La clemenza di Tito, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1771

 SCENA VI
 
 ANNIO e poi SERVILIA
 
 ANNIO
 Non ci pentiam. D'un generoso amante
 era questo il dover. Eccola. Oh dei!
 Mai non parve sì bella agli occhi miei.
 SERVILIA
205Mio ben...
 ANNIO
                      Taci Servilia. Ora è delitto
 il chiamarmi così.
 SERVILIA
                                    Perché?
 ANNIO
                                                     Ti scelse
 Cesare (che martir!) per sua consorte.
 A te (morir mi sento) a te m'impose
 di recarne l'avviso (oh pena!) ed io...
210io fui... (Parlar non posso). Augusta addio.
 SERVILIA
 Come! Fermati. Io sposa
 di Cesare! E perché?
 ANNIO
                                         Perché non trova
 beltà, virtù che sia
 più degna d'un impero, anima... Oh stelle!
215Che dirò? Lascia Augusta,
 deh lasciami partir.
 SERVILIA
                                       Così confusa
 abbandonar mi vuoi? Spiegati; dimmi
 come fu? Per qual via...
 ANNIO
 Mi perdo s'io non parto, anima mia.
 
220   Ah perdona al primo affetto
 quest'accento sconsigliato;
 colpa fu del labro usato
 a chiamarti ognor così.
 
    Mi fidai del mio rispetto
225che vegliava in guardia al core;
 ma il rispetto dall'amore
 fu sedotto e mi tradì. (Parte)