Ciro riconosciuto, libretto, Ferrara, Barbieri, 1744

 SCENA V
 
 Parte interna della capanna di Mitridate con porta in faccia che unicamente v’introduce.
 
 CIRO e MITRIDATE
 
 CIRO
 Come! Io son Ciro? E quanti
145Ciri vi son? Già sul confin del regno
 sai pur che un Ciro è giunto. Il re non venne
 per incontrarlo?
 MITRIDATE
                                 Il re s'inganna. È quello
 un finto Ciro. Il ver tu sei.
 CIRO
                                                  L'arcano
 meglio mi spiega. Io non l'intendo.
 MITRIDATE
                                                                  Ascolta.
150Sognò Astiage una volta...
 CIRO
                                                 Io so di lui
 il sogno ed il timor; de' saggi suoi
 so il barbaro consiglio; il nato Ciro
 so che ad Arpago diessi e so...
 MITRIDATE
                                                        Non darti
 sì gran fretta, o signor; quindi incomincia
155quel che appunto non sai. Sentilo. Il fiero
 cenno non ebbe core
 Arpago d'eseguir. Fra gli ostri involto
 timido a me ti reca...
 CIRO
                                         E tu nel bosco...
 MITRIDATE
 No; lascia ch'io finisca. (Oh impaziente
160giovane età!) La mia consorte avea
 un bambin senza vita
 partorito in quel dì; proposi il cambio;
 piacque. Te per mio figlio
 sotto nome d'Alceo serbo ed espongo
165l'estinto in vece tua.
 CIRO
                                       Dunque...
 MITRIDATE
                                                            Non vuoi
 ch'io siegua? Addio.
 CIRO
                                        Sì sì perdona.
 MITRIDATE
                                                                    Il cenno
 credé compiuto il re. Pensovvi; e sciolto
 dal suo timor, vide il suo fallo; intese
 del sangue i moti e fra i rimorsi suoi
170pace più non avea. Quasi tre lustri
 Arpago tacque; alfin stimò costante
 d'Astiage il pentimento e te gli parve
 tempo di palesar. Pur come saggio
 prima il guado tentò. Desta una voce
175s'era in que' dì che Ciro
 fra gli Sciti vivea, ch'altri in un bosco
 lo raccolse bambino. O sparso fosse
 dall'impostor quel grido o che dal grido
 nascesse l'impostor, vi fu l'audace
180che il tuo nome usurpò.
 CIRO
                                              Sarà quel Ciro
 che vien...
 MITRIDATE
                      Quello. T'accheta. Al re la fola
 Arpago accreditò, dentro al suo core
 ragionando in tal guisa. O il re ne gode
 ed io potrò sicuro
185il suo Ciro scoprirgli; o il re si sdegna
 e i suoi sdegni cadranno
 sopra dell'impostor.
 CIRO
                                       Ma già che tanto
 tenero Astiage è del nipote e vuole
 oggi stringerlo al sen, perché si tace
190il vero a lui?
 MITRIDATE
                          Dell'animo reale
 Arpago non si fida. Il re gli fece
 svenar un figlio in pena
 del trasgredito cenno; e mal s'accorda
 tanto affetto per Ciro e tanto sdegno
195per chi lo conservò. Prima fu d'uopo
 contro di lui munirti. Alfin l'impresa
 oggi è matura. Al tramontar del sole
 sarai palese al mondo; abbraccerai
 la madre, il genitor. Questi fra poco
200verrà; l'altra già venne.
 CIRO
                                             È forse quella
 che mi parve sì bella, or or che quindi
 frettolosa passò?
 MITRIDATE
                                 No; fu la figlia
 d'Arpago.
 CIRO
                     Addio. (Vuol partire)
 MITRIDATE
                                    Dove?
 CIRO
                                                   A cercar la madre. (Come sopra)
 MITRIDATE
 Fermati; ascolta. Ella, Cambise e ognuno
205crede finora al finto Ciro e giova
 l'inganno lor, che se Mandane...
 CIRO
                                                            A lei
 mai per qualunque incontro
 non spiegherò chi sono
 fin che tu nol permetta. Addio. Diffidi
210della promessa mia? Tutti ne chiamo
 in testimonio i numi. (Come sopra)
 MITRIDATE
                                           Ah senti. E quando
 comincerai codesti
 impeti giovanili
 a frenare una volta! In quel che brami
215tutto t'immergi. Ah come parlo! All'uso
 di tant'anni, o signor, questa perdona
 paterna libertà. So che favella
 cambiar teco degg'io. Rigido padre
 no, non riprendo un figlio;
220servo fedele, il mio signor consiglio.
 CIRO
 Padre mio, caro padre, è vero, è vero,
 conosco i troppo ardenti
 impeti miei; gli emenderò; cominci
 l'emenda mia dall'ubbidirti. Ah mai,
225mai più non dir che il figlio tuo non sono.
 È troppo caro a questo prezzo il trono.
 
    Ognor tu fosti il mio
 tenero padre amante;
 essere il tuo vogl'io
230tenero figlio ognor.
 
    E in faccia al mondo intero
 rispetterò regnante
 quel venerato impero
 che rispettai pastor. (Parte)