Il filosofo di campagna, libretto, Venezia, Fenzo, 1754

465Ma chi troppo pretende e xe ustinà
 lo mandemo ben ben de là da Stra.
 Donca penseghe ben,
 o amarla in compagnia, se la ve preme,
 o andarve a far squartar tutti do insieme.
 PARPAGNACCO
470(Il dilemma va stretto).
 IL CONTE
 (Non v’è la via di mezzo).
 PARPAGNACCO
 (O star cheto o lasciarla).
 IL CONTE
 (O soffrire un compagno o non amarla).
 MADAMA
 (Son due pazzi a consiglio).
 PARPAGNACCO
475(Che faccio?)
 IL CONTE
                            (A che m’appiglio?)
 PARPAGNACCO
 Conte.
 IL CONTE
                Marchese.
 PARPAGNACCO
                                     Che facciamo noi?
 IL CONTE
 Cosa pensate voi?
 PARPAGNACCO
 Penso che si può amare in compagnia.
 IL CONTE
 Penso al diavol mandar la gelosia.
 MADAMA
480(Eccoli già cangiati.
 Affé ci son cascati).
 PARPAGNACCO
 Andate da madama.
 IL CONTE
 E ditele in mio nome...
 PARPAGNACCO
 Che d’amarla con altri io mi contento.
 IL CONTE
485Pur che non lasci me, n’ami anche cento.
 MADAMA
 Bravi, cusì me piaxe,
 star da boni compagni. Za la donna
 gh’ha el cuor come i meloni,
 una fetta per un contenta tutti.
490Cari i mi cari putti,
 chi crede d’esser solo se ne mente,
 che le donne d’un sol no xe contente.
 PARPAGNACCO
 Dunque andiam da madama.
 MADAMA
 No no, aspettela qua,
495che za la vegnirà. Lassé che vaga
 mi dalla mia parona
 a portarghe sta niova cusì bona.
 
    Sieu tanto benedetti
 o cari sti gobetti.
500Staremo allegramente
 in pase tra de nu.
 
    Caro quel muso,
 caro colù!
 
    Via che la vaga
505de chi è sti mondi,
 tutti i xe nostri,
 tutto è per nu.
 
    Caro quel gobbo,
 caro colù!
 
510   Mi za son donna Betta
 che gh’ha la lengua schietta.
 Se vu saré zelosi,
 redicoli saré.
 
    E chi è zelosi...
515Za m’intendé... (Parte)
 
 PARPAGNACCO
 Dunque sarem d’accordo,
 dunque andaremo insieme
 alla conversazion?
 IL CONTE
                                    Sì, non mi preme.
 Venite da madama,
520venga il terzo ed il quarto ed anco il quinto,
 so che il merito mio sarà distinto.
 PARPAGNACCO
 Sapete, signor conte,
 perché una tal risposta
 diedi alla cameriera?
525Perché la mia maniera,
 il mio garbo, il mio tratto
 darà a voi, darà a tutti scaccomatto.
 IL CONTE
 Veramente voi siete un bel Narciso.
 PARPAGNACCO
 Oh che leggiadro viso!
530Che grazia avete voi!
 Lo giuro da marchese,
 siete una figurina alla chinese.
 
    Se vi guardo ben bene nel volto,
 voi mi fate di risa crepar.
535Quel visino così disinvolto
 è una cosa che fa innamorar.
 Che ti venga la rabbia nel dorso;
 guarda l’orso, mi vuole graffiar.
 
    Pretension veramente da pazzo,
540con quel grugno voler far l’amor.
 Zitto, zitto; non tanto schiamazzo,
 che madama vi vuole sposar.
 O che matto che sei da ligar.
 
 IL CONTE
 Cotanta impertinenza
545io soffrire non voglio.
 PARPAGNACCO
                                          Siate buono.
 Che, s’io caccio la spada,
 griderete pietà, soccorso invano.
 IL CONTE
 Misero voi, s’io torno a metter mano.
 PARPAGNACCO
 Ma vien madama.
 IL CONTE
                                    Non ci vegga irati.
 PARPAGNACCO
550Lo sdegno sospendiam.
 IL CONTE
                                             Cessino l’onte.
 PARPAGNACCO
 V’abbraccio, amico.
 IL CONTE
                                       Ed io vi bacio in fronte. (Viene madama servita da Macacco)
 MADAMA
 Bravi, così mi piace.
 Amici in buona pace.
 PARPAGNACCO
 Madama, son per voi.
 IL CONTE
555Son qui, son tutto vostro.
 MADAMA
 Aggradisco d’ognun le grazie sue;
 ma vi voglio d’accordo tutti due.
 PARPAGNACCO
 Io per me son contento.
 IL CONTE
 Di farlo io non mi pento.
 MACACCO
560Ed io non sche... sche... scherzo,
 se se se siete due, fa... farò il terzo.
 MADAMA
 Caro il mio Parpagnacco,
 contin grazioso, amabile Macacco,
 venite tutti tre,
565che male già non v’è.
 Mentre c’insegna l’odierna moda
 che il galantuom lasci goder e goda.
 PARPAGNACCO
 Io per vostro riguardo il tutto accordo.
 IL CONTE
 Io sarò, se il volete, e cieco e sordo.
 MACACCO
570Ed io per per fa... fa... farvi piacere
 vi farò da ca... ca... ca... candeliere.
 MADAMA
 Andiamo dunque uniti
 a cantare e a ballare
 e per divertimento
575venga ognuno a suonar qualche instromento. (Parte)
 PARPAGNACCO
 Sì, vengo e suonerò
 con madama gentil quanto potrò. (Parte)
 IL CONTE
 Corpo di Bacco, anch’io
 voglio suonar coll’istrumento mio. (Parte)
 MACACCO
580Ed io pur che che che non son merlotto
 voglio suo... suo... suonar il ciffolotto. (Parte. Esce Parpagnacco colla chitarra)
 
 PARPAGNACCO
 
    Oh bella cosa ch’è
 l’amar e non temer!
 Che amabile goder
585in buona società! (Il conte col violoncello al collo)
 
 IL CONTE
 
    Che bell’amar così
 senza tormento al cor!
 Oh che felice amor,
 che gusto ognor mi dà. (Esce Macacco con un flauto)
 
 MACACCO
 
590   Ca... ca... ca... caro amor,
 be... bella libertà!
 Do... donne di bon cor
 fa... fate carità. (Esce madama con un cembalo)
 
 MADAMA
 
    Chi vuol amar con me
595content’ognor sarà;
 ma pensi ognun per sé,
 ch’io voglio libertà.
 
 A QUATTRO
 
    Viva l’amore, viva il bon core,
 viva l’amarsi con libertà.
 
 PARPAGNACCO
 
600   Senti, senti il chitarrino,
 dice: «Evviva il dio bambino».
 
 IL CONTE
 
 Senti, senti il violoncello,
 dice: «Evviva il viso bello».
 
 MACACCO
 
 Se... se... senti il cifoletto,
605dice: «E viva  un bel visetto».
 
 MADAMA
 
 Ed il cembal, senti senti,
 dice: «Evviva i tre contenti».
 
 A QUATTRO
 
    Viva, viva l’allegria,
 bell’amar in compagnia.
610Che piacere al cor mi dà
 questa cara libertà.
 
 Fine dell’intermezzo
 
 
 
 I TRE GOBBI
 
 
    Intermezzi per musica da rappresentarsi nel Real teatro di Potsdam per ordine di sua maestà.
    In Berlino, appresso Haude e Spener, 1754.
 
 
 ATTORI
 
 1. MADAMA VEZZOSA
 2. BARON MACACCO
 3. CONTE BELLAVITA
 4. MARCHESE PARPAGNACCO
 UN SERVO che non parla
 
 
 INTERMEZZO PRIMO
 
 Camera con due porte.
 
 Madama VEZZOSA, poi PARPAGNACCO
 
 MADAMA
 
    Fin che son fresca,
 fin che son bella,
 amor martella
 e fa ti ti,
5amor ribatte
 e fa tu tu.
 
    Ma se s’increspa
 un dì la pelle,
 o donne belle,
10non lo fa più.
 
 Per tutte le botteghe
 so che di me si parla,
 per le vie, per le piazze e per le case;
 in ogn’angolo alfin della città
15non si fa che parlar di mia beltà.
 Io però non son pazza;
 non mi fo vagheggiar per ambizione,
 non cerco cicisbei belli e graziosi
 ma ricchi, di buon core e generosi.
20So che la gioventù passa e non dura,
 onde chi non procura
 per tempo stabilir la sua fortuna
 arriva alla vecchiezza
 ed allora può dirsi: «Addio bellezza!» (Un servo gli porta un’imbasciata)
25Come? Chi? Il marchese Parpagnacco?
 Venga, venga, è padrone.
 Costui fa il signorone,
 benché nato villan, ma non importa;
 in oggi, chi ha denaro in quantità
30porta nel suo taschin la nobiltà.
 PARPAGNACCO
 Riverente m’inchino
 a quella bella grazia
 che di farmi languir non è mai sazia.
 MADAMA
 Io faccio riverenza
35a quei vezzosi rai
 che di farmi penar non cessan mai.
 PARPAGNACCO
 Ah madama Vezzosa,
 siete molto graziosa!
 MADAMA
 Ah Parpagnacco mio,
40siete tutto bellezza e tutto brio.
 PARPAGNACCO
 Non dico per lodarmi
 ma dacché son marchese
 faccio maravigliar tutto il paese.
 Quand’ero alla montagna
45d’essere mi pareva un contadino,
 ora d’esser mi pare un ballarino.
 MADAMA
 Certo che un uomo siete
 veramente ben fatto.
 V’è un certo non so che dietro la schiena;
50ma è una cosa da niente e non dà pena.
 PARPAGNACCO
 Sì, vi dirò il perché, come ricolma
 di pesanti pensieri ho la mia mente,
 par che il dorso s’incurvi e non è niente.
 MADAMA
 Niente, niente signor, lo dico anch’io,
55anzi grazia gli dà quel monticello;
 e poi chi ha del denaro è sempre bello.
 PARPAGNACCO
 Denar? Voi lo sapete,
 feudi, ville, campagne,
 palazzi, servitù, sedie e carrozze,
60ori, argenti, diamanti e ricche spoglie
 non mi mancano mai. Voi lo sapete,
 io possiedo un tesoro.
 MADAMA
 (Certamente ha costui la gobba d’oro).
 PARPAGNACCO
 Una cosa mi manca.
 MADAMA
                                        E cosa mai?
65Lei ha feudi e campagne,
 palazzi, servitù, sedie e carrozze,
 ori, argenti, diamanti e ricche spoglie.
 PARPAGNACCO
 Mi manca... lo dirò... una bella moglie.
 MADAMA
 Ritrovarla conviene; una tal donna
70sarà ben fortunata.
 Se la trovi signore!
 PARPAGNACCO
                                     Io l’ho trovata.
 MADAMA
 E chi è mai? E chi è mai? Sarà sicuro
 giovane, come è lei, graziosa e bella.
 PARPAGNACCO
 Lo volete saper? Voi siete quella.
 MADAMA
75Io? Da vero? Lo credo? O me felice!
 O che sorte! O che grazia, o che contento,
 quas’impazzir dall’allegria mi sento.
 (Se mi credi, minchion, la sbagli affé.
 Voglio i denari tuoi, non voglio te).
 PARPAGNACCO
80Questa vostra allegrezza
 m’empie il cor di dolcezza;
 sudo, smanio e deliro;
 rido per il contento e poi sospiro.
 
    Quegli occhietti belli belli
85m’hanno fatto innamorar;
 quei labretti cari cari
 mi potrebbero consolar.
 Quel che vedo e che non vedo
 mi fa sempre sospirar.
 
90   Occhi vezzosi,
 labri amorosi,
 via non mi fate
 più delirar.
 
    Di penar son ormai stracco,
95del mio mal chiedo pietà.
 Il marchese Parpagnacco
 di madama ognor sarà.
 
    Sì vezzosetta,
 cara, caretta,
100non saprei... non vorrei...
 che m’avesse ad ingannar.
 
 MADAMA
 Io ingannarvi, signor? Mi maraviglio,
 in casa mia non vien nessun al mondo;
 io non sono di quelle... Eh faccia grazia,
105dove ha comprato mai quel bel diamante,
 spiritoso e brillante?
 Certamente è un incanto.
 PARPAGNACCO
 Le piace?
 MADAMA
                     Signorsì, mi piace tanto.
 PARPAGNACCO
 Padrona.
 MADAMA
                    Mi maraviglio.
 PARPAGNACCO
                                                 Eh via.
 MADAMA
                                                                 No certo.
 PARPAGNACCO
110Mi fa torto.
 MADAMA
                        Ma poi... Non vo’, non vo’.
 PARPAGNACCO
 Eh lo prenda...
 MADAMA
                              Via, via lo prenderò...
 PARPAGNACCO
 Dunque, mia cara sposa... (Torna il servo con un’altra imbasciata)
 MADAMA
                                                   Con licenza.
 (Il barone Macacco
 mi viene a visitar, non so che dire,
115farlo indietro tornar non è creanza,
 venga pur ch’io l’attendo in questa stanza).
 O gioia mia diletta!
 (Son imbrogliata assai). Vien mio fratello,
 uomo senza cervello e assai manesco,
120se vi vede con me, voi state fresco.
 PARPAGNACCO
 Dunque che deggio far?
 MADAMA
                                              Io vi consiglio,
 per fuggir il periglio,
 nascondervi colà.
 PARPAGNACCO
                                  Poi se mi trova!
 MADAMA
 Lasciate far a me,
125difendervi prometto.
 PARPAGNACCO
 Che mi spiani la gobba io già m’aspetto. (Parte)
 MADAMA
 Vi vuol un po’ d’ingegno
 a far l’amor con questo e con quell’altro
 e vi vuol pronto labro ed occhio scaltro.
 MACACCO
130Ma... ma... ma... madama (Viene Macacco)
 vi chie... chiedo perdono.
 MADAMA
 Del barone Macacco io serva sono.
 MACACCO
 Cosa fa... fa... fate?
 MADAMA
                                     Io sto be... bene.
 MACACCO
 Non mi co... co... corbellate.
 MADAMA
135Pensi lei; signorsì,
 parl’anch’io qualche volta così.
 MACACCO
 Io sono inna... na... namorato
 di voi, mia be... be... bella,
 viver non po... po... posso
140senza chia... chiamare aita
 da voi che che che siete la mia vita.
 MADAMA
 (Che ti venga la rabbia.
 O che bella figura!
 Questo può dirsi un mostro di natura).
 MACACCO
145Le raga... ga... ga... gazze
 mi co... co... corron dietro,
 vorrian che fo... fo... fo... folemente
 le amassi ma non fa... fa... fa... fanno niente.
 MADAMA
 Caro signor Macacco,
150quando lei fosse sposo,
 sarebbe poi geloso?
 MACACCO
                                       Pe... pen... pensate,
 vorrei che la mia sposa
 fosse co... co... corteggiata
 e spi... pi... pi... spiritosa chia... chiamata.
 MADAMA
155Non vi saria pericolo
 che gli facesse torto,
 poiché più bel di lei
 che si trovi nel mondo io non saprei.
 MACACCO
 Io sono ben fa... fa... fatto,
160son be... be... bello in conclusione.
 MADAMA
 (Che faccia di ca... ca... ca... castrone).
 MACACCO
 
    Se... sento madama be... bella
 per le... le... lei in me... mezzo al core
 d’amo... more la ta... tarantella,
165m’ha m’ha fatto un pi... pizzicore
 che mi fa salticchiar.
 
    Per voi son qual na... navicella,
 no, qual fio... fiore in mezzo al pra... pra... prato.
 Meglio assai! Qual tortore... re... re... rella.
170No, qual fiume ch’è sboca... ca... cato.
 
    Ah non trovo un pararello
 per esprimere il fragello
 che di me fa il dio d’amo... mor. (Torna il servo)
 
 MADAMA
 Mi permette?
 MACACCO
                             Sì signora sì.
 MADAMA
175(O questa è bella affé.
 Se quest’altro sen vien, saranno tre.
 Sì sì venga ancor lui,
 suggezion non mi prendo di costui).
 Già che non è geloso,
180caro signor barone,
 con buona permissione,
 un altro cavalier vuol visitarmi,
 onde la prego in libertà lasciarmi.
 MACACCO
 Fa... fa... fa... fate pure;
185so anch’i... ch’i... ch’io l’usanza,
 mi mi riti... tiro in questa stanza. (Parte)
 MADAMA
 Questo sarebbe il caso
 per una cui piacesse
 di vivere al gran mondo.
190Ha la vita piegata e il capo tondo. (Viene il conte Bellavita)
 CONTE
 Al volto porporino
 di madama Vezzosa umil m’inchino.
 MADAMA
 Io delle grazie sue resto stordita
 e riverisco il conte Bellavita.
 CONTE
195Di me non vi dolete,
 se tardi mi vedete.
 Sono stato sinor da certe dame,
 che vogliono ballar con fondamento,
 a insegnarle di vita il portamento.
 MADAMA
200Già si sa, già si vede,
 la sua vita ben fatta è cosa rara,
 grazie, vezzi da lei ciascuno impara.
 CONTE
 Veda, signora mia,
 osservi in cortesia
205questi due monticelli,
 ch’io tengo uno per parte,
 son fatti con tal arte
 che uno coll’altro in equilibrio accorda
 che sembro appunto un ballarin da corda.
 MADAMA
210Non si stia a faticare,
 sempre meno dirà di quel che pare;
 ma, se tanto è grazioso,
 sarà ancor generoso?
 CONTE
                                         E cos’importa!
 Dov’è grazia e beltà,
215non si ricerca generosità.
 MADAMA
 Signor, lei mi perdoni, in questo sbaglia.
 Un amante, ancorché grazioso,
 quando si mostra avaro,
 alla donna non può esser mai caro.
 
220   Voi di bellezza siete un incanto,
 di pulitezza siete un portento
 ma per commover le nostre viscere
 l’oro e l’argento ci vuole affé.
 
 CONTE
 Dunque con i miei vezzi
225io non posso da voi sperar affetto?
 MADAMA
 Per me, vi parlo schietto,
 se mi volete innamorar da buono,
 fate che dell’argento io senta il suono.
 CONTE
 Sarà dunque un amore interessato.
 MADAMA
230Sarà l’amor che dalle donne è usato.
 CONTE
 
    Donne belle che pigliate
 io già mai vi crederò,
 via piangete, via pregate,
 io di voi mi riderò.
 
235   «Io vi voglio tanto bene»;
 maledette non vi credo.
 «Per voi caro vivo in pene».
 Galeotte vi conosco.
 «Ahi che moro, mio tesoro,
240quant’affetto, mio diletto».
 Galeotte disgraziate
 io di voi mi riderò.
 
 Parmi di sentir gente.
 MADAMA
                                           Ah dite piano,
 poiché tengo un germano
245ch’è più tosto cervello stravagante;
 se ci sente, vorrà far l’arrogante.
 CONTE
 Tiriamoci più in qua, torniamo un poco
 al discorso di prima.
 Per esempio, volendo
250darvi un segno d’amor, quest’orologio,
 dite, saria opportuno?
 MADAMA
 Ah sì ne ho perso uno
 simile appunto a quello.
 CONTE
 Guardate con che grazia io vel presento.
 MADAMA
255O che grazia gentil! Siete un portento.
 CONTE
 Mi vorrete poi bene?
 MADAMA
                                         Uh tanto, tanto.
 CONTE
 Vi piace il volto mio?
 MADAMA
                                         Siete un incanto.
 CONTE
 
    Vezzosa gradita,
 mio dolce tesoro!
 
 MADAMA