Catone in Utica, libretto, Stoccarda, Cotta, 1754

 SCENA IV
 
 Parte interna delle mura di Utica con porta della città in prospetto chiusa da un ponte che poi si abbassa.
 
 CATONE, poi CESARE e FULVIO
 
 CATONE
 Dunque Cesare venga. Io non intendo
 qual cagion lo conduca: è inganno? È tema?
90No, d'un romano in petto
 non giunge a tanto ambizion d'impero
 che dia ricetto a così vil pensiero. (Cala il ponte e si vede venir Cesare con Fulvio)
 CESARE
 Con cento squadre e cento
 a mia difesa armate in campo aperto
95non mi presento a te. Senz'armi e solo
 sicuro di tua fede
 fra le mura nemiche io porto il piede.
 Tanto Cesare onora
 la virtù di Catone, emulo ancora.
 CATONE
100Mi conosci abbastanza.
 CESARE
 È ver, noto mi sei. Già il tuo gran nome
 fin da' primi anni a vennerare appresi.
 In cento bocche intesi
 della patria chiamarti
105padre e sostegno e delle antiche leggi
 rigido difensor. Fu poi la sorte
 prodiga all'armi mie del suo favore.
 Ma l'acquisto maggiore,
 per cui contento ogni altro acquisto io cedo,
110è l'amicizia tua, questa ti chiedo.
 FULVIO
 E il Senato la chiede; a voi m'invia
 nuncio del suo volere.
 CATONE
 Chi vuol Catone amico
 facilmente lo avrà; sia fido a Roma.
 CESARE
115Chi più fido di me! Spargo per lei
 il sudor da gran tempo e il sangue mio.
 E dal clima remoto
 se venni poi...
 CATONE
                             Già tutto il resto è noto.
 Di tue famose imprese
120godiamo i frutti e in ogni parte abbiamo
 pegni dell'amor tuo.