Il re pastore, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1770

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Parte interna di grande e deliziosa grotta formata capricciosamente nel vivo sasso dalla natura, distinta e rivestita in gran parte dal vivace verde delle varie piante, o dall’alto pendenti o serpeggianti all’intorno, e rallegrata da una vena di limpida acqua che scendendo obliquamente fra’ sassi or si nasconde, or si mostra e finalmente si perde. Gli spaziosi trafori, che rendono il sito luminoso, scoprono l’aspetto di diverse amene ed ineguali colline in lontano, ed in distanza minore di qualche tenda militare, onde si comprenda esser il luogo nelle vicinanze del campo greco.
 
 AMINTA solo
 
 AMINTA
 Aimè! Declina il sol. Già il tempo è scorso
 che a' miei dubbi penosi
545Agenore concesse. Ad ogni fronda,
 che fan l'aure tremar, parmi ch'ei torni;
 e a decider mi stringa. Io da che nacqui
 mai non mi vidi in tanta angustia. Elisa (Siede)
 il suo vuol ch'io rammenti
550tenero, lungo e generoso amore.
 Con mille idee d'onore
 Agenore m'opprime. Io nel periglio
 di parer vile, o di mostrarmi infido
 tremo, ondeggio, m'affanno e non decido.
555E questo è il regno? E così ben si vive
 fra la porpora e l'or? Misere spoglie!
 Siete premio, o gastigo? In questo giorno
 non ho più ben, da che mi siete intorno.
 Finché in povere lane... O me infelice!
560Agenore già vien. (Si leva) Che dirgli? Oh dio!
 Secondarlo non posso;
 resistergli non so. Troppo ha costui
 dominio sul mio cor. Mi sgrida e l'amo;
 m'affligge; e lo rispetto. (Pensa, e poi risoluto) Ah non si venga
565seco a contesa.
 
 SCENA II
 
 AGENORE e detto
 
 AGENORE
                              E irresoluto ancora
 ti ritrovo o mio re?
 AMINTA
                                      No.
 AGENORE
                                                Decidesti?
 AMINTA
 Sì.
 AGENORE
         Come?
 AMINTA
                         Il dover mio
 a compir son disposto.
 AGENORE
                                            Ad Alessandro
 dunque d'andar più non ricusi?
 AMINTA
                                                            A lui
570anzi già m'incammino.
 AGENORE
                                             Elisa e trono
 vedi che andar non ponno insieme.
 AMINTA
                                                                  È vero.
 Né d'un eroe benefico al disegno
 oppor si dee chi ne riceve un regno.
 AGENORE
 Oh fortunato Aminta! Oh qual compagna
575ti destinan le stelle! Amala; è degna
 degli affetti d'un re.
 AMINTA
                                       Comprendo, amico,
 tutta la mia felicità. Non dirmi
 d'amar la sposa mia. Già l'amo a segno
 che senza lei mi spiacerebbe il regno.
 
580   L'amerò, sarò costante;
 fido sposo e fido amante
 sol per lei sospirerò.
 
    In sì caro e dolce oggetto
 la mia gioia, il mio diletto,
585la mia pace io troverò. (Parte)
 
 SCENA III
 
 AGENORE solo indi Elisa
 
 AGENORE
 Oh dio, bella Tamiri, oh dio...
 
 ELISA
                                                        Ma senti
 Agenore, quai fole
 s'inventan qui per tormentarmi. È sparso
 ch'oggi Aminta a Tamiri
590darà la man di sposo; e si pretende
 che a tal menzogna io presti fé. Dovrei,
 per crederlo capace
 di tanta infedeltà, conoscer meno
 d'Aminta il cor. Ma chi sarà costui
595che ha dell'affanno altrui
 sì maligno piacer?
 AGENORE
                                     Mia cara Elisa
 esci d'error; nessun t'inganna.
 ELISA
                                                          E sei
 tu sì credulo ancor? Donde apprendesti
 novella sì gentil?
 AGENORE
                                  Da lui.
 ELISA
                                                 Da lui?
 AGENORE
600Sì dall'istesso Aminta.
 ELISA
 Dove?
 AGENORE
                Qui.
 ELISA
                           Quando?
 AGENORE
                                              Or' ora.
 ELISA
                                                               E disse?
 AGENORE
                                                                                 E disse
 che al voler d'Alessandro
 non dessi oppor chi ne riceve un regno.
 ELISA
 Santi numi del ciel! Come? A Tamiri
605darà la man?
 AGENORE
                           La mano e il cor.
 ELISA
                                                           Che possa
 così tradirmi Aminta? Ah non sia vero. (Con impeto, ma piangendo)
 Non lo speri Alessandro,
 nol pretenda Tamiri; egli è mio sposo;
 la sua sposa son io;
610io l'amai da che nacqui; Aminta è mio.
 AGENORE
 È giusto, o bella ninfa,
 ma inutile il tuo duol. Con quei trasporti
 che puoi far?
 ELISA
                           Che far posso? Ad Alessandro,
 agli uomini, agli dei pietà, mercede,
615giustizia chiederò. Voglio che Aminta
 confessi a tutti in faccia
 che del suo cor m'ha fatto dono; e voglio,
 se pretende il crudel che ad altri il ceda,
 voglio morir d'affanno, e ch'ei lo veda.
 
620   Io rimaner divisa
 dal caro mio pastore?
 No, non lo vuole amore;
 no, non lo soffre Elisa;
 no, sì tiranno il core
625il mio pastor non ha.
 
    Ch'altri il mio ben m'involi
 e poi ch'io mi consoli?
 Come non hai rossore
 di sì crudel pietà? (Parte)
 
 SCENA IV
 
 AGENORE, poi TAMIRI
 
 AGENORE
630Povera ninfa! Io ti compiango; e intendo
 nella mia la tua pena. E pure Elisa
 ha di me più valor. Perde il suo bene;
 ed ha cor di vederlo. A tal cimento
 la mia virtù non basta. Io da Tamiri
635convien che fugga; e ritrovar non spero
 alla mia debolezza altro ricorso. (In atto di partire)
 TAMIRI
 Agenore t'arresta.
 AGENORE
                                    (Oh dei! Soccorso!)
 TAMIRI
 D'un regno debitrice (Con ironia)
 ad amator sì degno
640dunque è Tamiri?
 AGENORE
                                    Il debitore è il regno.
 TAMIRI
 Perché sì gran novella (Come sopra)
 non recarmi tu stesso? Io dal tuo labbro
 più che da un foglio tuo l'avrei gradita.
 AGENORE
 Troppo mi parve ardita
645quest'impresa, o regina.
 TAMIRI
                                               Era men grande (Con risentimento)
 che il cedermi ad Aminta.
 AGENORE
                                                  È ver; ma forse
 l'idea del dover mio
 in faccia a te... Bella regina, addio. (In atto di partire)
 TAMIRI
 Sentimi. Dove corri?
 AGENORE
                                         A ricordarmi
650che sei la mia sovrana.
 TAMIRI
 Sol tua mercé. (Con ironia)
 AGENORE
                              Ch'io d'esser teco eviti
 chiede il rispetto mio.
 TAMIRI
                                           Tanto rispetto (Con isdegno)
 è immaturo finor. Sarà più giusto
 quando al tuo re la mano
655porger m'avrai veduto.
 AGENORE
 Io nol vedrò.
 TAMIRI
                          Che? Nol vedrai? Ti voglio (Con impeto)
 presente alle mie nozze.
 AGENORE
                                              Ah no, perdona;
 questo è l'ultimo addio.   (In atto di partire)
 TAMIRI
                                                Senti. Ove vai?
 AGENORE
 Ove il ciel mi destina.
 TAMIRI
660E ubbidisci così la tua regina? (Con impeto)
 AGENORE
 Già senza me...
 TAMIRI
                               No; senza te sarebbe
 la mia sorte men bella.
 AGENORE
                                            E che pretendi?
 TAMIRI
 Che mi vegga felice (Con ironia)
 il mio benefattore, e si compiaccia
665dell'opra sua.
 AGENORE
                            (Che tirannia!) Deh cangia
 Tamiri per pietà...
 TAMIRI
                                     Prieghi non odo, (Con impeto)
 né scuse accetto. Ubbidienza io voglio
 da un suddito fedele.
 AGENORE
 (Oh dio!)
 TAMIRI
                     M'udisti? (Come sopra)
 AGENORE
                                         Ubbidirò, crudele. (Tamiri parte)
670   Sol può dir come si trova
 un amante in questo stato
 qualche amante sfortunato
 che lo prova al par di me.
 
    Un tormento è quel ch'io sento
675più crudel d'ogni tormento.
 È un tormento disperato
 che soffribile non è. (Parte)
 
 SCENA V
 
 Parte dello spazio circondato dal gran portico del celebre tempio di Ercole Tirio. Dal destro lato, molto innanzi, ricco ed elevato trono con due sedili, sopra de’ quali scettro e corona reale. Concorso per tutto di cittadini e pastori.
 
 Fra l’armonia strepitosa de’ militari strumenti esce ALESSANDRO, preceduto da’ capitani greci e seguito da’ nobili di Sidone. Poi TAMIRI, indi AGENORE
 
 ALESSANDRO
 
    Voi che fausti ognor donate
 nuovi germi a' lauri miei,
680secondate amici dei
 anche i moti del mio cor.
 
 
 Olà, che più si tarda? Il sol tramonta;
 perché il re non si vede?
 Dov'è Tamiri?
 TAMIRI
                              È d'Alessandro al piede.
 ALESSANDRO
685Sei tu la principessa?
 TAMIRI
 Son io.
 AGENORE
                Signor, non dubitarne; è dessa.
 TAMIRI
 Perdonare a' nemici
 sanno gli eroi; ma sollevargli al trono
 sanno sol gli Alessandri. Io dirti i moti,
690signor, non so che per te sento in petto.
 Vincitor ti rispetto, eroe t'onoro;
 t'amo benefattor, nume t'adoro.
 ALESSANDRO
 È gran premio dell'opra
 render superbo un trono
695di sì amabil regina.
 TAMIRI
                                       Ancor nol sono.
 ALESSANDRO
 Ma sol manca un istante.
 TAMIRI
 Odi. Agenore amante
 la mia grandezza all'amor suo prepone;
 se alla grandezza mia posporre io debba
700un'anima sì fida,
 esamini Alessandro e ne decida.
 Quel che nel caso mio
 Alessandro faria, far voglio anch'io.
 ALESSANDRO
 E tu sapesti amando... (Ad Agenore)
 AGENORE
                                            Odila, e vedi
705se usurpar dessi al trono
 un'anima sì bella.
 ALESSANDRO
                                    E tu sì grata (A Tamiri)
 dunque ti senti a lui!...
 TAMIRI
                                            L'ascolta; e dimmi
 se merita un gastigo
 tanta virtù.
 AGENORE
                        Ma principessa, or ora
710lieta pur mi paresti
 del nuziale invito.
 TAMIRI
 No. Ma tu mi credesti
 più ambiziosa che amante; io t'ho punito.
 ALESSANDRO
 Dei, qual virtù! Qual fede!
 
 SCENA VI
 
 ELISA e detti
 
 ELISA
715Ah giustizia, signor, pietà, mercede.
 ALESSANDRO
 Chi sei? Che brami?
 ELISA
                                         Io sono Elisa. Imploro
 d'Alessandro il soccorso
 a pro d'un core ingiustamente oppresso.
 ALESSANDRO
 Contro chi mai?
 ELISA
                                 Contro Alessandro istesso.
 ALESSANDRO
720Che ti fece Alessandro?
 ELISA
                                             Egli m'invola
 ogni mia pace, ogni mio ben; d'affanno
 ei vuol vedermi estinta.
 D'Aminta io vivo; ei mi rapisce Aminta.
 ALESSANDRO
 Aminta! E qual ragione
725hai tu sopra di lui?
 ELISA
                                      Qual? Da bambina
 ebbi il suo core in dono; e fino ad ora
 sempre quel core ho posseduto in pace.
 È un ingiusto, è un rapace
 chi ne dispon s'io non lo cedo; ed io
730la vita cederò, non l'idol mio.
 ALESSANDRO
 Colui, che il cor ti diè, ninfa gentile,
 era Aminta il pastore; a te giammai
 Abdolonimo il re non diede il core.
 
 SCENA VII
 
 AMINTA in abito pastorale seguito da pastorelli, che portano sopra due bacili le vesti reali, e detti
 
 AMINTA
 Signore io sono Aminta e son pastore.
 ALESSANDRO
735Come!
 AMINTA
                Le regie spoglie (Si depongono i bacili a’ piedi d’Alessandro)
 ecco al tuo piè; con le mie lane intorno
 alla mia greggia, alla mia pace io torno.
 ALESSANDRO
 E Tamiri non è...
 AMINTA
                                  Tamiri è degna
 del cor d'un re; ma non è degna Elisa
740ch'io le manchi di fé. Pastor mi scelse,
 re non deggio lasciarla. Elisa e trono
 giàcché non vanno insieme, abbiasi il regno
 chi ha di regnar talento;
 purch'Elisa mi resti, io son contento.
 AGENORE
745Che ascolto!
 ALESSANDRO
                         Ove son io!
 ELISA
 Agenore, io tel dissi; Aminta è mio.
 ALESSANDRO
 Oh dei! Quando felici
 tutti io render pretendo,
 miseri ad onta mia tutti io vi rendo!
750Ah non sia ver! Sì generosi amanti
 non divida Alessandro. Eccoti, Aminta,
 la bella Elisa. Ecco, Tamiri, il tuo
 Agenore fedel. Voi di Sidone
 or sarete i regnanti; e voi soggetti
755non resterete. A fabbricarvi il trono
 la mia fortuna impegno;
 ed a tanta virtù non manca un regno.
 TAMIRI, AGENORE A DUE
 Oh grande!
 AMINTA, ELISA A DUE
                        Oh giusto!
 ALESSANDRO
                                              Ah vegga alfin Sidone
 coronato il suo re.
 AMINTA
                                   Ma in queste spoglie...
 ALESSANDRO
760In quelle spoglie a caso
 qui non ti guida il cielo. Il ciel predice
 del tuo regno felice
 tutto per questa via forse il tenore.
 Bella sorte d'un regno è il re pastore.
 CORO
 
765   Dalla selva e dall'ovile
 porti al soglio Aminta il piè.
 
    Ma per noi non cangi stile;
 sia pastore il nostro re.
 
 Il fine