Il filosofo di campagna, libretto, Milano, Montano, 1762

 non v’è mediocrità. Sia bella o brutta,
1445la sposa d’un sol uom dev’esser tutta.
 Circa l’economia potrete qui
 regolarvi così:
 del marito il voler seguire ognora
 e non far la padrona e la dottora.
 LESBINA
1450Così farò, son della pace amica;
 obbedirvi sarà minor fatica.
 NARDO
 Or mi sovvien che un altro capitale
 m’offeriste di lingua.
 LESBINA
                                         È ver.
 NARDO
                                                       Se questo
 mi riuscirà molesto,
1455in un più necessario il cambierò.
 LESBINA
 Ho inteso il genio vostro.
 Non vi sarà pericolo
 che vi voglia spiacer neanche in un piccolo.
 NARDO
 Quand’è così, mia cara,
1460porgetemi la mano.
 LESBINA
                                       Eccola pronta.
 NARDO
 Del nostro matrimonio
 invochiamo Cupido in testimonio.
 LESBINA
 
    Lieti canori augelli
 che tenerelli amate,
1465deh testimon voi siate
 del mio sincero amor.
 
 NARDO
 
    Alberi, piante e fiori
 i vostri ardori ascosi
 insegnino a due sposi
1470il naturale amor.
 
 LESBINA
 
    Par che l’augel risponda:
 «Ama lo sposo ognor».
 
 NARDO
 
    Dice la terra e l’onda:
 «Ama lo sposo ancor».
 
 LESBINA
 
1475   La rondinella
 vezzosa e bella
 solo il compagno
 cercando va.
 
 NARDO
 
    L’olmo e la vite,
1480due piante unite
 ai sposi insegnano
 la fedeltà.
 
 LESBINA
 
    Io son la rondinella
 ed il rondon tu sei.
 
 NARDO
 
1485Tu sei la vite bella,
 io l’olmo esser vorrei.
 
 LESBINA
 
    Rondone fido
 esci dal nido,
 vieni, t’aspetto.
 
 NARDO
 
1490Meco t’allaccia,
 vite amorosa,
 diletta sposa.
 
 A DUE
 
    Soave amore,
 felice ardore,
1495alma del mondo,
 vita del cor.
 
    No, non si trova,
 no, non si prova
 più bella unione
1500del nostro amor. (Partono ed entrano in casa)
 
 SCENA X
 
 DON TRITEMIO
 
 DON TRITEMIO
 Diammine! Che ho sentito?
 Di Lesbina il marito
 pare che Nardo sia.
 Che la filosofia
1505colle ragioni sue
 accordasse ad un uom sposarne due?
 Quel che pensar non so;
 all’uscio picchierò. Verranno fuori;
 scoprirò i tradimenti e i traditori.
 
 SCENA XI
 
 LA LENA e detto
 
 LA LENA
1510Chi è qui?
 DON TRITEMIO
                       Ditemi presto,
 cosa si fa là dentro?
 LA LENA
 Finito è l’istrumento;
 si fan due matrimoni.
 Tra gli altri testimoni,
1515che sono cinque o sei,
 se comanda venir, sarà anco lei.
 DON TRITEMIO
 Questi sposi quai son?
 LA LENA
                                            La vostra figlia
 col cavalier Rinaldo.
 DON TRITEMIO
 Cospetto! Mi vien caldo.
 LA LENA
1520E l’altro, padron mio,
 è la vostra Lesbina con mio zio.
 DON TRITEMIO
 Come? Lesbina? Oimè; no non lo credo.
 LA LENA
 Eccoli tutti quattro.
 DON TRITEMIO
                                      Ahi! Cosa vedo?
 EUGENIA
 
    Ah, genitor perdono...
 
 RINALDO
 
1525Suocero, per pietà...
 
 LESBINA
 
    Sposa, signor, io sono.
 
 NARDO
 
 Quest’è la verità.
 
 DON TRITEMIO
 
    Perfidi, scelerati,
 vi siete accomodati?
1530Senza la figlia mesto,
 senza la sposa resto.
 Che bella carità!
 
 LA LENA
 
    Quando di star vi preme
 con una sposa insieme,
1535ecco, per voi son qua.
 
 DON TRITEMIO
 
    Per far dispetto a lei,
 per disperar colei,
 Lena mi sposerà.
 
 TUTTI
 
    Sia per diletto,
1540sia per dispetto,
 amore al core
 piacer darà.
 
 
 Fine del dramma giocoso
 
 
 Con licenza de’ superiori
 
 
 IL TUTORE BURLATO
 
 
    Opera in musica in tre atti.
    A Bruxelles, MDCCLIX.
 
    A sua altezza reale Carolo Alexandro, duca di Lorena e di Bar, duca di Calabria, Gueldria, Monteferrato e Tesschen in Silesia, principe di Charleville, marchese di Pont-à-Mousson, Nomeni, eccetera, cavaliere di vello d’oro, governatore generale di Paesi Bassi, eccetera, eccetera, eccetera.
 
    Il sole, luminosissimo fra gli astri, fin dal primo suo essere sempre la stessa luce serbando, con regolato perenne moto il suo corso seguendo ed innumerabili benefici effetti nell’universo operando, ha meritato non solo l’ammirazione degli uomini tutti ma alcuni popoli involti nelle tenebre dell’ignoranza e sorpresi dalle maraviglie di quest’astro divini onori gli hanno tributato. Vostra altezza reale è un sole munificentissimo per le grazie e favori che continuamente comparte. Se le rare qualità e prerogative de’ vostri illustri antenati furono ammirate da popoli, voi che le stesse in voi solo racchiudete tutta l’Europa all’esempio de’ popoli sommessi al vostro governo vi ammira ed onora. Nell’universal venerazione, io che mi fo gloria di portar la divisa d’umilissimo servitore di vostra altezza reale la supplico ad accettare il particolare omaggio del mio riverente ossequio in questa, qual si sia, piacevol rappresentazione che le ardisco di dedicare. È umile il dono e senza merito chi lo presenta; ma è troppo generoso il vostro core per non gradirlo. Sperar non debbo meno da vostra altezza reale, poiché ufficio d’Apollo è di protegger le muse. Sicuro impertanto dal fascino di livor maligno, or che la vostra luce me, il teatro e la presente operetta adorna e rischiara, coll’atto della più rispettosa osservanza costantemente mi dico di vostra altezza reale umilissimo, divotissimo ed obligatissimo servitore.
 
    Dominico De Amicis
 
 
 ATTORI
 
 DON TRITEMIO tutore di Lesbina
 (il signor Domenico De Amicis)
 LESBINA pupilla amante di Rinaldo
 (la signora Anna Lucia De Amicis)
 RINALDO nobile, amante di Lesbina
 (il signor Giovan Battista Zingoni)
 LISETTA serva di Lesbina
 (la signora Marianna De Amicis)
 CAPOCCHIO notaro
 (il signor Giuseppe Gaetano De Amicis)
 
 
 ATTO PRIMO
 
 
 SCENA PRIMA
 
 LESBINA e LISETTA con fiori in mano
 
 LESBINA
 
    Candidetto gelsomino
 che sei vago in sul mattino,
 perderai vicino a sera
 la primiera tua beltà.
 
 LISETTA
 
5   Vaga rosa onor de’ fiori,
 fresca piaci ed innamori
 ma vicino è il tuo flagello
 e il tuo bello sparirà.
 
 A DUO
 
    Tal di donna la bellezza
10più ch’è fresca, più s’apprezza,
 s’abbandona allor che perde
 il bel verde dell’età.
 
 LESBINA
 Basta, basta non più,
 che codesta canzon, Lisetta mia,
15troppo mi desta in sen malinconia.
 LISETTA
 Che forse vi dispiace?
 Pur delle vostre nozze
 ho inteso ragionar.
 LESBINA
                                     Nozze infelici
 sarebbero al cuor mio le divisate
20dall’aspro mio tutore.
 LISETTA
 Non così parlereste
 s’ei proponesse al vostro cor Rinaldo.
 LESBINA
 Lisetta... Oimè...
 LISETTA
                                 V’ho fatto venir caldo?
 Povera padroncina
25affé vi compatisco.
 LESBINA
 Cara di te mi fido; amor, pietade
 per la padrona tua serba nel seno.
 LISETTA
 Non dubitate, vivete come me
 che son contenta appieno.
 
30   Io son d’un animuccio
 così buonin buonino
 che sdegnar non mi so,
 
    ma se scappasse un po’
 egl’è uno sdegnuccio
35così piacevolino
 che innamorar mi fa.
 
 SCENA II
 
 LESBINA, indi DON TRITEMIO
 
 LESBINA
 Quest’anch’io la capisco,
 insegna la prudenza,
 se non si ha quel che piace, è meglio senza.
 DON TRITEMIO
40Che si fa signorina?
 LESBINA
 Un po’ d’insalatina
 raccogliere volea pel desinare.
 DON TRITEMIO
 Poco fa v’ho sentito cantuzzare.
 LESBINA
 È ver, qui con Lisetta
45mi divertivo un poco.
 DON TRITEMIO
                                          E mi figuro
 che cantate si avranno
 canzonette d’amor.
 LESBINA
                                      Oh non signore;
 di questo e di quel fiore,
 di questo e di quel frutto
50si cantavan le lodi.
 DON TRITEMIO
                                     Il crederò?
 LESBINA
 Le volete sentir?
 DON TRITEMIO
                                 Le sentirò.
 LESBINA
 (Qualche strofetta canterò a proposito).
 DON TRITEMIO
 Ah ragazza... Farei qualche sproposito.
 LESBINA
 Sentite padron bello
55la canzonetta sopra il ravanello.
 
    Quando son giovine
 son fresco e bello,
 son tenerello,
 di buon sapor.
 
60   Ma quando invecchio
 gettato sono;
 non son più buono
 col pizzicor.
 
 DON TRITEMIO
 Scaccia questa canzon dalla memoria.
 LESBINA
65Una ne vuo’ cantar su la cicoria.
 
    Son fresca, son bella
 cicoria novella,
 mangiatemi presto,
 coglietemi su.
 
70   Se resto nel prato,
 radicchio invecchiato,
 nessuno si degna
 raccogliermi più.
 
 DON TRITEMIO
 Senti ragazza mia
75questa canzone ha un poco d’allegria.
 Tu sei un bocconcino
 per il tuo padroncino.
 LESBINA
                                          Oh oh sentite
 un’altra canzonetta ch’ho imparata
 sul proposito mio dell’insalata.
 
80   Non raccoglie le mie foglie
 vecchia mano di pastor.
 
    Voglio un bello pastorello
 o vo’ star nel prato ancor.
 
 SCENA III
 
 DON TRITEMIO e RINALDO
 
 DON TRITEMIO
 Allegoricamente
85m’ha detto che con lei non farò niente;
 e pure io mi lusingo
 che a forza di finezze
 tutto supererò,
 che col tempo con lei tutto farò.
 RINALDO
90(Ecco della mia bella
 il genitor felice.
 Sorte non mi tradir). Signor?
 DON TRITEMIO
                                                        Padrone.
 RINALDO
 S’ella mi permettesse
 le direi due parole.
 DON TRITEMIO
95Anche quattro ne ascolto e più se vuole.
 RINALDO
 Non so se mi conosca.
 DON TRITEMIO
                                          Non mi pare.
 RINALDO
 Di me si può informare.
 Son cavaliere e sono i beni miei
 vicini ai suoi.
 DON TRITEMIO
                            Mi rallegro con lei.
 RINALDO
100Ella ha una figlia.
 DON TRITEMIO
                                   Sì signor.
 RINALDO
                                                       Dirò...
 Se fossi degno... Troppo ardire è questo...
 Ma! Mi sprona l’amore...
 DON TRITEMIO
                                                Intendo il resto.
 RINALDO
 Dunque signor...
 DON TRITEMIO
                                  Dunque signor mio caro,
 per venire alle corte, io vi dirò...
 RINALDO
105M’accordate la figlia?
 DON TRITEMIO
                                          Signor no.
 RINALDO
 Ma la ragione almeno
 dite perché né men si vuol ch’io speri.
 DON TRITEMIO
 La ragion...
 RINALDO
                        Vuo’ saper...
 DON TRITEMIO
                                                 Sì volontieri.
 
    La mia ragione è questa,
110mi par ragione onesta;
 la figlia mi chiedeste
 e la ragion vorreste.
 La mia ragion sta qui.
 Non posso dir di sì
115perché vuo’ dir di no;
 
    se non vi basta ancora
 un’altra ne dirò.
 Rispondo: «Signor no,
 perché la vuo’ così».
120E son padron di dirlo;
 la mia ragion sta qui.
 
 SCENA IV
 
 RINALDO solo
 
 RINALDO
 Sciocca ragione indegna
 d’anima vil dell’onestà nemica.
 Ma non vuo’ che si dica
125ch’io soffra un tale insulto,
 ch’io debba andar villanamente inulto.
 O sarà mia Lesbina,
 o tu padre inumano
 ti pentirai del tuo costume insano.
 
130   Taci, amor, nel seno mio
 finché parla il giusto sdegno
 o prendete ambi l’impegno
 i miei torti a vendicar.
 
    Fido amante è ver son io;
135ogni duol soffrir saprei
 ma il mio ben non soffrirei
 con viltade abbandonar.
 
 SCENA V
 
 LESBINA e LISETTA, indi DON TRITEMIO
 
 LESBINA
 Deh se mi ami, o Lisetta
 uopo è che tu m’aiuti.
 LISETTA
                                           Io v’offerisco
140quel che so, quel che posso.
 LESBINA
 Va’, corri, ritrova Rinaldo e dille
 che in quest’oggi Tritemio
 mi vuol per sua consorte
 ma io nol voglio e scelgo anzi la morte.
 LISETTA
145Tutto per voi farò, di più m’impegno
 far valere per voi l’arte e l’ingegno.
 LESBINA
 Pensar debbo a me stessa; ai numi il giuro
 non sarò d’altri, se non ho Rinaldo.
 Ecco che vien Tritemio.
 DON TRITEMIO
150Chi è qui?
 LESBINA
                       Non ci vedete?
 Per ora ci son io.
 DON TRITEMIO
                                 Cara Lesbina
 oggi sarai mia sposa;
 è ormai tempo di stare in allegria.
 LESBINA
 Che dite! Voi mio sposo!
 DON TRITEMIO
155Che forze vi dispiace?
 LESBINA
                                           Anzi mi piace...
 ma...
 DON TRITEMIO
             Che ma...
 LESBINA
                                 Non so dir che cosa sia,
 con licenza signor voglio andar via.
 DON TRITEMIO
 Fermatevi un momento.
 (Si vede dal rossor ch’è figlia buona).
 LESBINA
160Eccomi ad ubbidirvi.
 DON TRITEMIO
 Dimmi, mi porti amore?
 LESBINA
 Ah non lascia spiegarmi il mio rossore.
 
    Compatite, signor, s’io non so.
 Son così... Non so far all’amor.
165Una cosa mi sento nel cor
 che col labbro spiegar non si può.
 
    Miratemi qua,
 sapete cos’è...
 Voltatevi in là
170lontano da me.
 
    Voglio partire... Mi sento languire.
 Ah! Col tempo spiegarmi saprò.
 
 SCENA VI
 
 DON TRITEMIO, indi RINALDO, LISETTA e CAPOCCHIO
 
 DON TRITEMIO
 Si vede chiaramente
 che la natura in lei parla innocente.
 LISETTA
175Signor? È un cavaliere
 col notar della villa in compagnia
 che brama riverir vosignoria.
 DON TRITEMIO
 Vengano. Col notaro!
 Qualchedun che bisogna ha di denaro.
 RINALDO
180Compatite signor...
 DON TRITEMIO
                                      La riverisco.
 RINALDO
 Compatite se ardisco
 replicarvi l’incomodo... Temendo
 che non siate di me ben persuaso,
 ho condotto il notaro,
185il qual patente e chiaro
 di me vi mostrerà
 titolo, parentela e facoltà.
 DON TRITEMIO
 (È redicolo invero).
 CAPOCCHIO
                                       Ecco signore
 l’istromento rogato
190d’un ricco marchesato;
 ecco l’albero suo, da cui si vede
 che per retto cammino
 vien l’origine sua dal gran Pipino.
 DON TRITEMIO
 Oh capperi! Che vedo!
195Quest’è una cosa bella in verità.
 RINALDO
 Mostrateli i poderi,
 mostrategli sinceri i fondamenti.
 CAPOCCHIO
 Questi sono istromenti
 di compre, di censi e di livelli,
200questi sono contratti buoni e belli.
 
    Nel Quattrocento
 sei possessioni.
 Nel Cinquecento
 quattro valloni.
205Anno millesimo
 una duchea.
 Milletrentesimo
 una contea.
 Emit etcaetera.
 
210   Case e casoni,
 giurisdizzioni,
 frutti annuali,
 censi e cambiali.
 Sic etcaetera
215cum etcaetera.
 
 SCENA VII
 
 DON TRITEMIO, RINALDO, indi LESBINA
 
 DON TRITEMIO
 La riverisco, etcaetera;
 vada, signor notaro, a farsi etcaetera.
 RINALDO
 Di Lesbina mi crede dunque degno?
 DON TRITEMIO
 Degnissimo;
220se vi vorrà Lesbina, io son contento.
 RINALDO
 Io vi prendo in parola.
 DON TRITEMIO
 Ben chiamerò la figliola. Ehi Lesbina?
 LESBINA
 Eccomi, che comanda?
 DON TRITEMIO
 Sentimi, quel signore
225ti vorebbe per sposa, tu che dici?
 LESBINA
 Tra le donne felici
 la più lieta sarò, padre amoroso,
 se Rinaldo, che adoro, avrò per sposo.
 DON TRITEMIO
 Oh! Che parlare è questo?
 RINALDO
230Udiste? A richiamar vado il notaro.
 DON TRITEMIO
 No no, lei non s’incomodi. Ingrata
 e tu così rispondi?
 LESBINA
 Senta... Io per me...
 DON TRITEMIO
                                       Non voglio più sentire.
 Oggi vuo’ la tua man, s’ha da finire.
 LESBINA
 
235   E voi vi contentate
 vedermi sì languire;
 né può questo mio pianto
 per muovervi a pietà.
 
 DON TRITEMIO
 
    Qual rospo alle sassate
240tu mi vedrai indurire;
 vi vuol altro che pianto
 per muovermi a pietà.
 
 LESBINA
 
    Ah cielo e che tormento!
 Oimè, il core, oimè!
245Io già ne vengo men.
 
 DON TRITEMIO
 
    Intenerir mi sento
 oimè... il core... oimè!
 Il pianto già mi vien.
 
 A DUE
 
    Ma no, risoluzzione.
 
 LESBINA
 
250Per farvi sazzio appieno,
 or ora da un balcone
 io giù mi butterò.
 
 DON TRITEMIO
 
    Alla buonora. Buttati.
 
 LESBINA
 
 A un pozzo d’acqua pieno
255ad affogarmi andrò.
 
 DON TRITEMIO
 
    Su buon viaggio; affogati.
 
 LESBINA
 
 Colle mie mani proprie
 sì che mi scannerò.
 
 DON TRITEMIO
 
    Tu te ne vai in chiacchiere;
260fa’ presto, presto, scannati.
 
 LESBINA
 
 Ma questa è un’empietà.
 
 DON TRITEMIO
 
 Per te finita è già.
 
 Fine dell’atto primo
 
 
 ATTO SECONDO
 
 
 SCENA PRIMA
 
 LESBINA e RINALDO
 
 LESBINA
 Deh se mi amate, o caro,
 ite lontan da queste soglie. Oh dio!
265Temo che ci sorprenda il tutor mio.
 RINALDO
 Il suo rigor troppo vi vuole oppressa.
 Deh! Pensate a voi stessa.
 LESBINA
 Se il mio cor vi dono, per or vi basti.
 RINALDO
 Gradisco il vostro cor ma della mano...
 LESBINA
270Non più; spero in breve esser tua consorte
 e conseguire alfin sì bella sorte.
 
    Perdon ti chiedo o caro
 del troppo mio rigor.
 
    Il tuo rival Tritemio
275fu causa del timor.
 
    L’idolo mio tu sei,
 tuo sol è questo cor.
 
    E se talora fingo,
 non dubitar di me,
280che in premio di tua fé
 spero godrai un dì
 i frutti dell’amor.
 
    Di renderti contento
 fu solo il mio pensier
285e del tuo fier tormento
 perdon ti chiede il cor.
 
    Di tutti i veri amanti
 gl’ardori insieme uniti
 no che non son bastanti
290a trapassar la fiamma
 che per te solo o caro
 racchiudo nel mio cor.
 
 SCENA II
 
 RINALDO, indi LISETTA
 
 RINALDO
 Oh che contento è il mio,
 or che della sua man certo son io.
 LISETTA
295Ritiratevi presto, mio signore.
 RINALDO
 Perché! Che v’è di nuovo?
 LISETTA
 Or verrà il notaro.
 RINALDO
                                    Ed a che fare?
 LISETTA
 Il padrone l’ha mandato a chiamare
 perché vuole adrittura
300fra lui e Lesbina fare una scrittura.
 RINALDO
 A tempo m’avvisasti.
 LISETTA
                                         E perché?
 RINALDO
 Prevenirò il notaro
 per ingannar costui senza riparo.
 
    Sì che felice il core
305spera goder la calma
 e pace allor quest’alma
 sempre godrà con sé.
 
    Quando si trova amore
 alla costanza unito,
310ogni piacer gradito
 prova chi serba fé.
 
 SCENA III
 
 LISETTA, indi LESBINA e TRITEMIO
 
 LISETTA
 Povero innamorato!
 Affé lo compatisco.
 Ecco il padron che viene, andiamo via. (Parte)
 DON TRITEMIO
315Senti Lesbina mia; se voi pensate
 alla vostra fortuna, al vostro bene,
 sciegliere un uom posato vi conviene.
 LESBINA
 È questo il genio mio.
 DON TRITEMIO
 Dunque oggi sarà fatto
320delli nostri sponsali un buon contratto.
 LESBINA
 Ma dite un poco...
 DON TRITEMIO
                                    Che?
 LESBINA
                                                Voi siete vecchio.
 DON TRITEMIO
 Che dite!
 Di voi mi maraviglio!
 Vecchio! E se ancor il fussi,
325amor mi fa rinascere.
 Egli è padre di tutti,
 dona forza e vigore,
 ogni cosa si muove per amore.
 
    Quando gli augelli cantano,
330amor gli fa cantar.
 E quando i pesci guizzano,
 amor gli fa guizzar.
 
    La pecora, la tortora,
 la passera, la lodola
335amor fa giubilar.
 
 SCENA IV
 
 LESBINA sola
 
 LESBINA
 Egli è ben sciocco e pazzo, se ciò crede;
 non l’intendo né mai l’intenderò,
 perché Rinaldo fedel sempre amerò.
 
    Ah! Se in ciel benigne stelle
340la pietà non è smarrita,
 o toglietemi la vita
 o lasciatemi il mio ben.
 
 SCENA V
 
 DON TRITEMIO, CAPOCCHIO e detta, indi RINALDO
 
 DON TRITEMIO
 Lesbina ecco il notaro.
 LESBINA
                                           (Oh dio che pena!)
 CAPOCCHIO
 Che cosa s’ha da fare?
 DON TRITEMIO
345Del nostro matrimonio una scrittura.
 LESBINA
 Le mie carte dotali dove sono?
 DON TRITEMIO
 Nel scrigno mio serrate,
 a prenderle or vado. (Parte)
 LESBINA
 Se ingannarlo potrò, sarò contenta.
 RINALDO
350Eccomi qua Lesbina.
 LESBINA
 A tempo pur giungesti.
 RINALDO
 A noi signor notaro, cominciate.
 CAPOCCHIO
 Subito ma il regalo preparate.
 
    In questo giorno etcaetera,
355dell’anno mille etcaetera,
 promettono, si sposano...
 I nomi quali son?
 
 LESBINA
 
 I nomi sono questi...
 Oimè! Viene il tutore,
360andate presto là. (Rinaldo si ritira)
 
 DON TRITEMIO
 Ehi Lesbina.
 LESBINA
                           Signore?
 DON TRITEMIO
 Le carte non ritrovo,
 sai tu dov’elle sono?
 LESBINA
                                       No certamente.
 DON TRITEMIO
 Tornerò a ricercarle immantinente;
365aspettate un momento sior notaro.
 LESBINA
 Intanto lo faccio principiare; io detto
 e lui scrive.
 DON TRITEMIO
                        Benissimo. (Si ritira)
 LESBINA
 Presto, signor notaro, seguitate.
 RINALDO
 Terminiamo l’affar.
 CAPOCCHIO
                                       Scrivo, dettate.
 
370   In questo giorno etcaetera,
 dell’anno mille etcaetera,
 promettono, si sposano...
 I nomi quali son?
 
 LESBINA
 
 I nomi son questi:
375Lesbina con Rinaldo
 de’ conti di Pancaldo.
 
 RINALDO
 
 Uniti ambi saranno
 in questo giorno ed anno.
 
 CAPOCCHIO
 
 La dote qual sarà?
 
 RINALDO
 
380   La dote di Lesbina
 son centomila scudi.
 
 CAPOCCHIO
 
 Lesbina mille scudi
 pro dote cum etcaetera.
 Lesbina che darà?
 
 LESBINA
 
385Scrivete; di Lesbina
 la dote eccola qua;
 
    due mani ben leste
 che tutto san far.
 
 RINALDO
 
 Scrivete; duemila
390si puol calcolar.
 
 LESBINA
 
    Un occhio modesto
 un animo onesto.
 
 RINALDO
 
 Scrivete; seimila
 gli voglio apprezzar.
 
 LESBINA
 
395   Scrivete. Una lingua
 che sa ben parlar.
 
 RINALDO
 
 Fermate; levate.
 Tremila per questo
 ne voglio levar.
 
 CAPOCCHIO
 
400   Duemila, seimila,
 battuti tremila
 faran cinquemila.
 Ma dite di che?
 
 LESBINA, RINALDO A DUE
 
 D’affetti, contenti,
405diletti per me.
 
 A TRE
 
    Ciascuno lo vede,
 ciascuno lo crede
 che dote di questa
 più bella non v’è.
 
 DON TRITEMIO
 
410   Corpo di satanasso!
 Cieli! Son disperato.
 Ah! M’hanno assassinato,
 arde di sdegno il cor.
 
 LESBINA, RINALDO A DUE
 
    Il contratto è bello e fatto.
 
 CAPOCCHIO
 
415Senta, senta, mio signor.
 
 DON TRITEMIO
 
    Perfida donna, ingrata!
 Dov’è la fé giurata?
 Empio Rinaldo, indegno,
 perfido traditor!
 
 CAPOCCHIO
 
420   Senta, senta, mio signor.
 
 DON TRITEMIO
 
 Sospendete... Sospendete...
 Me l’ha fatta il traditor.
 
 CAPOCCHIO
 
    Cosa dice?
 
 DON TRITEMIO
 
                          Non lo so.
 
 LESBINA, RINALDO A DUE
 
 Sottoscriva?
 
 DON TRITEMIO
 
                          Signor no.
 
 A QUATTRO
 
425   Oh! che caso, oh! che aventura!
 
 DON TRITEMIO
 
 Si sospenda la scrittura,
 che da poi si finirà.
 
 LESBINA, RINALDO, CAPOCCHIO
 
    Il tutore è già restato
 freddo, freddo e sconsolato;
430e il mio core dal piacere
 sento in petto giubilar.
 
 DON TRITEMIO
 
    Me meschino! Son restato
 freddo, freddo e sconsolato;
 e il mio core dal dolore
435sento in petto palpitar.
 
 Fine dell’atto secondo
 
 
 ATTO TERZO
 
 
 SCENA PRIMA
 
 DON TRITEMIO e RINALDO
 
 DON TRITEMIO
 Canaglia maledetta
 me la fanno sugl’occhi.
 Quella sfacciata...
 RINALDO
                                   Lei vuol maritarsi
 con chi gli pare e piace.
 DON TRITEMIO
440Sì eh...
 RINALDO
                Certo che sì. E se credete
 di farla a voi soggetta, v’ingannate.
 DON TRITEMIO
 Si dovrà legare con chi vogl’io
 e quel signor notaro...
 RINALDO
 Taci stolto che sei.
 DON TRITEMIO
445Che petulanza è questa?
 RINALDO
 Ciò che possiede è dota di sua nonna
 e dar la vuole a chi gli pare e piace.
 DON TRITEMIO
 Testamentario esecutor son io,
 concludo che a mio modo si sposerà
450o fuor di casa mia se n’anderà.
 RINALDO
 Di questo poi si parlerà; per ora
 pensi a darle la dote che gli aspetta.
 DON TRITEMIO
 Questo non sarà mai.
 RINALDO
 E ben or lo vedremo,
455già tengo nelle mani
 tutte le sue scritture.
 DON TRITEMIO
 Questo ancora di più! A brani il petto
 lacerarti vorrei
 sola cagion di tutti i mali miei.
 RINALDO
460Di’ pure ciò che vuoi, nulla pavento
 ed ho cuor d’incontrar ogni cimento.
 
    Guerrier che valoroso
 nell’assalir si veda
 quand’ha in poter la preda
465perderla non potrà.
 
    Pianti, fatiche e pene
 mi costa l’idol mio
 e il fato crudo e rio
 tormela non potrà. (Parte)
 
 SCENA II
 
 DON TRITEMIO, indi LISETTA
 
 DON TRITEMIO
470Poffar del nero mar! Non mi do pace.
 Ma la via vo’ trovare
 per la barca a me stesso rivoltare.
 Lisetta dove sei?
 LISETTA
 Eccomi a voi signor, che m’imponete?
 DON TRITEMIO
475Va’ presto dal dottore
 e fa’ che qui ne venga prestamente.
 LISETTA
 Ed a che serve mai?
 DON TRITEMIO
 Per gastigar costoro;
 fa’ presto, sbrigati.
 LISETTA
                                     Pronta men vado.
480(Voglio avisar del tutto la padrona).
 DON TRITEMIO
 Sentimi ben; per via
 nulla di ciò parlar né pure in casa.
 LISETTA
 A chi volete ch’io di ciò parli?
 DON TRITEMIO
 Basta, sollecita, ch’io qui t’attendo
485e se il dottore viene
 ad avvertirmi corri.
 LISETTA
 Lasciate a me la cura
 e togliete dal cor ogni paura.
 
    Lasciate oprare a me
490padrone caro e bello
 che in questo mio cervello
 giudizio assai ci sta.
 
    So far l’innocentina,
 so far la boriosa,
495voi mi sapete già.
 
 SCENA III
 
 DON TRITEMIO solo
 
 DON TRITEMIO
 La notte già s’avanza. Mi tormenta
 la rabbia, la paura e ’l sonno ancora.
 Che s’ha da far? Pazienza; almen cantiamo
 finché viene il dottore
500e la rabbia ed il sonno distogliamo. (Siede)
 
    Di sotto un arboscello,
 con la sua pastorella
 giaceva il pastorello.
 Quello diceva a quella:
505«Oh dio come sei bella».
 Quella diceva a quello:
 «Mio car tu sei più bello».
 No no, la pastorella,
 sì sì, il pastorello
510comincia a litigar. (Dorme)
 
 SCENA IV
 
 LESBINA da uomo, RINALDO con gente armata e detto che dorme
 
 LESBINA
 
    Nel sfidar quel traditore,
 la fierezza nel mio core
 forza accresce al mio valor.
 
 Amici ecco l’indegno; di qui dentro
515rapir dovrassi e voglio...
 DON TRITEMIO
 Oh chi va là! Signor dottor ben venga.
 RINALDO
 Taci?
 DON TRITEMIO
              Non parlo.
 LESBINA
                                    Al primo
 accenno tu sei morto.
 DON TRITEMIO
 Non rifiato né men. (Or non la scappo).
520Lisetta?
 RINALDO
                  Zitto.
 DON TRITEMIO
                               Signorsì.
 RINALDO
                                                  Si porti
 là dentro e si rinchiuda
 in quel basso terren; avete inteso?
 DON TRITEMIO
 Garbato signor...
 LESBINA
                                  Taci.
 DON TRITEMIO
 Gnorsì, non parlo più. (Lisetta è morta).
 RINALDO
525Or cammina?
 DON TRITEMIO
                             Cammino.
 Però... Veda... Cammino sì signore.
 (È stato ucciso ancora il sior dottore).
 LESBINA
 Parti?
 DON TRITEMIO
               Parto. Vi sia raccomandata