Artaserse, libretto, Stoccarda, Cotta, 1756

 i sospetti, gl’indizi; e la ragione
 dell’innocenza tua sia manifesta.
 ARBACE
430Io non son reo, la mia difesa è questa.
 ARTABANO
 (Seguitasse a tacer).
 MANDANE
                                        Ma i sdegni tuoi
 contro Serse?
 ARBACE
                            Eran giusti.
 ARTASERSE
                                                    La tua fuga?
 ARBACE
 Fu vera.
 MANDANE
                   Il tuo silenzio?
 ARBACE
 È necessario.
 ARTASERSE
                           Il tuo confuso aspetto?
 ARBACE
435Lo merita il mio stato.
 MANDANE
                                           E il ferro asperso
 di caldo sangue?
 ARBACE
                                 Era in mia mano, è vero.
 ARTASERSE
 E non sei delinquente?
 MANDANE
 E l’uccisor non sei?
 ARBACE
                                      Sono innocente.
 ARTASERSE
 Ma l’apparenza, o Arbace,
440ti accusa, ti condanna.
 ARBACE
 Lo veggo anch’io ma l’apparenza inganna.
 ARTASERSE
 Tu non parli, o Semira?
 SEMIRA
                                              Io son confusa.
 ARTASERSE
 Parli Artabano.
 ARTABANO
                               Oh dio!
 Mi perdo anch’io nel meditar la scusa.
 ARTASERSE
445Misero, che farò! Punire io deggio
 nell’amico più caro il più crudele
 orribile nemico! A che mostrarmi
 così gran fedeltà barbaro Arbace?
 Quei soavi costumi,
450quell’amor, quelle prove
 d’incorrotta virtude erano inganni
 dunque d’un’alma rea? Potessi almeno
 quel momento obliar che in mezzo all’armi
 me da’ nemici oppresso