La clemenza di Tito, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1771

 LA CLEMENZA DI TITO
 
    Dramma per musica da rappresentarsi nel real teatro dell’Ajuda nel felicissimo giorno natalizio del fedelissimo monarca don Giuseppe I, re di Portogallo, Algarve, eccetera, nel dì 6 giugno 1771.
    In Lisbona, nella Stamperia Reale.
 
 
 ARGOMENTO
 
    Per consenso di quasi tutti gli storici, non ha riconosciuto l’antichità né migliore, né più amato principe di Tito Vespasiano. Il concorso delle più rare doti dell’animo e de’ più amabili pregi del corpo che si ammiravano in lui, ma sopra tutto la naturale inclinazione alla clemenza, suo particolar carattere, lo resero universalmente sì caro, che fu chiamato «la delizia del genere umano». Non bastò tutto questo ad assicurarlo dalle insidie dell’infedeltà. Ritrovossi chi poté pensar a tradirlo e ritrovossi fra suoi più cari. Due giovani patrizi, uno de’ quali egli teneramente amava e ricolmava ogni giorno di nuovi benefici, cospirarono contro di lui. Si scoperse la trama, ne furono convinti i colpevoli e per decreto del Senato condannati a morire. Ma il clementissimo principe, contento d’averli paternamente ripresi, concesse non meno ad essi che a’ lor seguaci, un pieno e generoso perdono (Suetonius Tranquillus, Aurelius Victor, Dione, Zonara, eccetera).
    Il luogo dell’azione è quella parte del colle Palatino che confina col Foro romano.
 
 
 MUTAZIONI DI SCENE
 
    Nell’atto primo: logge a vista del Tevere negl’ appartamenti di Vitellia; innanzi atrio del tempio di Giove Statore, luogo già celebre per le adunanze del Senato, indietro parte del Foro romano, magnificamente adornato d’archi, obelischi e trofei, da’ lati veduta in lontano del monte Palatino e d’un gran tratto della via Sacra, in faccia aspetto esteriore del Campidoglio e magnifica strada per cui si ascende; ritiro delizioso nel soggiorno imperiale sul colle Palatino.
    Nell’atto secondo: portici; galleria terrena adornata di statue corrispondente a’ giardini.
    Nell’atto terzo: camera chiusa con porte, sedia e tavolino con sopra da scrivere; luogo magnifico che introduce a vastissimo anfiteatro.
 
 
 ATTORI
 
 TITO VESPASIANO imperador di Roma
 (il signor Luigi Torriani)
 VITELLIA figlia dell’imperador Vitellio
 (il signor Giambattista Vasques)
 SERVILIA sorella di Sesto, amante di Annio
 (il signor Giuseppe Orti)
 SESTO amico di Tito, amante di Vitellia
 (il signor Carlo Reyna)
 ANNIO amico di Sesto, amante di Servilia
 (il signor Giovanni Ripa)
 PUBLIO prefetto del Pretorio
 (il signor Filippo Cappellani)
 
 Coro di senatori e popolo, tutti virtuosi della Real Cappella di sua maestà fedelissima.
 
 Comparse: senatori romani, patrizi romani, legati delle provincie, littori, pretoriani, soldati romani, popolo.
 
    Il dramma è del celebre abate Metastasio, poeta cesareo. La musica è del celebre Jommelli, maestro di cappella pensionario all’attual servizio di sua maestà fedelissima. Le scene sono d’invenzione del signor Giacomo Azzolini, architetto teatrale all’attual servizio di sua maestà fedelissima. Le macchine e decorazioni sono del signor Petronio Mazzoni, macchinista all’attual serviizo di sua maestà fedelissima. Li abiti de’ virtuosi cantanti parte sono d’invenzione e disegno degl’eredi Mainino di Milano e parte del signor Paolino Solenghi, all’attual servizio di sua maestà fedelissima, inventore ancora degl’abiti delle danze.
 
 
 BALLI
 
    Li balli sono d’invenzione del signor Francesco Sauveterre ed eseguiti dalli seguenti: signor Andrea Alberti, signor Teofilo Corazzi, signor Benedetto Lombardi, signor Carlo Vitalba, signor Tommaso Zucchelli, signor Francesco Zucchelli, signor Paolo Orlandi, signor Pietro Colonna, signor Giambattista Flambò, signor Niccola Midossi, tutti all’attual servizio di sua maestà fedelissima.