La clemenza di Tito, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1771

 SCENA IV
 
 TITO solo a sedere
 
 TITO
 Che orror! Che tradimento!
 Che nera infedeltà! Fingersi amico,
 essermi sempre al fianco, ogni momento
 esiger dal mio core
810qualche pruova d'amore e starmi intanto
 preparando la morte! Ed io sospendo
 ancor la pena? E la sentenza ancora
 non segno... Ah sì, lo scellerato mora. (Prende la penna per sottoscrivere e poi s’arresta)
 Mora... Ma senza udirlo
815mando Sesto a morir? Sì; già l'intese
 abbastanza il Senato. E s'egli avesse
 qualche arcano a svelarmi? Olà. S'ascolti (Depone la penna, intanto esce una guardia)
 e poi vada al supplicio. A me si guidi
 Sesto. È pur di chi regna (Parte la guardia)
820infelice il destino! A noi si niega (S’alza)
 ciò che a' più bassi è dato. In mezzo al bosco
 quel villanel mendico, a cui circonda
 ruvida lana il rozzo fianco, a cui
 è mal fido riparo
825dalle ingiurie del ciel tugurio informe,
 placido i sonni dorme;
 passa tranquillo i dì; molto non brama;
 sa chi l'odia e chi l'ama; unito o solo
 torna sicuro alla foresta, al monte;
830e vede il core a ciascheduno in fronte.
 Noi fra tante grandezze
 sempre incerti viviam, che in faccia a noi
 la speranza o il timore
 su la fronte d'ognun trasforma il core.
835Chi dall'infido amico, olà, chi mai
 questo temer dovea!