Ezio, libretto, Stoccarda, Cotta, 1758

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Atrio delle carceri con cancelli di ferro in prospetto che conducono a diverse prigioni. Guardie a vista su la porta di detti cancelli.
 
 VALENTINIANO ED ONORIA
 
 VALENTINIANO
 E ben da quel superbo
810che ottenesti, o germana?
 ONORIA
                                                 Io nulla ottenni.
 VALENTINIANO
 Già lo predissi. Il traditor si fida
 nell'aura popolar. Vuo' che s'uccida.
 ONORIA
 Meglio ci pensa; Ezio è peggior nemico
 forse estinto che vivo.
 VALENTINIANO
                                          E che far deggio?
 ONORIA
815Cerca vie di placarlo; il suo segreto
 sveller da lui senza rigor procura.
 VALENTINIANO
 E qual via non tentai?
 ONORIA
                                           La più sicura.
 Ezio, per quel ch'io vedo,
 è debole in amor; per questa parte
820assalirlo conviene. Ei Fulvia adora.
 Offrila all'amor suo, cedila ancora.
 VALENTINIANO
 Oh dio!
 ONORIA
                  Sappi che amante
 io sono al par di te, né perdo meno.
 Fulvia è la fiamma mia: per Ezio io peno.
 VALENTINIANO
825Non più, Fulvia m'invia.
 Facciasi questo ancor. Se tu sapessi
 che sforzo è il mio, quanto il cimento è duro.
 ONORIA
 Dalla mia pena il tuo dolor misuro.
 Ma soffrilo. Nel duolo
830pur è qualche piacer, non esser solo. (Parte)
 
 SCENA II
 
 VALENTINIANO, indi VARO
 
 VALENTINIANO
 Olà, Varo si chiami. A questo eccesso (Una comparsa esce e parte )
 della clemenza mia se il reo non cede,
 un momento di vita
 più lasciargli non vuo'.
 VARO
                                            Cesare.
 VALENTINIANO
                                                            Ascolta.
835Disponi i tuoi più fidi
 di questo loco in su l'oscuro ingresso.
 E se al mio fianco appresso
 Ezio non è, s'io non gli son di guida,
 quando uscir lo vedrai, fa' che s'uccida.
 VARO
840Ubbidirò. Ma sai
 qual tumulto destò d'Ezio l'arresto?
 VALENTINIANO
 Tutto m'è noto; a questo
 già Massimo provede.
 VARO
                                           È ver, ma temo...
 VALENTINIANO
 Eh taci; adempi il cenno e fa' che il colpo
845cautamente succeda.
 Udisti?
 VARO
                 Intesi. (Parte)
 VALENTINIANO
                                Il prigionier qui rieda. (Alle guardie de’ cancelli)
 Tacete, o sdegni miei! L'odio sepolto
 resti nel cor, non comparisca in volto.
 
 SCENA III
 
 MASSIMO e detti, poi EZIO con catene
 
 MASSIMO
 Signor, tutto sedai. D'Ezio la morte
850a tuo piacere affretta.
 Roma t'applaude, ogni fedel l'aspetta.
 VALENTINIANO
 Ma che vuoi? Mi si dice
 che un barbaro, che un empio,
 che un incauto son io. Gli essempi altrui
855seguitar mi conviene.
 MASSIMO
 Come? Perché?
 VALENTINIANO
                                T'accheta; Ezio già viene.
 MASSIMO
 (Chi mai lo consigliò!)
 EZIO
                                            Dal carcer mio
 richiamato io credei
 d'incaminarmi ad un supplicio ingiusto;
860ma n'incontro un peggior, rivedo Augusto.
 VALENTINIANO
 (Che audace!) Ezio, fra noi
 più d'odio non si parli. Io vengo amico;
 il mio rigor detesto;
 e voglio...
 EZIO
                     Io so che vuoi, m'è noto il resto.
865Onoria ti prevenne; il tutto intesi.
 S'altro a dirmi non hai,
 torno alla mia prigion; seco parlai.
 VALENTINIANO
 Non potea dirti Onoria
 quanto offrirti vogl'io.
 EZIO
                                           Lo so, mel disse
870che la mia libertà, che il primo affetto,
 che l'amistà di Augusto i doni sono.
 VALENTINIANO
 Ma non disse il maggior.
 
 SCENA IV
 
 FULVIA e detti
 
 VALENTINIANO
                                                Vedi qual dono. (Accennando Fulvia)
 EZIO
 Fulvia!
 MASSIMO
                 (Che mai sarà? L'alma s'agghiaccia).
 FULVIA
 Da Fulvia che si vuol?
 VALENTINIANO
                                           Che ascolti e taccia.
875Ti sorprende l'offerta. Ella è sì grande (Ad Ezio)
 che crederla non sai; ma temi invano.
 La promisi, l'affermo, ecco la mano.
 EZIO
 A qual prezzo però mi si concede
 d'esserne possessor?
 VALENTINIANO
                                         Poco si chiede.
880Tu sei reo per amor; chi visse amante
 facilmente ti scusa. Altro non bramo
 che un ingenuo parlar; tutto il disegno
 svelami, te ne priego, acciò non viva
 Cesare più co' suoi timori intorno.
 EZIO
885Addio mia vita, alla prigione io torno. (A Fulvia)
 VALENTINIANO
 (E il soffro?)
 FULVIA
                           (Ahimè.)
 VALENTINIANO
                                               Senti; e lasciar tu vuoi, (Ad Ezio)
 ostinato a tacer, Fulvia che tanto
 fedel ti corrisponde?
 Parla. (Né meno il traditor risponde).
 MASSIMO
890(Quanti perigli!)
 VALENTINIANO
                                  Ezio, m'ascolti? Intendi
 che parlo a te? Son tali i detti miei
 che un reo, come tu sei, debba sprezzarli?
 EZIO
 Quando parli così, meco non parli.
 VALENTINIANO
 (Eh si risolva). Olà, custodi.
 FULVIA
                                                     Ah prima
895lo sdegno tuo contro di me si volga. (A Valentiniano)
 VALENTINIANO
 Né puoi tacere? (A Fulvia) Il prigionier si sciolga. (Si tolgono le catene ad Ezio)
 EZIO
 Come?
 FULVIA
                 (Che veggio!)
 MASSIMO
                                            (Oh stelle!)
 VALENTINIANO
                                                                   Alfin conosco
 che innocente tu sei. Tanta costanza
 nel ricusar la sospirata sposa
900no che un reo non avrebbe. Ezio mi pento
 del mio rigore; emendaranno i doni
 l'ingiuste offese de' sospetti miei.
 Vanne, Fulvia è già tua, libero or sei.
 FULVIA
 (Felice me!)
 EZIO
                          La prima volta è questa
905ch'io mi confondo e con ragion. Chi mai
 un monarca rivale a questo segno
 generoso sperò? La tua diletta
 mi cedi e non rammenti...
 VALENTINIANO
                                                  Ormai t'affretta.
 Impaziente attende
910Roma di rivederti. Tempo non manca
 ai reciprochi segni
 di affetto e d'amistà.
 EZIO
                                         Del fasto mio
 or, Cesare, arrossisco; e a tanto dono...
 VALENTINIANO
 Ezio, va' pur; conoscerai qual sono.
 EZIO
 
915   Se la mia vita
 dono è di Augusto,
 il freddo Scita,
 l'Etiope adusto
 al piè di Cesare
920piegar farò.
 
    Perché germoglino
 per te gli allori,
 mi vedrai spargere
 nuovi sudori,
925saprò combattere,
 morir saprò. (Parte)
 
 SCENA V
 
 VALENTINIANO, FULVIA e MASSIMO, poi VARO
 
 VALENTINIANO
 (Va' pur, te n'avvedrai).
 MASSIMO
                                               (Perdo ogni speme).
 FULVIA
 Generoso monarca! Il ciel ti renda
 quella felicità che rendi a noi.
930Permettimi che intanto
 su quell'augusta mano un bacio imprima.
 VALENTINIANO
 No, Fulvia; attendi prima
 che sia compito il dono.
 MASSIMO
                                              Ah che facesti?
 Cesare, questa volta
935t'ingannò la pietà. Qual pace acquisti, (Viene Varo)
 se torna in libertà...
 VALENTINIANO
                                       Varo, eseguisti?
 VARO
 Eseguito è il tuo cenno;
 Ezio morì.
 FULVIA
                       Come! Che dici?
 VARO
                                                        Al varco (A Valentiniano)
 l'attesero i miei fidi; ei venne e prima
940che potesse temerne, il sen trafitto
 si vide, sospirò, cadde fra loro. (Parte)
 MASSIMO
 (Oh sorte inaspettata!)
 FULVIA
                                             Oh dio! Mi moro. (S’appoggia ad una scena coprendosi il volto)
 MASSIMO
 Un primo sfogo al suo dolore ingiusto
 lascia, o signor.
 
 SCENA VI
 
 ONORIA e detti
 
 ONORIA
                               Liete novelle, Augusto.
 VALENTINIANO
945Che reca Onoria? Il volto suo ridente
 felicità promette.
 ONORIA
                                   Ezio è innocente.
 VALENTINIANO
 Come?
 ONORIA
                 Emilio parlò. L'empio ministro
 nelle mie stanze io ritrovai celato,
 già vicino a morir.
 MASSIMO
                                     (Son disperato).
 VALENTINIANO
950E l'alma rea che gli commise il colpo,
 almen ti palesò?
 ONORIA
                                 Mi disse: «È quella
 che a Cesare è più cara e che da lui
 fu oltraggiata in amor».
 FULVIA
                                              Or di', tiranno, (A Valentiniano)
 s'era infido il mio sposo?
955Se fu giusto il punirlo? Or che mi giova
 che tu il pianga innocente? Or chi la vita,
 empio, gli renderà?
 ONORIA
                                       Fulvia, che dici?
 Ezio morì?
 FULVIA
                        Sì, principessa; ah fuggi
 dal barbaro germano; orror non sente
960della sua crudeltà, gloria non cura;
 pur la tua vita, Onoria, è mal sicura.
 ONORIA
 Ah inumano! E potesti...
 VALENTINIANO
                                               Onoria, oh dio!
 Non insultarmi. Il mio timor consiglia.
 Son questi i miei più cari; in qual di loro
965cercarò il traditor, s'io non gli offesi?
 ONORIA
 Chi mai non offendesti? E non rammenti
 di Massimo la sposa, i folli amori,
 l'insidiata onestade?
 VALENTINIANO
                                         Ah che purtroppo
 tu dici il ver ma che farò?
 ONORIA
                                                 Consigli
970or pretendi da me? Se fosti solo
 a fabricarti il danno,
 solo al riparo tuo pensa, o tiranno. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 VALENTINIANO, MASSIMO e FULVIA
 
 MASSIMO
 Cesare, alla mia fede
 troppo ingrato sei tu, se ne sospetti.
 VALENTINIANO
975Ah che d'Onoria ai detti
 dal mio sonno io mi desto.
 Massimo, di scolparti il tempo è questo.
 Finché il reo non si trova,
 il reo ti crederò.
 MASSIMO
                                Perché? Qual fallo?
980Sol perché Onoria il dice...
 Che ingiustizia è la tua...
 FULVIA
                                                (Padre infelice!)
 VALENTINIANO
 Se tu innocente sei,
 pensa a provarlo; assicurarmi intanto
 di te vogl'io.
 FULVIA
                          (M'assista il ciel).
 VALENTINIANO
                                                            Qual altro
985insidiar mi potea?
 Olà.
 FULVIA
            Barbaro, ascolta; io son la rea.
 Io commisi ad Emilio
 la morte tua; quella son io che tanto
 cara ti fui per mia fatal sventura.
990Io, perfido, son quella
 che oltragiasti in amor, quando ad Onoria
 offristi il mio consorte. Ah se nemici
 non eran gl'astri ai desideri miei,
 vendicata sarei,
995regnarebbe il mio sposo. Il mondo e Roma
 non gemerebbe oppressa
 da un cor tiranno e da una destra imbelle.
 Oh sognate speranze! O avverse stelle!
 MASSIMO
 (Ingegnosa pietade!)
 VALENTINIANO
                                         Io mi confondo.
 FULVIA
1000(Il genitor si salvi e pera il mondo).
 VALENTINIANO
 A suo piacer la sorte
 di me disponga, io m'abbandono a lei.
 Son stanco di temer. Se tanto affanno
 la vita ha da costar, no, non la curo.
1005Nelle dubiezze estreme
 per mancanza di speme io m'assicuro.
 
    Per tutto il timore
 perigli m'addita.
 Si perda la vita,
1010finisca il martire;
 è meglio morire
 che viver così.
 
    La vita mi spiace,
 se il fato nemico
1015la speme, la pace,
 l'amante, l'amico
 mi toglie in un dì. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 MASSIMO e FULVIA
 
 MASSIMO
 Partì una volta. Io per te vivo, o figlia,
 io respiro per te. Con quanta forza
1020celai finor la tenerezza? Ah lascia,
 mia speme, mio sostegno,
 cara difesa mia, che alfin t'abbracci. (Vuole abbracciar Fulvia)
 FULVIA
 Vanne padre crudel.
 MASSIMO
                                        Perché mi scacci?
 FULVIA
 Tutte le mie sventure
1025riconosco da te.
 MASSIMO
                               Negar tu vuoi
 al grato genitor questo d'affetto
 testimonio verace?
 Vieni... (Come sopra)
 FULVIA
                  Ma per pietà lasciami in pace!
 Se grato esser mi vuoi, stringi quel ferro,
1030svenami, o genitor. Questa mercede
 col pianto in su le ciglia
 al padre che salvò chiede una figlia.
 MASSIMO
 
    Tergi l'ingiuste lagrime,
 dilegua il tuo martiro,
1035che s'io per te respiro,
 tu regnerai per me.
 
    Di raddolcirti io spero
 questo penoso affanno
 col dono d'un impero,
1040col sangue d'un tiranno
 che delle nostre ingiurie
 punito ancor non è. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 FULVIA
 
 FULVIA
 Misera dove son! L'aure del Tebro
 son queste ch'io respiro?
1045Per le strade m'aggiro
 di Tebe e d'Argo; o dalle greche sponde
 di tragedie feconde
 le domestiche furie
 vennero a questi lidi
1050della prole di Cadmo e degl'Atridi?
 Là d'un monarca ingiusto
 l'ingrata crudeltà m'empie d'orrore;
 d'un padre traditore
 qua la colpa m'agghiaccia;
1055e lo sposo innocente ho sempre in faccia.
 O immagini funeste!
 O memorie! O martiro!
 Ed io parlo infelice? Ed io respiro?
 
    Ah! Non son io che parlo;
1060è il barbaro dolore
 che mi divide il core,
 che delirar mi fa.
 
    Non cura il ciel tiranno
 l'affanno in cui mi vedo;
1065un fulmine gli chiedo
 e un fulmine non ha. (Parte)
 
 SCENA X
 
 Luogo magnifico con scalinate che conducono al Campidoglio antico.
 
 MASSIMO senza manto con seguito
 
 MASSIMO
 Inorridisci, o Roma;
 d'Attila lo spavento, il duce invitto,
 il tuo liberator cadde trafitto.
1070E chi l'uccise? Ah l'omicida ingiusto
 fu l'invidia d'Augusto. Ecco in qual guisa
 premia un tiranno! Or che farà di noi
 chi tanto merto opprime? Ah vendicate,
 Romani, il vostro eroe; la gloria antica
1075rammentatevi ormai; da un giogo indegno
 liberate la patria; e difendete
 dai vicini perigli
 l'onor, la vita e le consorti e i figli. (Va incontro co’ suoi sollevati alle guardie imperiali che scendono dal Campidoglio. Siegue zuffa, quale terminata esce Valentiniano senza manto con spada rotta, difendendosi da due congiurati e poi Massimo con spada nuda, indi Fulvia)
 VALENTINIANO
 Ah traditori! Amico, (A Massimo)
1080soccorri il tuo signor.
 MASSIMO
                                         Fermate. Io voglio
 il tiranno svenar.
 FULVIA
                                  Padre, che fai? (Fulvia si frapone)
 MASSIMO
 Punisco un empio.
 VALENTINIANO
                                     È questa
 di Massimo la fede?
 MASSIMO
                                        Assai finora
 finsi con te. Se il mio comando Emilio
1085mal eseguì, per questa man cadrai.
 VALENTINIANO
 Ah iniquo!
 FULVIA
                       Al sen d'Augusto
 non passerà quel ferro,
 se me di vita il genitor non priva.
 MASSIMO
 Cesare morirà.
 
 SCENA ULTIMA
 
 EZIO e VARO con spade nude, popolo e soldati, indi ONORIA e detti
 
 EZIO E VARO
                               Cesare viva.
 FULVIA
1090Ezio!
 VALENTINIANO
             Che veggo?
 MASSIMO
                                    O sorte! (Getta la spada)
 ONORIA
                                                     È salvo Augusto?
 VALENTINIANO
 Vedi chi mi salvò. (Accenna Ezio)
 ONORIA
                                     Duce, qual nume
 ebbe cura di te?
 EZIO
                                 Di Varo amico
 il zelo e la pietà.
 VALENTINIANO
                                Come!
 VARO
                                               Eseguita
 finsi di lui la morte. Io t'ingannai;
1095ma in Ezio il tuo liberator serbai.
 FULVIA
 Provida infedeltà!
 EZIO
                                    Permette il cielo
 che tu debba i tuoi giorni,
 Cesare, a questa mano
 che credesti infedel. Vivi; io non curo
1100maggior trionfo; e se ti resta ancora
 per me qualche dubiezza in mente accolta,
 eccomi prigioniero un'altra volta.
 VALENTINIANO
 Anima grande, eguale
 solamente a te stessa. In questo seno
1105della mia tenerezza,
 del pentimento mio ricevi un pegno.
 Eccoti la tua sposa. Onoria, al nodo
 d'Attila si prepari; io so che lieta
 la tua man generosa a Fulvia cede.
 ONORIA
1110È poco il sacrificio a tanta fede.
 EZIO
 O contento!
 FULVIA
                         O piacer!
 EZIO
                                             Concedi, Augusto,
 la salvezza di Varo,
 di Massimo la vita ai nostri prieghi.
 VALENTINIANO
 A tanto intercessor nulla si nieghi.
 CORO
 
1115   Della vita nel dubio camino
 si smarrisce l'umano pensier.
 
    L'innocenza è qual astro divino
 che rischiara fra l'ombre il sentier.
 
 Fine del dramma