Il re pastore, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1770

 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Vasta ed amena campagna irrigata dal fiume Bostreno, sparsa di greggi e pastori. Largo ma rustico ponte sul fiume. Innanzi tuguri pastorali. Veduta della città di Sidone in lontano.
 
 AMINTA assiso sopra un sasso, cantando al suono delle avene pastorali, indi ELISA
 
 AMINTA
 
    Intendo, amico rio,
 quel basso mormorio;
 tu chiedi in tua favella
 il nostro ben dov'è.
 
5   Intendo amico rio...
 
 Bella Elisa? Idol mio? (Venendo Elisa getta le avene e corre ad incontrarla)
 dove?
 ELISA
               A te, caro Aminta. (Lieta e frettolosa)
 AMINTA
                                                  Oh dei! Non sai
 che il campo d'Alessandro
 quindi lungi non è? Che tutte infesta
10queste amene contrade
 il Macedone armato?
 ELISA
                                         Il so.
 AMINTA
                                                     Ma dunque
 perché sola t'esponi all'insolente
 licenza militar?
 ELISA
                                Rischio non teme,
 non ode amor consiglio.
15Il non vederti è il mio maggior periglio.
 AMINTA
 E per me...
 ELISA
                        Deh m'ascolta. Ho colmo il core
 di felici speranze e non ho pace
 finché con te non le divido.
 AMINTA
                                                    Altrove
 più sicura potrai...
 ELISA
                                     Ma d'Alessandro
20fai torto alla virtù. Son della nostra
 sicurezza custodi
 quelle schiere che temi. Ei da un tiranno
 venne Sidone a liberar; né vuole
 che sia vendita il dono;
25ne franse il giogo e ne ricusa il trono.
 AMINTA
 Chi sarà dunque il nostro re?
 ELISA
                                                        Si crede
 che, ignoto anche a sé stesso, occulto viva
 il legittimo erede.
 AMINTA
                                    E dove?
 ELISA
                                                     Ah lascia
 che Alessandro ne cerchi. Odi; la mia
30pietosa madre, oh cara madre! alfine
 già l'amor mio seconda; ella de' nostri
 sospirati imenei
 va l'assenso a implorar dal genitore.
 E l'otterrà; me lo predice il core.
 AMINTA
35Ah!
 ELISA
           Tu sospiri Aminta?
 Che vuol dir quel sospiro?
 AMINTA
 Contro il destin m'adiro
 che sì poco mi fece
 degno, Elisa, di te. Tu vanti il chiaro
40sangue di Cadmo; io pastorello oscuro
 ignoro il mio. Tu abbandonar dovrai
 per me gli agi paterni. Offrirti invece
 io non potrò nella mia sorte umile
 che una povera greggia, un rozzo ovile.
 ELISA
45Non lagnarti del ciel; prodigo assai
 ti fu de' doni suoi. Se l'ostro e l'oro
 a te negò, quel favellar, quel volto,
 quel cor ti diè. Non le ricchezze o gli avi,
 cerco Aminta in Aminta; ed amo in lui
50fin la sua povertà. Dal dì primiero
 che ancor bambina io lo mirai, mi parve
 amabile, gentile
 quel pastor, quella greggia e quell'ovile.
 E mi restò nel core
55quell'ovil, quella greggia e quel pastore.
 AMINTA
 Oh mia sola, o mia vera
 felicità! Quei cari detti...
 ELISA
                                               Addio.
 Corro alla madre e vengo a te. Fra poco
 io non dovrò mai più lasciarti. Insieme
60sempre il sol noi vedrà, parta o ritorni.
 Oh dolce vita! Oh fortunati giorni!
 
    Alla selva, al prato, al fonte
 io n'andrò col gregge amato;
 e alla selva, al fonte, al prato
65l'idol mio con me verrà.
 
    In quel rozzo angusto tetto
 che ricetto a noi darà,
 con la gioia e col diletto,
 l'innocenza albergherà. (Parte)
 
 SCENA II
 
 AMINTA, poi ALESSANDRO e AGENORE con piccol seguito
 
 AMINTA
70Perdono, amici dei. Fui troppo ingiusto
 lagnandomi di voi. Non splende in cielo
 dell'astro che mi guida, astro più bello.
 Se la terra ha un felice, Aminta è quello.
 AGENORE
 (Ecco il pastor). (Piano ad Alessandro)
 AMINTA
                                 Ma fra' contenti oblio
75la mia povera greggia. (In atto di partire)
 ALESSANDRO
                                            Amico ascolta. (Ad Aminta)
 AMINTA
 (Un guerrier!) Che domandi?
 ALESSANDRO
 Sol con te raggionar.
 AMINTA
                                        Signor perdona,
 qualunque sei, d'abbeverar la greggia
 l'ora già passa.
 ALESSANDRO
                              Andrai. Ma un breve istante
80donami sol. (Che signoril sembiante!) (Ad Agenore)
 AMINTA
 (Da me che mai vorrà!)
 ALESSANDRO
                                              Come t'appelli?
 AMINTA
 Aminta.
 ALESSANDRO
                   E il padre?
 AMINTA
                                          Alceo.
 ALESSANDRO
                                                        Vive?
 AMINTA
                                                                     No; scorse
 un lustro già ch'io lo perdei.
 ALESSANDRO
                                                     Che avesti
 dal paterno retaggio?
 AMINTA
                                          Un orto angusto
85ond'io traggo alimento,
 poche agnelle, un tugurio e il cor contento.
 ALESSANDRO
 Vivi in povera sorte.
 AMINTA
                                        Assai benigna
 sembra a me la mia stella.
 Non bramo della mia sorte più bella.
 ALESSANDRO
90Ma in sì scarsa fortuna...
 AMINTA
                                               Assai più scarse
 son le mie voglie.
 ALESSANDRO
                                   Aspro sudor t'appresta
 cibo volgar.
 AMINTA
                        Ma lo condisce.
 ALESSANDRO
                                                      Ignori
 le grandezze, gli onori.
 AMINTA
 E rivali non temo
95e rimorsi non ho.
 ALESSANDRO
                                   T'offre un ovile
 sonni incomodi e duri.
 AMINTA
 Ma tranquilli e sicuri.
 ALESSANDRO
                                           E chi fra queste
 che ti fremono intorno armate squadre,
 chi assicurar ti può?
 AMINTA
                                        Questa che tanto
100io lodo, tu disprezzi e il ciel protegge,
 povera oscura sorte.
 AGENORE
                                       (Hai dubbi ancora?) (Piano ad Alessandro)
 ALESSANDRO
 (Quel parlar mi sorprende e m'innamora).
 AMINTA
                                                                                 S'altro non brami, addio. (In atto di partire)
 ALESSANDRO
                                                                                                                                   Senti. I tuoi passi
 ad Alessandro io guiderò, se vuoi.
 AMINTA
 No.
 ALESSANDRO
           Perché?
 AMINTA
                            Sedurrebbe
105ei me dalle mie cure; io qualche istante
 al mondo usurperei del suo felice
 benefico valor. Ciascun sé stesso
 deve al suo stato. Altro il dover d'Aminta,
 altro è quel d'Alessandro. È troppo angusta
110per lui tutta la terra. Una capanna
 assai vasta è per me. D'agnelle io sono,
 ei duce è di guerrieri;
 picciol campo io coltivo; ei fonda imperi.
 ALESSANDRO
 Ma può il ciel di tua sorte
115in un punto cangiar tutto il tenore.
 AMINTA
 Sì; ma il cielo finor mi vuol pastore.
 
    So che pastor son io,
 né cederei finor
 lo stato di un pastor
120per mille imperi.
 
    Se poi lo stato mio
 il ciel cangiar vorrà;
 il ciel mi fornirà
 d'altri pensieri. (Parte)
 
 SCENA III
 
 ALESSANDRO e AGENORE
 
 AGENORE
125Or che dici Alessandro?
 ALESSANDRO
                                              Ah certo asconde
 quel pastorel lo sconosciuto erede
 del soglio di Sidone! Eran già grandi
 le prove tue; ma quel parlar, quel volto
 son la maggior. Che nobil cor! Che dolce,
130che serena virtù! Sieguimi. Andiamo
 la grand'opra a compir. De' fasti miei
 sarà questo il più bello. Abbatter mura,
 eserciti fugar, scuoter gl'imperi
 fra' turbini di guerra
135è il piacer che gli eroi provano in terra.
 Ma sollevar gli oppressi,
 render felici i regni,
 coronar la virtù, togliere a lei
 quel che l'adombra ingiurioso velo
140è il piacer che gli dei provano in cielo.
 
    Si spande al sole in faccia
 nube talor così;
 e folgora e minaccia
 sull'arido terren.
 
145   Ma poi che in quella foggia
 assai d'umori unì,
 tutta si scioglie in pioggia
 e gli feconda il sen. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 TAMIRI in abito pastorale e AGENORE
 
 TAMIRI
 Agenore? T'arresta. Odi...
 AGENORE
                                                 Perdona
150leggiadra pastorella. Io d'Alessandro
 deggio or sull'orme... (Oh dei! Tamiri è quella
 o m'inganna il desio?)
 Principessa!
 TAMIRI
                          Ah mio ben!
 AGENORE
                                                   Sei tu?
 TAMIRI
                                                                   Son io.
 AGENORE
 Tu qui? Tu in questa spoglia?
 TAMIRI
                                                        Io deggio a questa
155il sol ben che mi resta,
 ch'è la mia libertà; giacché Alessandro
 padre e regno m'ha tolto.
 AGENORE
                                                Oh quanto mai
 ti piansi e ti cercai! Ma dove ascosa
 ti celasti finor?
 TAMIRI
                               La bella Elisa
160fuggitiva m'accolse.
 AGENORE
                                       E qual disegno...
 Ah m'attende Alessandro.
 Addio; ritornerò.
 TAMIRI
                                  Senti. Alla fuga
 tu d'aprirmi un cammin, ben mio, procura.
 Altrove almeno io piangerò sicura.
 AGENORE
165Vuoi seguir, principessa,
 un consiglio più saggio? Ad Alessandro
 meco ne vieni.
 TAMIRI
                              All'uccisor del padre!
 AGENORE
 Straton sé stesso uccise; ei la clemenza
 del vincitor prevenne.
 TAMIRI
                                           Io stessa ai lacci
170offrir la destra! Io delle greche spose
 andrò gl'insulti a tollerar?
 AGENORE
                                                  T'inganni;
 non conosci Alessandro. Ed io non posso
 per or disingannarti. Addio. Fra poco
 a te verrò. (In atto di partire)
 TAMIRI
                       Guarda; d'Elisa i tetti
175colà...
 AGENORE
              Già mi son noti. (Come sopra)
 TAMIRI
                                              Odi.
 AGENORE
                                                         Che brami?
 TAMIRI
 Come sto nel tuo core?
 AGENORE
                                            Ah non lo vedi?
 a' tuoi begl'occhi, o principessa, il chiedi.
 
    Per me rispondete,
 begli astri d'amore;
180se voi nol sapete
 chi mai lo saprà?
 
    Voi tutte apprendeste
 le vie del mio core
 quel dì che vinceste
185la mia libertà. (Parte)
 
 SCENA V
 
 TAMIRI sola
 
 TAMIRI
 No; voi non siete, o dei,
 quanto finor credei,
 inclementi con me. Cangiaste è vero
 in capanna il mio soglio, in rozzi velli
190la porpora real; ma fido ancora
 l'idol mio ritrovai;
 pietosi dei voi mi lasciaste assai.
 
    Di tante sue procelle
 già si scordò quest'alma;
195già ritrovò la calma
 sul volto del mio ben.
 
    Tra l'ire delle stelle
 se palpitò d'orrore,
 or di contento il core
200va palpitando in sen. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 ELISA sommamente allegra e frettolosa, poi AMINTA
 
 ELISA
 Oh lieto giorno! Oh me felice! Oh caro
 mio genitor! Ma... Dove andò? Pur dianzi
 qui lo lasciai. Sarà là dentro. Aminta?
 Aminta... Oh stolta! Or mi sovviene; è l'ora
205d'abbeverar la greggia. Al fonte io deggio
 e non qui ricercarne... E s'ei tornasse
 per altra via? Qui dee venir. S'attenda;
 e si riposi, io n'ho grand'uopo. Oh come (Siede)
 mi balza il cor! Non mi credea che tanto
210affannasse un piacere... Eccolo... Ha scossi
 alcun que' rami... È il mio Melampo. Ah questo
 è un eterno aspettar! No; non poss'io (S’alza)
 tranquilla in questa guisa
 più rimaner. (In atto di partire)
 AMINTA
                            Dove t'affretti Elisa?
 ELISA
215Ah tornasti una volta! Andiamo.
 AMINTA
                                                             E dove?
 ELISA
 Al genitor.
 AMINTA
                       Dunque ei consente...
 ELISA
                                                                Il core
 non m'ingannò. Sarai mio sposo, e prima
 che il sol tramonti. Impaziente il padre
 n'è al par di noi. D'un così amabil figlio
220superbo e lieto... Ei tel dirà. Vedrai
                                                                   dall'accoglienze sue... Vieni. (Prende per mano Aminta)
 AMINTA
                                                                                                                          Ah, ben mio,
 lasciami respirar! Pietà d'un core
 che fra le gioie estreme...
 ELISA
 Deh non tardiam; respireremo insieme. (come sopra)
 
 SCENA VII
 
 AGENORE seguito da guardie reali e nobili di Sidone che portano sopra bacili d’oro le regie insegne, e detti
 
 AGENORE
 Dal più fedel vassallo
225il primo omaggio eccelso re ricevi.
 ELISA
 Che dice? (Ad Aminta)
 AMINTA
                       A chi favelli? (Ad Agenore)
 AGENORE
 A te signor.
 AMINTA
                        Lasciami in pace; e prendi (Con isdegno)
 alcun altro a schernir. Libero io nacqui
 se re non sono. E se non merto omaggi, (Crescendo il risentimento)
230ho un core almen che non sopporta oltraggi.
 AGENORE
 Quel generoso sdegno
 te scopre e me difende. Odimi e soffri
 che ti sveli a te stesso il zelo mio.
 ELISA
 Come! Aminta ei non è? (Ad Agenore)
 AGENORE
                                                No.
 AMINTA
                                                          E chi son io?
 AGENORE
235Tu Abdolonimo sei, l'unico erede
 del soglio di Sidone.
 AMINTA
                                        Io!
 AGENORE
                                                Sì. Scacciato
 dal reo Stratone il padre tuo, bambino
 al mio ti consegnò. Questi morendo
 alla mia fé commise
240te, il segreto e le prove.
 ELISA
                                             E il vecchio Alceo...
 AGENORE
 L'educò sconosciuto.
 AMINTA
                                        E tu finora...
 AGENORE
 Ed io finor tacendo, alla paterna
 legge ubbidii. M'era il parlar vietato
 finché qualche cammin t'aprisse al trono
245l'assistenza de' numi. Io la cercai
 nel gran cor d'Alessandro; e la trovai.
 ELISA
 O giubilo! O contento!
 Il mio bene è il mio re!
 AMINTA
                                             Dunque Alessandro... (Ad Agenore)
 AGENORE
 T'attende e di sua mano
250vuol coronarti il crin. Le regie spoglie
 quelle son ch'ei t'invia. Questi che vedi
 son tuoi servi e custodi. Ah vieni ormai;
 ah questo giorno ho sospirato assai! (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 ELISA allegra, AMINTA attonito
 
 AMINTA
 Elisa?
 ELISA
               Aminta?
 AMINTA
                                  È sogno?
 ELISA
                                                     Ah no!
 AMINTA
                                                                    Tu credi
255dunque...
 ELISA
                     Sì; non è strano
 questo colpo per me, benché improvviso.
 Un cor di re sempre io ti vidi in viso.
 AMINTA
 Sarà. Vadasi intanto
 al padre tuo. (S’incammina)
 ELISA
                           No; maggior cura i numi (L’arresta)
260ora esigon da te. Va', regna e poi...
 AMINTA
 Che; m'affretti a lasciarti?
 ELISA
                                                   Ah se vedessi
 come sta questo cor! Di gioia esulta
 ma pur... No, no, tacete
 importuni timori. Or non si pensi
265se non che Aminta è re. Deh va'; potrebbe
 Alessandro sdegnarsi.
 AMINTA
                                           Amici dei
 son grato al vostro dono;
 ma troppo è caro a questo prezzo un trono!
 ELISA
 
    Vanne a regnar, ben mio;
270ma fido a chi t'adora
 serba, se puoi, quel cor.
 
 AMINTA
 
    Se ho da regnar, ben mio,
 sarò sul trono ancora
 il fido tuo pastor.
 
 ELISA
 
275   Ah, che il mio re tu sei!
 
 AMINTA
 
 Ah, che crudel timor!
 
 A DUE
 
 Voi proteggete, o dei,
 questo innocente amor!
 
 Fine dell’atto primo
 
    Siegue il ballo che ha per soggetto Le nozze campestri.