Catone in Utica, libretto, Stoccarda, Cotta, 1754

 SCENA IX
 
 Camera con sedie.
 
 CATONE e CESARE
 
 CATONE
535Cesare, a me son troppo
 preziosi i momenti e qui non voglio
 perderli in ascoltarti,
 o stringi tutto in poche note o parti. (Siede)
 CESARE
 T'appagherò. (Come m'accoglie!) Il primo (Siede)
540de' miei desiri è il renderti sicuro
 che il tuo cor generoso,
 che la costanza tua...
 CATONE
                                        Cangia favella
 se pur vuoi che t'ascolti; io so che questa
 artificiosa lode è in te fallace
545e vera ancor da' labbri tuoi mi spiace.
 CESARE
 (Sempre è l'istesso?) Ad ogni costo io voglio
 pace con te, tu scegli i patti, io sono
 ad accettargli accinto
 come faria col vincitore il vinto.
550(Or che dirà?)
 CATONE
                              Tanto offerisci?
 CESARE
                                                             E tanto
 adempirò, che dubitar non posso
 d'una ingiusta richiesta.
 CATONE
 Giustissima sarà. Lascia dell'armi
 l'usurpato comando; il grado eccelso
555di dittator deponi; e come reo
 rendi in carcere angusto
 alla patria ragion de' tuoi misfatti;
 questi, se pace vuoi, saranno i patti.
 CESARE
 Ed io dovrei...
 CATONE
                             Di rimanere oppresso
560non dubitar, che allora
 sarò tuo difensore.
 CESARE
                                     (E soffro ancora!)
 Tu sol non basti, io so quanti nemici
 con gli eventi felici
 m'irritò la mia sorte, onde potrei
565i giorni miei sagrificare invano.
 CATONE
 Ami tanto la vita e sei romano?
 In più felice etade agli avi nostri
 non fu cara così. Curzio rammenta,
 Decio rimira a mille squadre a fronte,
570vedi Scevola all'ara, Orazio al ponte.
 CESARE
 Se allor giovò di questi,
 nuocerebbe alla patria or la mia morte.
 CATONE
 Per qual ragione?
 CESARE
                                   È necessario a Roma
 che un sol comandi.
 CATONE
                                       È necessario a lei
575ch'ugualmente ciascun comandi e serva.
 CESARE
 Meglio il voler d'un solo
 regola sempre altrui. Solo fra numi
 Giove il tutto dal ciel governa e muove.
 CATONE
 Dov'è costui che rassomigli a Giove?
580Io non lo veggo e se costui vi fosse
 diverrebbe tiranno in un momento.
 CESARE
 Chi non ne soffre un sol, ne soffre cento.
 CATONE
 Così parla un nemico
 della patria e del giusto. Intesi assai,
585basti così. (S’alza)
 CESARE
                       Ferma, Catone.
 CATONE
                                                     È vano
 quanto puoi dirmi.
 CESARE
                                      Un sol momento aspetta,
 altre offerte io farò.
 CATONE
                                      Parla e t'affretta. (Torna a sedere)
 CESARE
 (Quanto sopporto!) Il combattuto acquisto
 dell'impero del mondo, il tardo frutto
590de' miei sudori e de' perigli miei
 se meco in pace sei
 dividerò con te.
 CATONE
                                Sì, perché poi
 diviso ancor fra noi
 di tante colpe tue fosse il rossore.
595E di viltà Catone
 così tentando vai?
 Posso ascoltar di più!
 CESARE
                                         (Son stanco ormai).
 Troppo cieco ti rende
 l'odio per me, meglio rifletti. Io molto
600finor t'offersi e voglio
 offrirti più. Perché fra noi sicura
 rimanga l'amistà, darò di sposo
 la destra a Marzia.
 CATONE
                                     Alla mia figlia?
 CESARE
                                                                   A lei.
 CATONE
 Ah prima degli dei
605piombi sopra di me tutto lo sdegno
 ch'io l'infame disegno
 d'opprimer Roma ad approvar m'induca
 con l'odioso nodo! Ombre onorate
 de' Bruti, de' Virgini oh come adesso
610fremerete d'orror! Che audacia, oh numi!
 E Catone l'ascolta?
 E a proposte sì ree...
 CESARE
                                        Taci una volta. (S’alzano)
 Hai cimentato assai
 la tolleranza mia. Che più degg'io
615soffrir da te? Per tuo riguardo, il corso
 trattengo a' miei trionfi; io stesso vengo
 dell'onor tuo geloso a chieder pace;
 de' miei sudati acquisti
 ti voglio a parte; offro a tua figlia in dono
620questa man vincitrice; a te cortese
 per cento offese e cento
 rendo segni d'amor, né sei contento?
 Che vorresti? Che speri?
 Che pretendi da me? Se d'esser credi
625argine alla fortuna
 di Cesare tu solo, invan lo speri.
 Han principio dal ciel tutti gl'imperi.
 CATONE
 Favorevoli agli empi
 sempre non son gli dei.
 CESARE
                                             Vedrem fra poco
630colle nostr'armi altrove
 chi favorisca il ciel. (In atto di partire)