Artaserse, libretto, Stoccarda, Cotta, 1756

 SCENA PRIMA
 
 Parte interna della fortezza nella quale è ritenuto prigione Arbace. Cancelli in prospetto. Picciola porta a mano destra per la quale si ascende alla reggia.
 
 ARBACE, poi ARTASERSE
 
 ARBACE
 
    Perché tarda è mai la morte,
 quando è termine al martir!
 
    A chi vive in lieta sorte
750è sollecito il morir.
 
 ARTASERSE
 Arbace!
 ARBACE
                  Oh dei, che miro! In questo albergo
 di mestizia e d'orror chi mai ti guida?
 ARTASERSE
 La pietà, l'amicizia.
 ARBACE
                                       A funestarti
 perché vieni, o signor?
 ARTASERSE
                                            Vengo a salvarti.
 ARBACE
755A salvarmi!
 ARTASERSE
                         Non più. Per questa via,
 che in solitaria parte
 termina della reggia, i passi affretta;
 fuggi cauto da questo
 in altro regno e quivi
760rammentati Artaserse, amalo e vivi.
 ARBACE
 Mio re, se reo mi credi,
 perché vieni a salvarmi? E se innocente,
 perché debbo fuggir?
 ARTASERSE
                                          Se reo tu sei,
 io ti rendo una vita
765che a me donasti; e se innocente, io t'offro
 quello scampo che solo
 puoi tacendo ottener. Fuggi, risparmia
 d'un amico all'affetto
 d'ucciderti il dolor. Placa i tumulti
770di quest'alma agitata.
 ARBACE
 Ma potrebbe il tuo dono
 un giorno esser palese. E allora...
 ARTASERSE
                                                              Ah parti,
 amico, io te ne priego; e se pregando
 null'ottener poss'io, re tel comando.
 ARBACE
775Ubbidisco al mio re. Possa una volta
 esserti grato Arbace. Ascolti intanto
 il cielo i voti miei;
 regni Artaserse e gli anni
 del suo regno felice
780distinguano i trionfi. Allori e palme
 tutto il mondo vassallo a lui raccolga;
 lentamente ravvolga
 i suoi giorni la parca; e resti a lui
 quella pace ch'io perdo,
785che non spero trovar fino a quel giorno
 che alla patria e all'amico io non ritorno.
 
    L'onda dal mar divisa
 bagna la valle, il monte;
 va passagiera in fiume,
790va prigioniera in fonte,
 mormora sempre e geme,
 fin che non torna al mar.
 
    Al mar dov'ella nacque,
 dove acquistò gli umori,
795dove da' lunghi errori
 spera di riposar. (Parte)