La clemenza di Tito, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1771

 SCENA XIII
 
 VITELLIA
 
 VITELLIA
 Che angustia è questa! Ah caro Tito! Io fui
 teco ingiusta, il confesso. Ah se frattanto
 Sesto il cenno eseguisse, il caso mio
 sarebbe il più crudel... No, non si faccia
375sì funesto presagio. E se mai Tito
 si tornasse a pentir? Perché pentirsi?
 Perché l'ho da temer? Quanti pensieri
 mi si affollano in mente! Afflitta e lieta
 godo, torno a temer, gelo, m'accendo,
380me stessa in questo stato io non comprendo.
 
    Quando sarà quel dì
 ch'io non ti senta in sen
 sempre tremar così
 povero core.
 
385   Stelle che crudeltà!
 Un sol piacer non v'è
 che quando mio si fa
 non sia dolore.
 
 Fine dell’atto primo