Artaserse, libretto, Stoccarda, Cotta, 1756

 SCENA IX
 
 MANDANE, ARTASERSE, SEMIRA ed ARTABANO.
 
 MANDANE
 Ah che al partir d'Arbace
 io comincio a provar che sia la morte!
 ARTASERSE
 Quanto, amata Semira
 congiura il ciel del nostro Arbace a danno!
 SEMIRA
690Inumano tiranno!
 Così presto ti cangi?
 Prima uccidi l'amico, e poi lo piangi. (Parte)
 ARTASERSE
 Dell'ingrata Semira (Ad Artabano)
 i rimproveri udisti? Io son pietoso,
695e tiranno mi chiama.
 ARTABANO
                                         Ah, non lagnarti:
 Lascia a me le querele. Oggi d'ogni altro
 Più misero son io.
 ARTASERSE
 Grande è il tuo duol, ma non è lieve il mio. (Parte)
 ARTABANO
 A prezzo del mio sangue ecco, o Mandane,
700soddisfatto il tuo sdegno.
 MANDANE
                                                Ah scellerato!
 Fuggi dagli occhi miei, fuggi la luce
 delle stelle e del sol; celati, indegno,
 nelle più cupe e cieche
 viscere della terra,
705se pur la terra istessa a un empio padre,
 così d'umanità privo e d'affetto,
 nelle viscere sue darà ricetto.
 ARTABANO
 Dunque la mia virtù...
 MANDANE
                                           Taci, inumano;
 di qual virtù ti vanti?
710Ha questa i suoi confini; e quando eccede,
 cangiata in vizio ogni virtù si vede.
 ARTABANO
 Ma non sei quell'istessa
 che finor m'irritò?
 MANDANE
                                     Son quella e sono
 degna di lode. E se dovesse Arbace
715giudicarsi di nuovo, io la sua morte
 di nuovo chiederei. Dovea Mandane
 un padre vendicar; salvare un figlio
 Artabano doveva. A te l'affetto,
 l'odio a me conveniva. Io l'interesse
720d'una tenera amante
 non dovevo ascoltar; ma tu dovevi
 di giudice il rigor porre in obblio;
 questo era il tuo dover, questo era il mio.
 
    Va' tra le selve ircane,
725barbaro genitore!
 Fiera di te peggiore,
 mostro peggior non v'è.
 
    Quanto di reo produce
 l'Africa al sol vicina,
730l'inospita marina,
 tutto s'aduna in te. (Parte)