Nitteti, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1770

 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Parte ombrosa e raccolta degl’interni giardini della reggia di Canopo alle sponde del Nilo, corrispondenti a diversi appartamenti. Sol nascente sull’orizzonte.
 
 AMENOFI impaziente e poi SAMMETE in abito pastorale, che approda sopra piccol battello dalla destra
 
 AMENOFI
 E Sammete non torna!
 Oimè già spunta il sol. Sa pur che il padre
 oggi al soglio d'Egitto
 sollevato sarà; sa che a momenti
5in Canopo s'attende. Ah se all'arrivo
 d'Amasi ei qui non è, quali per lui,
 quali scuse addurrò? Tanta imprudenza
 io non so perdonargli. Ah lo saprei,
 s'anche agli affetti miei
10gli astri, come per lui, fossero amici.
 Agli amanti infelici
 son secoli i momenti; e sono istanti
 i lunghi giorni ai fortunati amanti.
 Con la sua pastorella
15gli fuggon l'ore e non s'avvede... Un legno (Sammete approda e scende dal battello ed Amenofi gli va incontro)
 parmi che approdi. Ah lode al ciel! Ma prence,
 che più tardi? Che fai? Le rozze spoglie
 corri, corri a deporre. I precursori
 già d'Amasi son giunti;
20tutta in moto è Canopo; ho palpitato
 assai finor per te.
 SAMMETE
                                   Son disperato!
 AMENOFI
 Perché Sammete? Onde l'affanno?
 SAMMETE
                                                                 Oh dio!
 AMENOFI
 Parla. Forse rifiuta
 Beroe gli affetti tuoi?
 SAMMETE
                                          Beroe è perduta.
 AMENOFI
25Perduta! Oimè! Come? Che dici?
 SAMMETE
                                                               Invano
 finor di là dal fiume
 ne corsi in traccia. Alla capanna, al bosco
 mille volte tornai; quel caro nome
 or sul monte, or sul piano
30replicai mille volte e sempre invano.
 AMENOFI
 Che tu non sei Dalmiro,
 che un pastor tu non sei
 forse Beroe ha scoperto e a te s'invola.
 SAMMETE
 No, caro amico, il caso
35è più funesto assai. Da un fuggitivo
 timido villanello intesi alfine
 che nella scorsa notte
 ad altra ninfa unita
 fu da gente crudel Beroe rapita.
 AMENOFI
40Forse da qualche stuolo
 d'arabi masnadieri?
 SAMMETE
 No; d'egizi guerrieri.
 Ei l'asserì.
 AMENOFI
                       Non so pensar... Ma fugge,
 Sammete, il tempo. Ah presto, le tue spoglie
45vanne a vestir. Questo real soggiorno
 per Dalmiro non è.
 SAMMETE
                                      Vado e ritorno.
 Ma non partir. Sovvienti
 che ne' casi infelici
 è dover l'assistenza ai fidi amici.
 
50   Sono in mar; non veggo sponde;
 mi confonde il mio periglio.
 Ho bisogno di consiglio,
 di soccorso e di pietà.
 
    Improvvisa è la tempesta
55né mi resta aita alcuna,
 se al furor della fortuna
 m'abbandona l'amistà. (Parte)
 
 SCENA II
 
 AMENOFI, poi NITTETI e BEROE entrambe in abito pastorale fra guardie
 
 AMENOFI
 Oh come, amor tiranno,
 confondi i sensi e la ragion disarmi!
60Ma... Quai ninfe! Qual armi! Oh dei! Nitteti!
 D'Aprio la figlia! Il mio tesoro! Ah donde
 donna real? Che fu? Perché d'armati
 cinta così?
 NITTETI
                       Nol so. Vittima io vengo
 forse del nuovo re. Dal bosco, in cui
65io m'ascondea da lui, qui tratta a forza
 son con l'ospite mia.
 AMENOFI
                                        No; t'assicura.
 Amasi non trascorre a questi eccessi.
 BEROE
 (Dalmiro almen potessi
 del mio caso avvertir).
 AMENOFI
                                            Di questa schiera
70qual è il duce e dov'è?
 NITTETI
                                           Bubaste ha nome;
 va incontro al re.
 AMENOFI
                                  Raggiungerollo. Or ora
 in libertà sarai. Ne son sicuro.
 BEROE
 (Le smanie di Dalmiro io mi figuro).
 NITTETI
 Prence, la prima prova
75del tuo bel cor questa non è. Son grata,
 conosco...
 AMENOFI
                     Ah no; non mi conosci. Io sempre...
 Sappi... Tu sei... Sperai... (Barbaro amore
 tu m'annodi la lingua al par del core).
 
    Se il labbro nol dice,
80ti parla il sembiante
 d'amico costante,
 di servo fedel.
 
    Che farsi palese
 almen con l'imprese
85per esser felice
 sol brama dal ciel. (Parte)
 
 SCENA III
 
 NITTETI e BEROE, infine BUBASTE
 
 BEROE
 Nitteti, ah per pietà, fedel compagna
 se m'avesti finor, s'è ver che m'ami,
 se grata pur mi sei, deh fa' ch'io possa
90a' miei boschi tornar. Ah per quei boschi
 il povero Dalmiro
 invan mi cercherà! Da' suoi trasporti
 tutto temer poss'io;
 troppo fido è quel cor e troppo è il mio.
 NITTETI
95Non tante smanie, amata Beroe, andrai;
 farò tutto per te; ma della sorte
 vedi pur ch'io lo sdegno
 con più costanza a tollerar t'insegno.
 BEROE
 Nel caso in cui tu sei,
100maestra di costanza anch'io sarei.
 NITTETI
 Perché? Forse i miei mali
 non eguagliano i tuoi?
 BEROE
                                           V'è gran distanza.
 Siam prigionere entrambe,
 siamo entrambe in Canopo;
105tu sospiri, io sospiro;
 ma in Canopo è Sammete e non Dalmiro.
 NITTETI
 È  ver, confesso, amica,
 la debolezza mia. Sammete adoro,
 egli l'ignora; eppure
110la speme sol di riveder quel volto,
 quel caro volto ond'è il mio core acceso,
 di mie catene alleggerisce il peso.
 BEROE
 Basta un ben che tu speri
 per consolarti; e vuoi che un ben ch'io perdo
115affliggermi non debba?
 NITTETI
                                              Ah se vedessi
 il mio Sammete, approveresti assai
 la mia tranquillità.
 BEROE
                                     Se fosse noto
 Dalmiro a te, condanneresti meno
 l'intolleranza mia.
 BUBASTE
                                    Nitteti, arriva
120Amasi; io là m'invio;
 scorgetela, o custodi. (Espone e parte)
 NITTETI
                                         Amica, addio.
 BEROE
 Così mi lasci? Io che farò?
 NITTETI
                                                  T'accheta,
 amata Beroe; a me ti fida e credi
 che non meno io sospiro
125che Sammete sia mio che tuo Dalmiro. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 BEROE, SAMMETE nel proprio suo abito, poi AMENOFI
 
 BEROE
 Questi reali alberghi (Guardando curiosa intorno)
 son pur nuovi per me! Dovunque io miro...
 SAMMETE
 Ecco deposte alfin... (Si veggono e si guardano fissamente alcuni momenti senza parlare)
                                        Beroe!
 BEROE
                                                       Dalmiro!
 SAMMETE
 Tu qui?
 BEROE
                  Tu in quelle spoglie?
 SAMMETE
130A che vieni? Ove vai?
 BEROE
                                          Che strano evento
 ti trasforma in tal guisa agli occhi miei?
 Parla. Che fu? Dov'è il pastor? Chi sei?
 SAMMETE
 Tutto, ben mio, dirò...
 AMENOFI
                                           Prence, Sammete,
 giunge il real tuo genitor.
 BEROE
                                                 (Sammete! (Sammete confuso)
135Misera me!) (Beroe colpita dalla sorpresa del nome)
 SAMMETE
                           Verrò. (Confuso come sopra)
 AMENOFI
                                         Corri, potria
 prima giungere il re.
 SAMMETE
                                         Verrò, t'invia. (Con impazienza ad Amenofi che parte)
 BEROE
 Crudel, tu sei Sammete?
 Tu sei prole d'un re? Dunque finora
 meco hai mentito aspetto,
140spoglia, nome, costumi e forse affetto?
 Come abusar potesti
 d'un sì tenero amore,
 d'una fé, d'un candore,
 d'un cor che offerto interamente in dono...
145Barbaro!... Ingrato!...
 SAMMETE
                                         Anima mia, perdono.
 Fu giovanil vaghezza
 che fra rustici giuochi in finte spoglie
 a mischiarmi m'indusse. In quelle, il sai,
 un pastor mi credesti.
150Ti piacqui, mi piacesti e il grado mio
 ti celai per timor. So che in amore
 gran nodo è l'eguaglianza. Io volli prima
 un amante pastor renderti caro
 ed un principe amante offrirti poi.
155Eccolo a' piedi tuoi. (Si getta in ginocchioni)
 Or non t'inganna; ha su le labbra il core,
 accettami qual vuoi prence o pastore.
 BEROE
 Ah Sammete! Ah non più. Sorgi; io trascorsi
 troppo con te. Dal mio dolor sorpresa
160il mio prence insultai. Perdona il fallo
 all'eccesso, o signor, d'un lungo affetto.
 SAMMETE
 Per pietà, mio tesoro, ah men rispetto. (Con enfasi affettuosa)
 Eccede un tal castigo
 tutte le colpe mie; morir mi fai
165parlandomi in tal guisa.
 BEROE
                                              Ah, che or tu sei...
 SAMMETE
 Il tuo fedele.
 BEROE
                          Ah, che or son io...
 SAMMETE
                                                             La mia
 unica speme.
 BEROE
                            Oh dio! (Piange)
 SAMMETE
                                             Tanto ti spiace
 che in real prence il tuo pastor si cangi?
 BEROE
 No; lo merti, cor mio.
 SAMMETE
                                          Dunque a che piangi?
 BEROE
170Queste lagrime, o caro,
 se sian doglia o piacer dir non saprei.
 Quando penso che sei qual d'esser nato
 degno ognor ti credei, lagrime liete
 verso dagli occhi e ti vorrei Sammete.
175Quando penso che degna
 or non son più di te, col ciel m'adiro;
 piango d'affanno e ti vorrei Dalmiro.
 SAMMETE
 Ah se alcun disapprova
 l'eccesso in me degli amorosi affanni,
180vegga Beroe, l'ascolti e mi condanni.
 Sì mio ben, sì mia vita,
 teco viver vogl'io;
 voglio teco morir. No; non potrei
 lasciarti, anche volendo, in abbandono.
185O fra boschi o sul trono,
 o Dalmiro o Sammete,
 o principe o pastor sarò... sarai...
 BEROE
 Deh sovvienti ch'ormai
 Amasi sarà giunto.
 SAMMETE
                                     È vero. Addio.
190Ma... siamo in pace?
 BEROE
                                        Sì.
 SAMMETE
                                                Del tuo perdono
 mi posso assicurar?
 BEROE
                                       Sì, caro.
 SAMMETE
                                                        Ottengo
 i primi affetti tuoi?
 BEROE
 Tutti. Ah parti.
 SAMMETE
                               E tu sei...
 BEROE
                                                   Son quel che vuoi.
 SAMMETE
 
    Se d'amor, se di contento
195a quei detti, oh dio! non moro,
 è portento, o mio tesoro,
 è virtù di tua beltà.
 
    Del piacer manco all'eccesso;
 ma un tuo sguardo in un momento
200poi ravviva il core oppresso
 dalla sua felicità. (Parte)
 
 SCENA V
 
 BEROE sola
 
 BEROE
 Sembran sogni i miei casi; ancor non posso
 a me stessa tornar. Sappia Nitteti
 le mie felicità. Si sveli a lei
205che Sammete in Dalmiro... Eterni dei!
 Or mi sovviene; ella l'adora ed io
 finor nol rammentai! Ma in tal sorpresa
 se di me mi scordai, come di lei
 rammentar mi potea? Stelle! Io mi trovo
210d'una amica rival! Che far? Se parlo,
 s'irriterà. Se taccio,
 tradisco l'amistà. Potrei con arte
 custodire il mistero
 senza tradir... No; chi ricorre all'arti,
215benché ancor non tradisca, è sul cammino.
 L'artificio alla frode è assai vicino.
 
    Non ho il core all'arti avvezzo;
 non v'è ben per me sincero,
 se comprar si deve a prezzo
220d'innocenza e di candor.
 
    Qual acquisto è che ristori
 dall'angustie, da' timori,
 dal disprezzo di sé stesso,
 dall'accuse d'un rossor. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 Luogo vastissimo presso le mura di Canopo festivamente adornato per il trionfale ingresso e per l’incoronazione del nuovo re. Ricco ed elevato trono alla destra, a piè del quale lateralmente situati alcuni de’ sacri ministri che sostengono sopra bacili d’oro le insegne reali. Grande e maestoso arco trionfale in prospetto. Vari ordini di logge all’intorno, popolate di musici e di spettatori. Vista dell’armata egizia vincitrice ordinata in lontano.
 
 Si vedrà avanzare e passare sotto l’arco preparato a tal fine il nuovo re vincitore a cavallo, preceduto dalla sua guardia reale e nobili egizi. Seguito da oratori delle suddite provincie co’ loro respettivi tributi, circondato da paggi e da schiavi etiopi. E finalmente seguito da folta ed ordinata schiera di soldati vincitori.
 Mentre fra lo strepito armonioso di musica, di timpani, di sistri e d’altri stromenti s’avanza AMASI, smonta da cavallo assistito da SAMMETE ed AMENOFI e va sul trono, si canta il seguente
 
 CORO
 
225   Si scordi i suoi tiranni,
 sollevi il ciglio afflitto,
 ponga in oblio l'Egitto
 gli affanni che provò.
 
 PARTE DEL CORO
 
    Se il cielo è più sereno,
230se fausti raggi or spande,
 Amasi il giusto, il grande
 è l'astro che spuntò.
 
 CORO
 
    Si scordi i suoi tiranni,
 sollevi il ciglio afflitto,
235ponga in oblio l'Egitto
 gli affanni che provò.
 
 AMASI
 Non rendono superbi, (Dal trono in piedi)
 popoli al ciel diletti, i miei sudori
 o i marmarici allori
240o la vinta Pentapoli o Cirene.
 M'innalza, mi sostiene,
 il soglio ad occupar mi dà valore
 quel consenso d'amore
 che da ogni labbro ascolto,
245che leggo in ogni volto,
 che spero in ogni cor. Tenero padre
 ah mentre io veglio a rendervi felici,
 ah voi da' numi amici,
 figli, implorate a chi donaste il trono
250vigor, virtù che corrisponda al dono. (Siede)
 CORO
 
    Si scordi i suoi tiranni,
 sollevi il ciglio afflitto,
 ponga in oblio l'Egitto
 gli affanni che provò.
 
 SCENA VII
 
 BUBASTE, NITTETI e detti
 
 BUBASTE
255Signor, t'arride il ciel. L'unica prole
 dell'oppresso tiranno
 ch'estinta si credea, colà del Nilo
 da noi scoperta in su l'opposta riva,
 ecco al tuo piede e prigioniera e viva. (Additando Nitteti)
 AMASI
260Come! Nitteti? In così vili spoglie (S’alza e scende)
 l'egizia principessa?
 NITTETI
                                        Illustri assai
 eran per me, se dalle tue catene
 m'avessero difeso.
 AMASI
                                     Ah quai catene?
 Da chi? Perché? Non sai
265forse che Amasi è il re? Da che nascesti
 nella reggia paterna innanzi agli occhi
 forse ognor non ti fui? Quali osservasti
 segni in me d'alma rea? No; non può darsi
 ingiustizia maggiore,
270insulto più crudel del tuo timore.
 AMENOFI
 Oh magnanimo!
 BUBASTE
                                 Oh grande!
 NITTETI
                                                        Amasi, il sai,
 fu real la mia cuna; e se pretendo
 evitar d'esser serva, io non t'offendo.
 AMASI
 Tu serva! Olà, Sammete,
275ai soggiorni più degni
 dell'albergo reale in vece mia
 scorgi Nitteti.
 SAMMETE
                            Ubbidirò. (Che pena!
 Beroe m'attenderà!)
 AMASI
                                        Bubaste, amici,
 seguitela fintanto
280che raggiungervi io possa. Aperti a lei
 sian gli egizi tesori;
 si rispetti; si onori; e i cenni suoi,
 come a me lo saran, sian legge a voi.
 NITTETI
 Signor, non più. Quest'è vendetta.
 AMASI
                                                                È vero,
285m'oltraggiasti; son punto; e a vendicarmi
 appena incominciai. Maggior vendetta
 dall'offeso mio cor, Nitteti, aspetta.
 NITTETI
 
    Già vendicato sei;
 già tua conquista io sono;
290più non t'invidio il trono,
 padre t'adoro e re.
 
    Tutto dai fausti dei,
 tutto or l'Egitto attenda
 e in me frattanto apprenda
295che può sperar da te. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 AMASI, AMENOFI e seguito
 
 AMASI
 Amenofi, ove vai? (Ad Amenofi che s’incammina per seguitar Nitteti)
 AMENOFI
                                     Come imponesti,
 sieguo Nitteti.
 AMASI
                             No. Ferma. Vogl'io
 parlarti, o prence.
 AMENOFI
                                    Adoro il cenno. (Oh dio!) (Guardando con tenerezza presso a Nitteti)
 AMASI
 Di gran fede ho bisogno. E tanta altrove
300come in te non ne spero. Io l'ammirai
 quando dal soglio avito
 pria che farti ribelle al tuo signore,
 discacciar ti lasciasti. Atto sì grande
 tanto m'innamorò che se mi avesse
305lasciata il ciel la figlia Amestri, a lei
 ti ambirebber consorte i voti miei.
 La sommessa Cirene
 di nuovo avrai; ma questo
 non è premio, è dover. Col poter mio,
310Amenofi, misura ogni tua brama;
 Amasi regna e ti conosce e t'ama.
 AMENOFI
 Troppo, signor...
 AMASI
                                 Taci, m'ascolta e giura
 silenzio e fedeltà.
 AMENOFI
                                   Tutti n'impegno
 vindici i numi.
 AMASI
                               Or di'. D'Aprio nemico
315tu mi credesti?
 AMENOFI
                               Il crede
 tutto, signor, con me l'Egitto.
 AMASI
                                                       E tutto
 con te s'inganna. Ebbe l'inganno, è vero,
 giusti principi. Io difensor di lui,
 a un tratto de' ribelli
320divenni condottier. Ma questo un cenno
 fu d'Aprio istesso. Ecco il suo foglio. Ogn'altro
 rimedio disperando, ei volle almeno
 evitar che rapina in mano altrui
 fosse il suo regno; e nella mia lo rese
325deposito sicuro.
 AMENOFI
                                Oh stelle!
 AMASI
                                                    Il cielo
 secondava il mio zel, quando sorpreso
 dall'ultimo de' mali
 fu il misero mio re. Sentì vicini
 gl'istanti estremi; a sé chiamommi; io corsi
330al suo nascosto albergo e pieno il volto
 già di morte il trovai. Mi strinse al petto;
 s'intenerì; la sua perduta figlia
 cercar m'impose, e al figlio mio trovata
 darla in isposa. Io lo giurai piangendo;
335ei di più dirmi volea; ma freddo intanto
 mi cadde in braccio e mi lasciò nel pianto.
 AMENOFI
 (Che ascolto!)
 AMASI
                             Il giuramento
 deggio e voglio adempir; ma temo avversa
 l'indole del mio figlio. Il sai, non parla
340mai d'imenei; non v'è beltà che giunga
 a riscaldargli il cor. Fugge la reggia;
 sol fra boschi s'aggira; e tutti sono
 cacce, veltri, destrieri,
 valli, monti e campagne i suoi pensieri.
345Di correggerlo è d'uopo e giova a questo
 più l'amico che il padre. Io fausti i numi
 implorerò; tu d'ammollir procura
 quel duro cor. Vanta Nitteti; esalta
 la sua beltà, la sua virtù. S'ei cede
350per tuo consiglio all'amorosa face,
 io, caro prence, io ti dovrò la pace.
 AMENOFI
 Dunque...
 AMASI
                      Più non tardiam; non v'è riposo
 per me se il giuramento io non adempio.
 Corri, amico, a Sammete; io vado al tempio.
 
355   Tutte finor dal cielo
 incominciai le imprese;
 e tutte il ciel cortese
 le secondò finor.
 
    Ah sia propizio a questa
360ei che di fé, di zelo
 le belle idee mi desta,
 ei che mi vede il cor. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 AMENOFI, poi BEROE
 
 AMENOFI
 Lasciatemi una volta
 folli speranze in pace. Alfin vedete...
 BEROE
365Ov'è, signor perdona, ov'è Sammete?
 AMENOFI
 Beroe sei tu? Delle vicine selve
 la bella abitatrice?
 BEROE
 Quella Beroe son io.
 AMENOFI
                                       Beroe infelice!
 BEROE
 Perché?
 AMENOFI
                  Credimi, accetta
370un consiglio fedel. Fuggi la reggia;
 ritorna a' boschi tuoi.
 BEROE
                                          Ma tu chi sei?
 Perché fuggir degg'io?
 AMENOFI
                                            Del tuo Dalmiro
 l'amico io son; tu dei fuggir, se in braccio
 d'altra veder nol vuoi. Sposo a Nitteti
375l'ha destinato il padre.
 BEROE
                                            Oimè! Consente
 Sammete al nodo?
 AMENOFI
                                     E come opporsi il figlio
 ad un re genitor.
 BEROE
                                  Dunque...
 AMENOFI
                                                       È vicino
 il barbaro momento
 del fatale imeneo.
 BEROE
                                    Morir mi sento. (Piange)
 AMENOFI
380Tu piangi e n'hai ragion; dal caso mio
 bella ninfa io misuro... Ah sappi... Addio... (Parte)
 
 SCENA X
 
 BEROE, poi SAMMETE
 
 BEROE
 Misera! Ah qual novella! Ah qual mi stringe
 gelida mano il cor! No; più funeste
 l'ore a morir vicine...
 SAMMETE
385Beroe, idol mio, pur ti riveggo alfine. (Allegro molto)
 BEROE
 (Che giubilo crudel!)
 SAMMETE
                                         Di mia tardanza
 colpa non ho. Presso a Nitteti il padre
 finor mi volle.
 BEROE
                             (Ah questo è troppo. Ostenta
 in faccia mia l'infedeltà).
 SAMMETE
                                                Tu piangi!
390Perché? Che avvenne, anima mia?
 BEROE
                                                                 Ma basta;
 prence, signor, non insultarmi. Assai
 mi rendesti infelice.
 Ah per pietà, se la conosci, imponi
 che del Nil mi trasporti
395un piccol legno all'altra sponda. Almeno
 nell'albergo natio
 lungi dagli occhi tuoi morir vogl'io.
 SAMMETE
 Come? Partir! Lasciarmi!
 Bramar la morte! Io che ti feci? Ah parla;
400non m'uccider così, Beroe vezzosa.
 BEROE
 Dalla novella sposa
 con quel volto sereno
 mi torni innanzi? E l'idol tuo mi chiami?
 E pretendi?... E non vuoi...
 SAMMETE
405Se intendo i detti tuoi m'atterri, o cara,
 un fulmine del ciel.
 BEROE
                                      Che! Non dicesti
 tu stesso or or che per voler del padre
 a Nitteti...
 SAMMETE
                      A Nitteti
 mi vuol servo e non sposo
410il padre mio. Qual mentitor ti venne
 a recar tai novelle?
 BEROE
                                     Un che si vanta
 tuo vero amico, e di Dalmiro il nome
 meco ti diè.
 SAMMETE
                         Stelle! Amenofi! Ah dunque
 fola non è. Ma si spiegò? Ti disse
415onde il sapea?
 BEROE
                             No; ma parlò sicuro.
 SAMMETE
 Nulla, ben mio, lo giuro
 ai numi, a te, del minacciato nodo
 nulla seppi finora; e ingiusta sei,
 se mi temi incostante.
 BEROE
420Vuoi che non tema e mi conosci amante?
 SAMMETE
 No; temer tu non dei. Tuo mi promisi
 e tuo, Beroe, io sarò.
 BEROE
                                        Ma come al cenno
 d'un padre opporti?
 SAMMETE
                                        Io so per me qual sia
 del genitor la tenerezza. Ah lascia,
425lasciane a me tutta la cura. Ah solo
 di' se in fronte una volta il cor mi vedi,
 se sei tranquilla e se fedel mi credi?
 BEROE
 
    Sì, ti credo, amato bene,
 son tranquilla e in quella fronte
430veggo espresso il tuo bel cor.
 
 SAMMETE
 
    Se mi credi, amato bene,
 d'ogni rischio io vado a fronte
 né tremar mi sento il cor.
 
 BEROE
 
    Non lasciarmi, o mio tesoro.
 
 SAMMETE
 
435Tutta in pegno hai la mia fé.
 
 A DUE
 
    Ah sovvengati ch'io moro,
 se il destin t'invola a me.
 
    Compatite il nostro ardore
 voi bell'alme innamorate;
440e il poter d'un primo amore
 ricordatevi qual è. (Partono da diversi lati)
 
 Fine dell’atto primo