Artaserse, libretto, Stoccarda, Cotta, 1756

 SCENA IV
 
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 MANDANE e SEMIRA
 
 
 SEMIRA
 Ah sentimi Mandane...
 MANDANE
475Non m'arrestar, Semira.
 SEMIRA
                                               Ove t'affretti?
 MANDANE
 Vado al real consiglio.
 SEMIRA
                                          Io tua seguace
 sarò, se giova all'infelice Arbace.
 MANDANE
 L'interesse è distinto;
 tu salvo il brami ed io lo voglio estinto.
 SEMIRA
480E un'amante d'Arbace
 parla così?
 MANDANE
                       Parla così, Semira,
 una figlia di Serse.
 SEMIRA
                                     Il mio germano
 o non ha colpa o per tua colpa è reo,
 perché troppo t'amò...
 MANDANE
                                           Questo è il maggiore
485de' falli suoi. Col suo morir degg'io
 giustificar me stessa e vendicarmi
 di quel rossor che soffre
 il mio genio real che a lui donato
 dovea destarlo a generose imprese,
490e per mia pena un traditor lo rese.
 SEMIRA
 Va', sollecita il colpo,
 accusalo, spietata,
 riducilo a morir; però misura
 prima la tua costanza. Hai da scordarti
495le speranze, gli affetti,
 la data fede...
 MANDANE
                            Ah barbara Semira
 io che ti feci mai? Perché risvegli
 quella al dover ribelle
 colpevole pietà che opprimo in seno
500a forza di virtù? Perché ritorni
 con quest'idea, che 'l mio coraggio atterra,
 fra' miei pensieri a rinnovar la guerra?
 
    Se d'un amor tiranno
 credei di trionfar,
505lasciami nell'inganno,
 lasciami lusingar
 che più non amo.
 
    Se l'odio è il mio dover,
 barbara, e tu lo sai,
510perché avveder mi fai
 che invan lo bramo? (Parte con Semira)