Il mondo della luna, libretto, Vercelli, Panialis, 1752

 e soggiogarle si procura invano.
 AURORA
555(Procurerò con l’arte
 il dominio ottenere).
 CINTIA
                                         (A lor dispetto
 il regno occuperò).
 TULIA
                                     (Con l’arte usata,
 senza mostrar orgoglio,
 giungerò forse ad occupar il soglio).
560Or si sciolga il consiglio.
 Vada ciascuna a essercitar l’impero
 sopra i vassalli suoi
 e libero il regnar resti fra noi.
 CORO
 
    Libertà, libertà;
565cara, cara libertà.
 Bel piacere, bel godere
 che contento al cor mi dà.
 
    Libertà, libertà;
 cara, cara libertà. (Tutte partano fuorché Tulia)
 
 SCENA II
 
 TULIA sola
 
 TULIA
570Com’è possibil mai
 che possiamo regnar noi donne unite,
 se la pace voltar ci suole il tergo
 quando siamo due donne in un albergo?
 
    Fra tutti gli affetti
575d’amore e di sdegno,
 l’affetto del regno
 prevale nel cuore;
 la brama d’onore
 frenar non si può.
 
580   Avere soggetti
 quegl’uomini alteri,
 che soglion severi
 le donne trattar,
 diletto bramar
585maggiore non so.
 
 SCENA III
 
 Giardino delizioso alla riva del mare, il quale formando un seno nel lido offre comodo sbarco ai piccoli legni.
 
 RINALDINO, poi GIACINTINO, poi GRAZIOSINO
 
 RINALDINO
 
    Queste rose porporine
 ch’ho raccolte pel mio bene
 sono tutte senza spine,
 come senz’amare pene
590è l’affetto ch’ho nel sen.
 
 GIACINTO
 
    Questo vago gelsomino
 che al mio ben io reco in dono
 candidetto com’io sono,
 semplicetto, tenerino,
595s’assomiglia al mio bel cor.
 
 GRAZIOSINO
 
    Questo caro tulipano
 vuo’ donarlo alla mia bella;
 qualche cosa ancora ella
 forse un dì mi donerà.
 
 A TRE
 
600   Vaghi fiori, dolci amori,
 bella mia felicità.
 
 SCENA IV
 
 Vedesi dal mare accostarsi una barca ripiena d’uomini.
 
 RINALDINO
 Osservate, compagni, ecco un naviglio
 che verso noi s’avvanza.
 Mirate sulla prora i naviganti
605volontari venir schiavi ed amanti.
 GIACINTO
 Il regno delle donne
 è circondato dalla calamita
 che l’uomo di lontan tira ed invita.
 GRAZIOSINO
 E questa calamita
610non è già una opinione
 ma ogni donna ne tien la sua porzione.
 A TRE
 
    A terra, a terra,
 qui non vi è guerra
 ma sempre pace
615goder si può. (Dalla barca si ode un concerto d’oboè e corni da caccia, mentre approdano i naviganti e gettano il ponte per scendere)
 
 SCENA V
 
 AURORA, CINTIA e le donne tutte armate di strali ed aste corrono alla riva per arrestare i naviganti. Nell’uscire di dette donne s’ode dall’orchestra il suono di timpani e trombe che fa tacere il concerto della barca
 
 CINTIA
 Olà, voi che venite
 a questi del piacer lidi felici,
 dite, venite amici ovver nemici?
 FERRAMONTE
 Amici, amici siamo. (Dalla prora della barca)
620Da voi, belle, veniamo
 a domandar favori,
 a servire e goder de’ vostri amori.
 CINTIA
 Quand’è così, scendete;
 e voi donne arrestateli
625e senza discrezione imprigionateli. (Sbarcano Ferramonte e tutti gli naviganti; e frattanto si suona alternativamente nella barca e nella orchestra)
 AURORA
 (Più che s’accresce il regno,
 più in me cresce il desio di regnar sola).
 CINTIA
 Spiacemi che fra noi
 questi bei giovinotti
630divider ci conviene.
 Se sola regnerò starò più bene.
 CORO (In cui cantano anco Giacinto e Graziosino)
 
    Presto, presto, alla catena,
 alla nuova servitù.
 
    Non fa scorno e non dà pena
635volontaria schiavitù. (Partono tutti fuorché Rinaldino e Ferramonte)
 
 SCENA VI
 
 RINALDINO e FERRAMONTE
 
 FERRAMONTE
 Amico, vi son schiavo.
 RINALDINO
                                           E voi non siete
 fra le donne partito?
 FERRAMONTE
                                        Anzi nascosto
 quindi mi son, per non andar con loro,
 mentre la libertade è un gran tesoro.
 RINALDINO
640Questo tesor l’abbiam sagrificato
 alla legge fatal del dio bendato.
 FERRAMONTE
 Dunque voi siete quelli
 che il cuor sagrificate ai visi belli!
 Misera gioventù, misera gente,
645nata per divertirsi e non far niente!
 RINALDINO
 Impiegati noi siamo
 nell’amar, nel servir le nostre belle.
 FERRAMONTE
 Bell’impiego da eroi,
 bell’impiego davver, degno di voi!
 RINALDINO
650Ma non può dirsi inganno
 di donna la beltà.
 FERRAMONTE
 Anzi è una falsità
 quel volto che innamora;
 chi si liscia, s’imbianca e si colora.
 
655   Quando le donne parlano,
 io lor non credo affé.
 Se piangono, se ridono,
 lo stesso è ognor per me.
 Io so che sempre fingono,
660che fede in lor non v’è.
 
    Lo so che siete amico
 voi delle donne assai.
 Ma quello ch’io vi dico
 purtroppo lo provai.
665E se dir ver volete,
 direte: «Così è».
 
 SCENA VII
 
 RINALDINO solo
 
 RINALDINO
 Ah purtroppo egli è ver! Parole e sguardi,
 che rendono gli amanti
 schiavi della beltà, son tutt’incanti.
 
670   Nochier che s’abbandona
 in seno al mar infido,
 quando lo brama, al lido
 sempre tornar non può.
 
    Nel pelago amoroso
675resta l’amante assorto
 né più ritrova il porto
 da dove si staccò.
 
 SCENA VIII
 
 Camera.
 
 CINTIA con spada in mano, poi GIACINTO
 
 CINTIA
 La vogliamo vedere. O regnar voglio
 o di tutte le donne è fritto il soglio.
680Aut Caesar aut nihil.
 Non mi posso veder compagni intorno
 che senza il merto mio
 vogliano comandar come fo io.
 Ecco Giacinto, o deve
685seguir il mio dissegno
 o sarà il primo a sostener mio sdegno.
 GIACINTO
 Cintia, mio amor, mio nume,
 suora di Citerea,
 mia sovrana, mia dea,
690eccomi tutto vostro.
 Vi domando perdono e a voi mi prostro.
 CINTIA
 E ben siete pentito
 d’avermi disgustata?
 GIACINTO
 Mia bellezza adorata,
695tanto pentimmi e tanto
 ch’ho lavata la colpa in mar di pianto.
 CINTIA
 Mi amate voi?
 GIACINTO
                              Vi adoro.
 CINTIA
 Siete mio?
 GIACINTO
                       Vostro sono.
 CINTIA
 Ogni errore passato io vi perdono.
 GIACINTO
700Oh cara! Oh me contento!
 Balzar il cor per il piacer mi sento.
 CINTIA
 Ditemi, come state
 di coraggio e bravura?
 GIACINTO
 La gran madre natura
705m’ha fatto l’alto onore
 di donarmi un bel volto ed un gran core.
 CINTIA
 Mi piace il paragone.
 (S’è bravo com’è bel, sarà un poltrone).
 GIACINTO
 Su, parlate, esponete,
710comandate, imponete,
 armato a’ vostri cenni il braccio mio
 svenerà, se fia d’uopo, il cieco dio.
 CINTIA
 L’impresa che a voi chiedo
 difficile non è.
 GIACINTO
                              Nulla è difficile
715a un cuor ch’è tutto facile.
 CINTIA
 Prendete questa spada.
 GIACINTO
                                             Ecco l’accetto;
 mi passerò, se lo bramate, il petto.
 CINTIA
 Or di sangue virile io non ho sete.
 Voi uccider dovete
720in questa città nostra
 cento donne e non più, per parte vostra.
 GIACINTO
 Come! Donne svenar?
 CINTIA
                                           Se voi ciò fate,
 mio sposo alfin sarete
 e meco regnerete; e quando mai
725ricusaste obbedir il mio precetto,
 vi passerò con questa spada il petto.
 GIACINTO
 Eh signora, signora,
 per dirla, non vorrei morire ancora.
 CINTIA
 Dunque che risolvete?
 GIACINTO
730Ci penserò.
 CINTIA
                        Dovete
 risolver tosto. O delle donne il sangue
 o rimaner per le mie mani esangue.
 GIACINTO
 Più tosto che morire,
 con pena io vi rispondo,
735tutte le donne ammazzerò del mondo.
 CINTIA
 Badate non tradir.
 GIACINTO
                                     Ve n’assicuro.
 CINTIA
 Giurate.
 GIACINTO
                   Sulla mia beltà lo giuro.
 CINTIA
 Se sarete fedele,
 se voi m’obbedirete,
740credete a me, non ve ne pentirete.
 
    Ognun che mi rimira
 osservo che sospira
 e che si liquefà.
 
    Ma il cor di chi s’accende
745Cintia non intende,
 ch’accendersi e languire
 non sa che vogli dire
 la mia semplicità.
 
 SCENA IX
 
 GIACINTO, poi AURORA
 
 GIACINTO
 Esser dovrò crudele,
750per piacere al mio ben? Sì sì, si faccia,
 si svenino, si uccideno
 queste nemiche femine.
 Ma piano per mia fé;
 se uccidessero poi le donne me?
755Vorrei e non vorrei;
 sono fra il sì ed il no.
 Penserò, studierò, risolverò.
 AURORA
 (Come? Giacinto armato?)
 GIACINTO
 (Ecco la prima a cui
760dovrò ferir il seno,
 ah! che se la rimiro io vengo meno).
 AURORA
 (Parla fra sé. Pavento