La clemenza di Tito, libretto, Stoccarda, Cotta, 1753

 SCENA V
 
 CIRO fra le guardie e detti
 
 ASTIAGE
                                 È quello
650di Mitridate il figlio? (Ad Arpago a parte)
 ARPAGO
                                          Appunto.
 ASTIAGE
                                                              Oh dei!
 Che nobil volto! Il portamento altero
 poco s’accorda alla natia capanna.
 Che dici? (Ad Arpago)
 ARPAGO
                      È ver; ma l’apparenza inganna.
 CIRO
 Dimmi, Arpalice, è quello (Ad Arpalice a parte)
655il nostro re?
 ARPALICE
                         Sì.
 CIRO
                                 Pur mi desta in petto
 sensi di tenerezza e di rispetto. (Da sé)
 ASTIAGE
 (Parlar seco è imprudenza.
 Partasi). (S’incamina e poi si ferma)
 ARPAGO
                    (Lode al cielo).
 ASTIAGE
                                                 Arpago, e pure (Ad Arpago a parte)
 in quel sembiante un non so che ritrovo
660che non distinguo e non mi giunge nuovo.
 ARPAGO
 (Aimè!)
 CIRO
                   Pria che mi lasci, (Appressandosi al re)
 eccelso re...
 ARPAGO
                        Taci, pastor. Commessa
 è a me la sorte tua. Parlando aggravi
 il suo dolor.
 CIRO
                         Più non favello. (Ritirandosi)
 ARPAGO
                                                       E ancora,
665signor, non vai? Qual meraviglia è questa!
 Perché cambi color? Che mai t’arresta?
 ASTIAGE
 
    Non so; con dolce moto
 il cor mi trema in petto;
 sento un affetto ignoto
670che intenerir mi fa.
 
    Come si chiama, oh dio,
 questo soave affetto?
 (Ah se non fosse mio,
 lo crederei pietà). (Parte)
 
 SCENA VI
 
 CIRO, ARPAGO ed ARPALICE
 
 ARPAGO
675(Partì; respiro). Arpalice, col reo
 lasciami solo.
 ARPALICE
                            Ah genitor, tu m’ami;
 sai che Alceo mi difese; e reo lo chiami?
 ARPAGO
 Sparse il sangue real.
 ARPALICE
                                          Senza saperlo,
 assalito...
 ARPAGO
                    Non più. Va’.
 ARPALICE
                                              Se nol salvi
680l’umanitade offendi;
 ah della figlia il difensor difendi.
 ARPAGO
 E se il tuo difensore
 un traditor poi fosse?
 ARPALICE
                                          Un traditore?
 
    Guardalo in volto; e poi
685se tanto core avrai,
 chiamalo traditor.
 
    Come negli occhi suoi,
 bella chi vide mai
 l’immagine di un cor? (Parte)
 
 SCENA VII
 
 ARPAGO e CIRO
 
 ARPAGO
690Quel pastor sia disciolto (Alle guardie)
 e parta ognun. (Partono le guardie)
 CIRO
                               (Quanto la figlia è grata,
 è cauto il genitor).
 ARPAGO
                                    Posso una volta
 parlarti in libertà. Permetti ormai
 che umile a’ piedi tuoi... (Inginocchiandosi)
 CIRO
                                                Sorgi; che fai?
 ARPAGO
695Il primo bacio imprimo
 su la destra reale. Onor dovuto
 purtroppo alla mia fé. Ciro, perdona
 se di pianto mi vedi umido il ciglio;
 questo bacio, o signor, mi costa un figlio.
 CIRO
700Sorgi; vieni, o mio caro
 liberator, vieni al mio sen. Di quanto
 debitor ti son io, già Mitridate
 pienamente m’instrusse.
 ARPAGO
                                                Ancor compita
 l’opra non è. Sul tramontar del sole
705vedrai... Ma vien da lungi
 Mandane a noi; cerca evitarla.
 CIRO
                                                         Intendo.