Demofoonte, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1775

 DEMOFOONTE
 
    Dramma per musica da rappresentarsi nel real teatro dell’Ajuda nel felicissimo giorno natalizio del fedelissimo monarca don Giuseppe I, re di Portogallo e Algarve, etcetera, etcetera, nel dì 6 giugno 1775.
    In Lisbona, nella Stamperia Reale.
 
 
 ARGOMENTO
 
    Regnando Demofoonte nella Chersoneso di Tracia, consultò l’oracolo d’Apollo, per intendere quando dovesse aver fine il crudel rito già dall’oracolo istesso prescritto di sacrificare ogni anno una vergine innanzi al di lui simulacro, e n’ebbe in risposta:
 
 Con voi del ciel si placherà lo sdegno
 quando noto a sé stesso
 fia l’innocente usurpator d’un regno.
 
    Non poté il re comprenderne l’oscuro senso ed aspettando che il tempo lo rendesse più chiaro, si dispose a compire intanto l’annuo sacrificio, facendo estrarre a sorte dall’urna il nome della sventurata vergine che doveva esser la vittima. Matusio, uno de’ grandi del regno, pretese che Dircea, di cui credevasi padre, non corresse la sorte delle altre, producendo per ragione l’esempio del re medesimo che per non esporre le proprie figlie le tenea lontane di Tracia. Irritato Demofoonte dalla temerità di Matusio, ordina barbaramente che senza attendere il voto della fortuna sia tratta al sagrificio l’innocente Dircea.
    Era questa già moglie di Timante, creduto figlio ed erede di Demofoonte; ma occultavano con gran cura i consorti il loro pericoloso imeneo, per timore d’una antica legge di quel regno che condannava a morire qualunque suddita divenisse sposa del real successore. Demofoonte, a cui erano affatto ignote le segrete nozze di Timante con Dircea, avea destinata a lui per isposa la principessa Creusa, impegnando solennemente la propria fede col re di Frigia, padre di lei. Ed in esecuzione di sue promesse, inviò il giovane Cherinto, altro suo figliuolo, a prendere e condurre in Tracia la sposa, richiamando intanto dal campo Timante che di nulla informato volò sollecitamente alla reggia. Giuntovi e compreso il pericoloso stato di sé e della sua Dircea, volle scusarsi e difenderla; ma le scuse appunto, le preghiere, le smanie e le violenze, alle quali trascorse, scopersero al sagace re il loro nascosto imeneo.
    Timante come colpevole d’aver disubbidito il comando paterno, nel ricusar le nozze di Creusa, e d’essersi opposto con l’armi a’ decreti reali, Dircea, come rea d’aver contravvenuto alla legge del regno nello sposarsi a Timante, son condannati a morire. Sul punto d’eseguirsi l’inumana sentenza, risentì il feroce Demofoonte i moti della paterna pietà, che secondata dalle preghiere di molti, gli svelsero dalle labbra il perdono. Fu avvertito Timante di così felice cambiamento; ma in mezzo a’ trasporti della sua improvvisa allegrezza, è sorpreso da chi gli scuopre, con indubitate pruove, che Dircea è figlia di Demofoonte. Ed ecco che l’infelice, sollevato appena dall’oppressione delle passate avversità, precipita più miseramente che mai in un abisso di confusione e d’orrore, considerandosi marito della propria germana. Pareva ormai inevitabile la sua disperazione, quando, per inaspettata via meglio informato della vera sua condizione, ritrova non esser egli il successore della corona né il figlio di Demofoonte, ma bensì di Matusio. Tutto cambia d’aspetto. Libero Timante dal concepito orrore abbraccia la sua consorte; trovando Demofoonte in Cherinto il vero suo erede, adempie le sue promesse destinandolo sposo alla principessa Creusa; e scoperto in Timante quell’innocente usurpatore, di cui l’oracolo oscuramente parlava, resta disciolto anche il regno dall’obbligo funesto dell’annuo crudel sagrificio (Hyginus, ex Philarcho, liber II).
    Il luogo della scena è la reggia di Demofoonte nella Chersoneso di Tracia.
 
 
 MUTAZIONI DI SCENE
 
    Nell’atto primo: cortile del palazzo reale. Nel fondo del quale da una parte aspetto esteriore del gran tempio d’Apollo con magnifica scala per cui vi si ascende e dall’altra vista di alcune superbe fabbriche della città; orti pensili corrispondenti a diversi appartamenti della reggia; porto di mare festivamente adornato per l’arrivo della principessa di Frigia.
    Nell’atto secondo: gabinetti; portici; atrio del tempio d’Apollo. Magnifica ma breve scala per cui si ascende al tempio medesimo, la parte interna del quale è tutta scoperta agli spettatori, se non quanto ne interrompono la vista le colonne che sostengono la gran tribuna. Veggonsi l’are cadute, il fuoco estinto, i sacri vasi roversciati, i fiori, le bende, le scuri e gli altri stromenti del sagrificio sparsi per le scale e sul piano.
    Nell’atto terzo: cortile interno d’un carcere; luogo magnifico nella reggia festivamente adornato.
 
    Il dramma è del celebre abate Metastasio poeta cesareo. La musica è composizione del fu Jommelli celebre maestro di cappella, già pensionario all’attual servizio di sua maestà fedelissima. Le scene sono d’invenzione del signor Giacomo Azzolini, architetto teatrale all’attual servizio di sua maestà fedelissima. Le macchine e decorazioni sono del signor Petronio Mazzoni, macchinista all’attual servizio di sua maestà fedelissima. Li abiti de’ virtuosi cantanti e comparse sono d’invenzione e disegno degl’eredi Mainino di Milano, quelli de’ danzerini del signor Paolo Solenghi, all’attual servizio di sua maestà fedelissima.
 
 
 BALLI
 
    Li balli sono del signor Andrea Alberti, detto il Tedeschino, ed eseguiti dalli seguenti: signor Pietro Colonna, signor Niccola Midossi, signor Luigi Bellucci, signor Francesco Curioni, signor Francesco Pichi, signor Pietro Pedrelli, signor Francesco Zucchelli, signor Paolo Orlandi, signor Luigi Bardotti, signor Antonio Villa, signor Francesco Fontanella, signor Luigi Gori, signor Ridolfo Buti, tutti all’attual servizio di sua maestà fedelissima.
 
 
 PERSONAGGI
 
 DEMOFOONTE re di Tracia
 (il signor Luigi Torriani)
 DIRCEA segreta moglie di Timante
 (il signor Giambattista Vasques)
 TIMANTE creduto principe ereditario, figlio di Demofoonte
 (il signor Carlo Reyna)
 CREUSA principessa di Frigia destinata sposa di Timante
 (il signor Giuseppe Orti)
 CHERINTO figlio di Demofoonte, amante di Creusa
 (il signor Giovanni Ripa)
 MATUSIO creduto padre di Dircea
 (il signor Loreto Franchi)
 ADRASTO capitano delle guardie reali
 (il signor Giuseppe Romanini)
 OLINTO fanciullo che non parla, figlio di Timante e Dircea
 Tutti virtuosi della Real Cappella di sua maestà fedelissima.
 
 Comparse: grandi del regno, sacerdoti, donzelle frigie del seguito di Creusa, cavalieri del seguito di Creusa, paggi del seguito di Creusa, guardie reali, soldati traci, soldati frigi, marinari, popolo.