La clemenza di Tito, libretto, Stoccarda, Cotta, 1753

 SCENA VI
 
 TITO, PUBLIO, SESTO e custodi. Sesto entrato a pena si ferma
 
 SESTO
 (Numi! È quello ch'io miro (Guardando Tito)
 di Tito il volto! Oh Dio! Come divenne
 terribile per me!)
 TITO
                                    (Stelle! Ed è questo
 il sembiante di Sesto? Il suo delitto
870come lo trasformò! Porta sul volto
 la vergogna, il rimorso e lo spavento).
 PUBLIO
 (Mille affetti diversi ecco a cimento).
 TITO
 Avvicinati. (A Sesto con maestà)
 SESTO
                        (Oh voce
 che mi piomba sul cor!)
 TITO
                                              Non odi? (Come sopra)
 SESTO
                                                                 (Oh dio! (S’avanza due passi)
875Mi trema il piè; sento bagnarmi il volto
 di gelido sudore;
 l'angoscia del morir non è maggiore).
 TITO
 (E pur mi fa pietà). Publio, custodi
 lasciatemi con lui. (Parte Publio e le guardie)
 SESTO
                                     (No; di quel volto
880non ho costanza a sostener l'impero).
 TITO
 Ah Sesto, è dunque vero? (Tito rimasto solo con Sesto depone l’aria maestosa)
 Dunque vuoi la mia morte? E in che t'offese
 il tuo prence, il tuo padre,
 il tuo benefattor? Se Tito augusto
885hai potuto obbliar, di Tito amico
 come non ti sovvenne? Il premio è questo
 della tenera cura
 ch'ebbe sempre di te? Di chi fidarmi
 in avvenir potrò, se giunse, oh dei!
890anche Sesto a tradirmi! E lo potesti!
 E il cor te lo sofferse!
 SESTO
                                         Ah Tito, ah mio (Prorompe in un dirottissimo pianto e se gli getta a’ piedi)
 clementissimo prence,
 non più, non più; se tu veder potessi
 questo misero cor, spergiuro, ingrato
895pur ti farei pietà.  Toglimi presto
 questa vita infedel; lascia ch'io versi,
 se pietoso esser vuoi,
 questo perfido sangue a' piedi tuoi.
 TITO
 Sorgi infelice. (Il contenersi è pena   (Si leva)
900a quel tenero pianto). Or vedi a quale
 lagrimevole stato
 un delitto riduce, una sfrenata
 avidità d'impero! E che sperasti
 di trovar mai nel trono? Il sommo forse
905d'ogni contento? Ah sconsigliato! Osserva
 quai frutti io ne raccolgo;
 e bramalo, se puoi.
 SESTO
                                      No, questa brama
 non fu che mi sedusse.
 TITO
 Dunque che fu?
 SESTO
                                La debbolezza mia,
910la mia fatalità.
 TITO
                              Più chiaro almeno
 spiegati.
 SESTO
                   Oh dio! Non posso.
 TITO
                                                        Odimi, o Sesto;
 siam soli; il tuo sovrano
 non è presente. Apri il tuo core a Tito.
 Confidati all'amico. Io ti prometto
915che Augusto nol saprà. Del tuo delitto
 di' la prima cagion: cerchiamo insieme
 una via di scusarti. Io ne sarei
 forse di te più lieto.
 SESTO
                                       (Ecco una nuova
 specie di pena! O dispiacere a Tito,
920o Vitellia accusar!)
 TITO
                                     Dubbiti ancora? (Tito comincia a turbarsi)
 Ma Sesto mi ferisci
 nel più vivo del cor. Vedi che troppo
 tu l'amicizia oltraggi
 con questo diffidar. Pensaci. Appaga
925il mio giusto desio.
 SESTO
 (Ma qual astro splendeva al nascer mio!)
 TITO
 E taci? E non rispondi? Ah già che puoi
 tanto abusar di mia pietà...
 SESTO
                                                    Signore...
 Sappi dunque... (Che fo?)
 TITO
                                                  Siegui. (Con impazienza)
 SESTO
                                                                  (Ma quando
930finirò di penar?)
 TITO
                                  Parla una volta;
 che mi volevi dir?
 SESTO
                                    Ch'io son l'oggetto (Con impeto di disperazione)
 dell'ira degli dei, che la mia sorte
 non ho più forza a tollerar, ch'io stesso
 traditor mi confesso, empio mi chiamo,
935ch'io merito la morte e ch'io la bramo. (Tito ripiglia l’aria di maestà)
 TITO
 Sconoscente! E l'avrai. Custodi, il reo
 toglietemi dinanzi. (Alle guardie che saranno uscite)
 SESTO
                                       Il bacio estremo
 su quella invitta man...
 TITO
                                             Parti. (Non lo concede)
 SESTO
                                                          Fia questo
 l'ultimo don. Per questo solo istante
940ricordati, signor, l'amor primiero.
 TITO
 Parti; non è più tempo. (Senza guardarlo)
 SESTO
                                              È vero, è vero.
 
    Vo disperato a morte;
 né perdo già costanza
 a vista del morir.
 
945   Funesta la mia sorte
 la sola rimembranza
 ch'io ti potei tradir. (Parte)