Artaserse, libretto, Stoccarda, Cotta, 1756

 SCENA VIII
 
 ARBACE con catene fra alcune guardie e detti
 
 ARBACE
585Tanto in odio alla Persia
 dunque son io che di mia rea fortuna
 l'ingiustizie a mirar tutta s'aduna!
 Mio re...
 ARTASERSE
                   Chiamami amico; infin ch'io possa
 dubitar del tuo fallo esserlo voglio;
590e perché sì bel nome
 in un giudice è colpa, ad Artabano
 il giudicio è commesso.
 ARBACE
                                             Al padre!
 ARTASERSE
                                                                 A lui.
 ARBACE
 (Gelo d'orror!)
 ARTABANO
                              Che pensi? Ammiri forse
 la mia costanza?
 ARBACE
                                 Inorridisco, o padre,
595nel mirarti in quel luogo. E ripensando
 qual io son, qual tu sei. Come potesti
 farti giudice mio? Come conservi
 così intrepido il volto e non ti senti
 l'anima lacerar?
 ARTABANO
                                 Quei moti interni
600che io provo in me, tu ricercar non devi,
 né quale intelligenza
 abbia col volto il cor. Qualunque io sia,
 lo son per colpa tua. Se a' miei consigli
 tu davi orecchio e seguitar sapevi
605l'orme d'un padre amante, in faccia a questi
 giudice non sarei, reo non saresti.
 ARTASERSE
 Misero genitor!
 MANDANE
                                Qui non si venne
 i vostri ad ascoltar privati affanni;
 o Arbace si difenda o si condanni.
 ARBACE
610(Quanto rigor!)
 ARTABANO
                                Dunque alle mie richieste
 risponda il reo. Tu comparisci, Arbace,
 di Serse l'uccisor. Ne sei convinto;
 ecco le prove. Un temerario amore,
 uno sdegno ribelle...
 ARBACE
                                        Il ferro, il sangue,
615il tempo, il luogo, il mio timor, la fuga
 so che la colpa mia fanno evidente;
 e pur vero non è, sono innocente.
 ARTABANO
 Dimostralo, se puoi; placa lo sdegno
 dell'offesa Mandane.
 ARBACE
                                         Ah se mi vuoi
620costante nel soffrir, non assalirmi
 in sì tenera parte. Al nome amato,
 barbaro genitor...
 ARTABANO
                                   Taci, e non vedi
 nella tua cieca intolleranza e stolta
 dove sei, con chi parli e chi t'ascolta?
 ARBACE
625Ma padre...
 ARTABANO
                        (Affetti, ah tollerate il freno!)
 MANDANE
 (Povero cor, non palpitarmi in seno).
 ARTABANO
 Chiede pur la tua colpa
 difesa o pentimento.
 ARTASERSE
                                         Ah porgi aita
 alla nostra pietà.
 ARBACE
                                 Mio re, non trovo
630né colpa, né difesa
 né motivo a pentirmi; e se mi chiedi
 mille volte ragion di questo eccesso,
 tornerò mille volte a dir l'istesso.
 ARTABANO
 (O amor di figlio!)
 MANDANE
                                     Egli ugualmente è reo,
635o se parla o se tace. Or che si pensa?
 Il giudice che fa? Questo è quel padre
 che vendicar doveva un doppio oltragio?
 ARBACE
 Mi vuoi morto, o Mandane?
 MANDANE
                                                     (Alma coraggio).
 ARTABANO
 Principessa, è il tuo sdegno
640sprone alla mia virtù. Resti alla Persia
 nel rigor d'Artabano un grand'esempio
 di giustizia e di fé non visto ancora.
 Io condanno il mio figlio; Arbace mora. (Sottoscrive il foglio)
 MANDANE
 (O dio!)
 ARTASERSE
                   Sospendi amico
645il decreto fatal.
 ARTABANO
                              Segnato è il foglio,
 ho compito il dover. (S’alza e dà il foglio)
 ARTASERSE
                                        Barbaro vanto! (Scende dal trono e i grandi si levano da sedere)
 SEMIRA
 Padre inumano!
 MANDANE
                                 (Ah mi tradisce il pianto!)
 ARBACE
 Piange Mandane? E pur sentisti alfine
 qualche pietà del mio destin tiranno.
 MANDANE
650Si piange di piacer, come d'affanno.
 ARTABANO
 Di giudice severo
 adempite ho le parti. Ah si permetta
 agli affetti di padre
 uno sfogo, o signor. Figlio, perdona
655alla barbara legge
 d'un tiranno dover. Soffri, che poco
 ti rimane a soffrir. Non ti spaventi
 l'aspetto della pena; il mal peggiore
 è de' mali il timor.
 ARBACE
                                     Vacilla, o padre,
660la sofferenza mia. Trovarmi esposto
 in faccia al mondo intero
 in sembianza di reo: veder recise
 sul verdeggiar le mie speranze, estinti
 sull'aurora i miei dì, vedermi in odio
665alla Persia, all'amico, a lei che adoro,
 saper che 'l padre mio...
 Barbaro padre... (Ah, ch'io mi perdo!) Addio. (In atto di partire, poi si ferma)
 ARTABANO
 (Io gelo).
 MANDANE
                    (Io moro).
 ARBACE
                                          Oh temerario Arbace,
 dove trascorri? Ah genitor, perdono.
670Eccomi a' piedi tuoi. Scusa i trasporti
 d'un insano dolor. Tutto il mio sangue
 si versi pur, non me ne lagno; e invece
 di chiamarla tiranna,
 io bacio quella man che mi condanna.
 ARTABANO
675Basta, sorgi; purtroppo
 hai ragion di lagnarti;
 ma sappi... (Oh dei!) Prendi un abbraccio e parti.
 ARBACE
 
    Per quel paterno amplesso,
 per questo estremo addio,
680conservami te stesso,
 placami l'idol mio,
 difendimi il mio re.
 
    Vado a morir beato,
 se della Persia il fato
685tutto si sfoga in me. (Parte fra le guardie seguito da Megabise e partono i grandi)