Demetrio, libretto, Mannheim, Pierron, 1753

 SCENA VIII
 
 FENICIO, OLINTO e BARSENE
 
 OLINTO
 Signor, di Cleonice
 non vidi mai più stravagante ingegno.
 Odia in un punto ed ama,
835or Alceste dimanda, or lo ricusa
 e delle sue follie poi gli altri accusa.
 FENICIO
 Così la tua sovrana
 temerario rispetti? Impara almeno
 a tacere una volta. (Anch'io dispero
840di poterlo emendar).
 BARSENE
                                         Matura il senno
 al crescer dell'etade. Olinto ancora
 degli anni è su l'april.
 FENICIO
                                          Barsene anch'io
 scorsi l'april degli anni. E folto e biondo
 fu questo crin ch'ora è canuto e raro.
845E allora, o età felice!
 non con tanto disprezzo
 al consiglio dei saggi
 la stolta gioventù porgea l'orecchia.
 Declina il mondo e peggiorando invecchia.
 BARSENE
850E' ver ma Olinto al fin...
 FENICIO
                                              Tacer dovrebbe
 e rammentarsi...
 OLINTO
                                  Ah padre,
 e come vuoi ch'io taccia?
 Se invece di giovarmi...
 FENICIO
 
    Taci, più non parlarmi,
855abbassa altero il ciglio.
 Eh no, non è mio figlio
 chi più virtù non ha.
 
    Or sì degli anni il peso
 sol per tua colpa io sento.
860Or sì la tua rammento
 soverchia libertà. (Parte)