasi ancor chi per sottrarsi a’ numi
 forma un nume del caso; e vuol che il mondo
 da una mente immortal retto non sia.
590Cecità temeraria! Empia follia!
 ASTIAGE
 Mitridate.
 MITRIDATE
                      Signor, fosti ubbidito;
 Ciro non vive più.
 ASTIAGE
                                    Lo so; ti deggio,
 amico, il mio riposo. E qual poss’io
 render degna mercede a’ merti tui!
595Vieni, vieni al mio seno. (Odio costui).
 MITRIDATE
 Altro premio io non vuo’...
 ASTIAGE
                                                  Non trattenerti,
 Mitridate, con me. Potrebbe alcuno
 dubitar del segreto.
 MITRIDATE
                                       Il figlio Alceo...
 ASTIAGE
 So che vuoi dirmi; è prigioniero, io penso
600a salvarlo, a premiarti.
 Tutto farò per voi. Fidati e parti.
 MITRIDATE
 Vado, mio re.
 ASTIAGE
                            (Più non tornasse almeno).
 MITRIDATE
 (Qual tempesta i tiranni han sempre in seno!) (Parte)
 
 SCENA III
 
 ASTIAGE e poi ARPAGO
 
 ASTIAGE
 Che oggetto tormentoso agli occhi miei
605costui divenne! Ei sa il mio fallo; a tutti
 palesarlo potrà. Servo mi resi
 del più reo de’ miei servi. Ah Mitridate
 mora dunque ed Alceo. L’estinto Ciro
 il pretesto sarà... No. S’io gli espongo
610a un pubblico giudizio, il mio segreto
 paleseran costoro
 per imprudenza o per vendetta. È meglio
 assolvergli per ora. Un colpo ascoso
 indi gli opprima. E in qual funesta entrai
615necessità d’esser malvagio! A quanti
 delitti obbliga un solo! E come, oh dio,
 un estremo mi porta all’altro estremo!
 Son crudel perché temo; e temo appunto
 perché son sì crudel. Congiunta in guisa
620è al mio timor la crudeltà che l’una
 nell’altro si trasforma e l’un dell’altra
 è cagione ed effetto; onde un’eterna
 rinovazion d’affanni
 mi propaga nell’alma i miei tiranni.
 ARPAGO
625Ah signor... (Affettando affanno)
 ASTIAGE
                         Giusti dei! Che fu? (Con ispavento)
 ARPAGO
                                                              Sicuro
 non è il sangue real.
 ASTIAGE
                                       Che? Si cospira
 contro di me?
 ARPAGO
                             No; ma il tuo Ciro estinto
 chiede vendetta.
 ASTIAGE
                                 (Altro temei).
 ARPAGO
                                                             (Di tutto
 il misero paventa).
 ASTIAGE
                                      Udisti, amico,
630dunque la mia sventura. Il sol perdei
 conforto mio.
 ARPAGO
                            (Falso dolor! Con l’arte
 l’arte deluderò).
 ASTIAGE
                                 Né m’è permesso
 punire alcun senza ingiustizia. È stato
 involontario il colpo.
 ARPAGO
                                        Alceo lo dice;
635ma chi sa?
 ASTIAGE
                       Non mi resta
 luogo a sospetti. Ho indubitate prove
 dell’innocenza sua. Punir nol deggio
 d’una colpa del caso. Alceo si ponga,
 Arpago, in libertà; ma fa’ che mai
640a me non si presenti;
 né le perdite mie più mi rammenti.
 ARPAGO
 Ubbidito sarai.
 
 SCENA IV
 
 ARPALICE e detti
 
 ARPALICE
                               Gran re, perdono,
 pietà.
 ASTIAGE
              Di che?
 ARPALICE
                               Del più crudel delitto
 che una suddita rea...
 ASTIAGE
                                          Come! Tu ancora... (Con timore)
645Parla. Che fu?
 ARPAGO
                             (Torna a tremar).
 ARPALICE
                                                               Son io
 la misera cagion che Ciro è morto.
 Alceo colpa non ha. Le sue catene
 sciogli pietoso, or che al tuo piè sen viene.
 ASTIAGE
 Dov’è?
 ARPALICE
                 Vedilo.
 
 SCENA V
 
 CIRO fra le guardie e detti
 
 ASTIAGE
                                 È quello
650di Mitridate il figlio? (Ad Arpago a parte)
 ARPAGO
                                          Appunto.
 ASTIAGE
                                                              Oh dei!
 Che nobil volto! Il portamento altero
 poco s’accorda alla natia capanna.
 Che dici? (Ad Arpago)
 ARPAGO
                      È ver; ma l’apparenza inganna.
 CIRO
 Dimmi, Arpalice, è quello (Ad Arpalice a parte)
655il nostro re?
 ARPALICE
                         Sì.
 CIRO
                                 Pur mi desta in petto
 sensi di tenerezza e di rispetto. (Da sé)
 ASTIAGE
 (Parlar seco è imprudenza.
 Partasi). (S’incamina e poi si ferma)
 ARPAGO
                    (Lode al cielo).
 ASTIAGE
                                                 Arpago, e pure (Ad Arpago a parte)
 in quel sembiante un non so che ritrovo
660che non distinguo e non mi giunge nuovo.
 ARPAGO
 (Aimè!)
 CIRO
                   Pria che mi lasci, (Appressandosi al re)
 eccelso re...
 ARPAGO
                        Taci, pastor. Commessa
 è a me la sorte tua. Parlando aggravi
 il suo dolor.
 CIRO
                         Più non favello. (Ritirandosi)
 ARPAGO
                                                       E ancora,
665signor, non vai? Qual meraviglia è questa!
 Perché cambi color? Che mai t’arresta?
 ASTIAGE
 
    Non so; con dolce moto
 il cor mi trema in petto;
 sento un affetto ignoto
670che intenerir mi fa.
 
    Come si chiama, oh dio,
 questo soave affetto?
 (Ah se non fosse mio,
 lo crederei pietà). (Parte)
 
 SCENA VI
 
 CIRO, ARPAGO ed ARPALICE
 
 ARPAGO
675(Partì; respiro). Arpalice, col reo
 lasciami solo.
 ARPALICE
                            Ah genitor, tu m’ami;
 sai che Alceo mi difese; e reo lo chiami?
 ARPAGO
 Sparse il sangue real.
 ARPALICE
                                          Senza saperlo,
 assalito...
 ARPAGO
                    Non più. Va’.
 ARPALICE
                                              Se nol salvi
680l’umanitade offendi;
 ah della figlia il difensor difendi.
 ARPAGO
 E se il tuo difensore
 un traditor poi fosse?
 ARPALICE
                                          Un traditore?
 
    Guardalo in volto; e poi
685se tanto core avrai,
 chiamalo traditor.
 
    Come negli occhi suoi,
 bella chi vide mai
 l’immagine di un cor? (Parte)
 
 SCENA VII
 
 ARPAGO e CIRO
 
 ARPAGO
690Quel pastor sia disciolto (Alle guardie)
 e parta ognun. (Partono le guardie)
 CIRO
                               (Quanto la figlia è grata,
 è cauto il genitor).
 ARPAGO
                                    Posso una volta
 parlarti in libertà. Permetti ormai
 che umile a’ piedi tuoi... (Inginocchiandosi)
 CIRO
                                                Sorgi; che fai?
 ARPAGO
695Il primo bacio imprimo
 su la destra reale. Onor dovuto
 purtroppo alla mia fé. Ciro, perdona
 se di pianto mi vedi umido il ciglio;
 questo bacio, o signor, mi costa un figlio.
 CIRO
700Sorgi; vieni, o mio caro
 liberator, vieni al mio sen. Di quanto
 debitor ti son io, già Mitridate
 pienamente m’instrusse.
 ARPAGO
                                                Ancor compita
 l’opra non è. Sul tramontar del sole
705vedrai... Ma vien da lungi
 Mandane a noi; cerca evitarla.
 CIRO
                                                         Intendo.
 Temi ch’io parli. Eh non temer; giurai
 di non spiegarmi a lei, finché permesso
 non sia da Mitridate; e fedelmente
710il giuramento osserverò.
 ARPAGO
                                               T’esponi,
 signor...
 CIRO
                  Va’; non è nuovo
 il cimento per me.
 ARPAGO
                                     Deh non perdiamo
 di tant’anni il sudor. Sul fin dell’opra
 tremar convien. L’esser vicini al lido
715molti fa naufragar. Scema la cura
 quando cresce la speme;
 e ogni rischio è maggior per chi nol teme.
 
    Cauto guerrier pugnando
 già vincitor si vede;
720ma non depone il brando,
 ma non si fida ancor.
 
    Che le nemiche prede
 se spensierato aduna,
 cambia talor fortuna
725col vinto il vincitor. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 CIRO e poi MANDANE
 
 CIRO
 Oh madre mia, se immaginar potessi
 che il tuo figlio son io!
 MANDANE
                                           Mio caro figlio!
 Mio Ciro, mio conforto!
 CIRO
                                              Io? Come! (Oh stelle!
 Già mi conosce!)
 MANDANE
                                  Alle materne braccia
730torna, torna una volta... Ah perché schivi
 gli amplessi miei?
 CIRO
                                     Temo... Potresti... (Oh numi!
 Non so che dir).
 MANDANE
                                Non dubitar son io
 la madre tua; non te lo dice il core?
 Vieni...
 CIRO
                 Sentimi pria. (Numi, consiglio.
735Parlar deggio o tacer?)
 MANDANE
                                            M’evita il figlio!
 CIRO
 (Perché tacer? Già mi conosce). È tempo...
 Poiché tant’oltre... (Ah no. Dal giuramento
 sciolto ancor non son io. Dee Mitridate
 consentir ch’io mi spieghi).
 MANDANE
                                                     E ben, t’ascolto,
740che dir mi vuoi?
 CIRO
                                 (Sarò crudel tacendo;
 ma spergiuro e imprudente
 favellando sarei).
 MANDANE
                                   Né m’ode!
 CIRO
                                                         (Alfine
 col tacer differisco
 solamente un piacer; ma forse il frutto
745dell’altrui cure e de’ perigli immensi
 arrischio col parlar).
 MANDANE
                                        Che fai? Che pensi?
 Che ragioni fra te? Quei passi incerti,
 quelle nel proferir voci interrotte
 che voglion dir? Che la tua madre io sono
750sai finora o non sai? Se già t’è noto,
 perché freddo così? Parla.
 CIRO
                                                  (Che pena!
 Sento il sangue in tumulto in ogni vena).
 MANDANE
 Trovar dopo tre lustri
 una madre...
 CIRO
                           (E qual madre!)
 MANDANE
755E accoglierla in tal guisa!
 E fuggir le sue braccia!
 CIRO
 (Ah Mitridate, e come vuoi ch’io taccia?)
 MANDANE
 Questi son dunque i teneri trasporti,
 le lagrime amorose, i cari amplessi
760e le fraposte a’ baci
 affollate domande? Ah madre... Ah figlio...
 Udisti i casi miei? Narrami i tui...
 Quanto errai... Quanto piansi... Io dissi... Io fui...
 No; questo è troppo, o il figlio mio non sei
765o per nuova sventura
 tutti gli ordini suoi cambiò natura.
 CIRO
 (Si voli a Mitridate; egli alla madre
 di spiegarmi permetta).
 MANDANE
 Né vuoi parlar?
 CIRO
                                Sì; pochi istanti aspetta;
770a momenti ritorno. (S’incamina frettoloso)
 MANDANE
                                       Ah prima... Ah senti,
 di’, sei Ciro o non sei?
 CIRO
                                           Torno a momenti.