Ciro riconosciuto, libretto, Mantova, Pazzoni, 1758

 SCENA III
 
 MANDANE ed ARPAGO
 
 MANDANE
95Ed Astiage non viene! Arpago, io vado
 ad affrettarlo. Ah fosse
 il mio sposo presente. Oh dio! Qual pena
 sarà per lui nel doloroso esiglio
 saper trovato il figlio,
100non poterlo veder! Tutte figuro
 le smanie sue; gli sto nel cor.
 ARPAGO
                                                       Mandane,
 odi; taci il segreto e ti consola.
 Cambise oggi vedrai.
 MANDANE
                                          Cambise! E come?
 ARPAGO
 Di più non posso dirti.
 MANDANE
                                            Ah mi lusinghi
105Arpago.
 ARPAGO
                  No. Su la mia fé riposa.
 Tel giuro; oggi il vedrai.
 MANDANE
                                              Vedrò lo sposo!
 L'unico, il primo oggetto
 del tenero amor mio! Che già tre lustri
 piansi invano e chiamai!
 ARPAGO
                                                Sì.
 MANDANE
                                                        Numi eterni,
110che impetuoso è questo
 torrente di contenti! Oh figlio! Oh sposo!
 Oh me felice! Arpago, amico, io sono
 fuor di me stessa. E nel contento estremo
 per soverchio piacer lagrimo e tremo.
 
115   Par che di giubilo
 l'alma deliri,
 par che mi manchino
 quasi i respiri,
 che fuor del petto
120mi balzi il cor.
 
    Quanto è più facile
 che un gran diletto
 giunga ad uccidere
 che un gran dolor! (Parte)