La clemenza di Tito, libretto, Stoccarda, Cotta, 1753

 SCENA XI
 
 SESTO, VITELLIA, TITO, SERVILIA ed ANNIO col manto di Sesto
 
 ANNIO
                          (Potessi
 Sesto avvertir; m'intenderà). Signore (A Tito)
 già l'incendio cedé; ma non è vero
645che il caso autor ne sia; v'è chi congiura
 contro la vita tua; prendine cura.
 TITO
 Annio, io so... Ma che miro!
 Servilia, il segno che distingue i rei
 Annio non ha sul manto?
 SERVILIA
                                                Eterni dei!
 TITO
650Non v'è che dubbitar. Forma, colore,
 tutto, tutto è concorde.
 SERVILIA
                                            Ah traditore! (Ad Annio)
 ANNIO
 Io traditor!
 SESTO
                        (Che avvenne!)
 TITO
                                                       E sparger vuoi
 tu ancora il sangue mio?
 Annio, figlio, e perché? Che t'ho fatt'io?
 ANNIO
655Io spargere il tuo sangue? Ah pria m'uccida
 un fulmine del ciel.
 TITO
                                      T'ascondi invano.
 Già quel nastro vermiglio,
 divisa de' ribelli a me scoperse
 che a parte sei del tradimento orrendo.
 ANNIO
660Questo! Come!
 SESTO
                               (Ah che feci! Or tutto intendo).
 ANNIO
 Nulla, signor, m'è noto
 di tal divisa. In testimonio io chiamo
 tutti i numi celesti.
 TITO
 Da chi dunque l'avesti?
 ANNIO
665L'ebbi... (Se dico il ver l'amico accuso).
 TITO
 E ben?
 ANNIO
                 L'ebbi... Non so...
 TITO
                                                   L'empio è confuso.
 SESTO
 (Oh amicizia!)
 VITELLIA
                              (Oh timor!)
 TITO
                                                      Dove si trova
 principe, o Sesto amato,
 di me più sventurato?
 SESTO
670(Ah non rimanga oppressa
 l'innocenza per me.
 ANNIO
                                       (Consiglio, oh Dei!).
 TITO
 Servilia, e un tale amante
 val sì gran prezzo?
 SERVILIA
                                     Io dell'affetto antico
 ho rimorso, ho rossor.
 SESTO
                                           (Povero amico!)
 TITO
675Ma dimmi anima ingrata, il sol pensiero (Ad Annio)
 di tanta infedeltà non è bastato
 a farti inorridir?
 SESTO
                                  (Son io l'ingrato.
 Più resister non posso). Eccomi Augusto   (S’inginocchia)
 a' piedi tuoi.
 VITELLIA
                           (Misera me!)
 SESTO
                                                      La colpa
680ond'Annio è reo...
 VITELLIA
                                   Sì, la sua colpa è grande;
 ma la bontà di Tito
 sarà maggior. Per lui signor perdono
 Sesto domanda e lo domando anch'io. (Piano a Sesto)
 (Morta mi vuoi).
 SESTO
                                  (Che atroce caso è il mio). (S’alza)
 TITO
685Annio si scusi almeno.
 ANNIO
 Dirò... (Che posso dir?)
 TITO
                                              Sesto, io mi sento
 gelar per lui. La mia presenza istessa
 più confonder lo fa. Custodi a voi
 Annio consegno. Esamini il Senato
690il disegno, l'errore
 di questo... Ancor non voglio
 chiamarti traditor. Rifletti, ingrato,
 da quel tuo cor perverso
 del tuo principe il cor quanto è diverso.
 
695   Tu, infedel, non hai difese,
 è palese il tradimento;
 io pavento d'oltraggiarti
 nel chiamarti traditor.
 
    Tu, crudel, tradir mi vuoi
700d'amistà col finto velo;
 io mi celo agli occhi tuoi
 per pietà del tuo rossor. (Parte)