Demofoonte, libretto, Stoccarda, Cotta, 1764

 DEMOFOONTE
 
    Dramma per musica da rappresentarsi nel teatro Ducale di Stutgart festeggiandosi il felicissimo giorno natalizio di sua altezza serenissima Carlo, duca regnante di Wirtemberg e Teck, etcetera, etcetera.
    La poesia è del signor abbate Pietro Metastasio, poeta cesareo. La musica è nuovamente composta dal signor Nicolò Jommelli, direttore di musica e maestro di cappella all’attual servizio di sua altezza serenissima. I balli sono inventati dal signor Giovanni Giorgio Noverre, direttore di danza e maestro de’ balli di sua altezza serenissima. Lo scenario per i balli è di nuova invenzione del signor cavalier de Servandoni. Le mutazioni di scene per l’opera sono del signor Innocente Colomba, architetto teatrale di sua altezza serenissima. Il vestiario è di nuova invenzione del signor Boquet, disegnatore di gabinetto di sua altezza serenissima.
    Stutgart, nella stamperia di Cotta, stampatore ducale, anno 1764.
 
 
 ARGOMENTO
 
    Regnando Demofoonte nella Chersoneso di Tracia, consultò l’oracolo d’Apollo, per intendere quando dovesse aver fine il crudel rito già dall’oracolo istesso prescritto di sacrificare ogni anno una vergine innanzi al di lui simulacro, e n’ebbe in risposta:
 
 Con voi del ciel si placherà lo sdegno,
 quando noto a sé stesso
 fia l’innocente usurpator d’un regno.
 
    Non poté il re comprenderne l’oscuro senso ed aspettando che il tempo lo rendesse più chiaro, si dispose a compire intanto l’annuo sagrificio, facendo estrarre a sorte dall’urna il nome della sventurata vergine che doveva esser la vittima. Matusio, uno de’ grandi del regno, pretese che Dircea, di cui credevasi padre, non corresse la sorte delle altre, producendo per ragione l’esempio del re medesimo che per non esporre le proprie figlie le teneva lontane di Tracia. Irritato Demofoonte dalla temerità di Matusio, ordina barbaramente che senza attendere il voto della fortuna sia tratta al sagrificio l’innocente Dircea.
    Era questa già moglie di Timante, creduto figlio ed erede di Demofoonte; ma occultavano con gran cura i consorti il loro pericoloso imeneo, per timore d’un’antica legge di quel regno che condannava a morire qualunque suddita divenisse sposa del real successore. Demofoonte, a cui erano affatto ignote le segrete nozze di Timante con Dircea, avea destinata a lui per isposa la principessa Creusa, impegnando solennemente la propria fede col re di Frigia, padre di lei. Ed in esecuzione di sue promesse, inviò il giovane Cherinto, altro suo figliuolo, a prendere e condurre in Tracia la sposa, richiamando intanto dal campo Timante che di nulla informato volò sollecitamente alla reggia. Giuntovi e compreso il pericoloso stato di sé e della sua Dircea, volle scusarsi e difenderla; ma le scuse appunto, le preghiere, le smanie e le violenze, alle quali trascorse, scopersero al sagace re il loro nascosto imeneo. Timante come colpevole d’aver disubbidito il comando paterno, nel ricusar le nozze di Creusa, e d’essersi opposto con l’armi a’ decreti reali, Dircea, come rea d’aver contravvenuto alla legge del regno nello sposarsi a Timante, son condannati a morire. Sul punto d’eseguirsi l’inumana sentenza, risentì il feroce Demofoonte i moti della paterna pietà che secondata dalle preghiere di molti gli svelsero dalle labbra il perdono. Fu avvertito Timante di così felice cambiamento; ma in mezzo a’ trasporti della sua improvvisa allegrezza, è sorpreso da chi gli scuopre, con indubitate prove, che Dircea è figlia di Demofoonte. Ed ecco l’infelice, sollevato appena dall’oppressione delle passate avversità, precipita più miseramente che mai in un abisso di confusione e d’orrore, considerandosi marito della propria germana. Pareva ormai inevitabile la sua disperazione, quando, per inaspettata via meglio informato della vera sua condizione, ritrova non esser egli il successore della corona, né il figlio di Demofoonte, ma bensì di Matusio. Tutto cambia d’aspetto. Libero Timante dal concepito orrore abbraccia la sua consorte. Trovando Demofoonte in Cherinto il vero suo erede, adempie le sue promesse destinandolo sposo alla principessa Creusa; e scoperto in Timante quell’innocente usurpatore di cui l’oracolo oscuramente parlava, resta disciolto anche il regno dall’obbligo funesto dell’annuo crudel sagrificio.
    Il luogo della scena è la reggia di Demofoonte nella Chersoneso di Tracia.
 
 
 MUTAZIONI DI SCENE
 
    Nell’atto primo: cortile del palazzo reale nel fondo del quale, da una parte, aspetto esteriore del gran tempio di Apollo con magnifica cala per cui vi si ascende e dall’altra vista di alcune superbe fabbriche della città; orti pensili corrispondenti a diversi appartamenti della reggia; porto di mare festivamente adornato per l’arrivo della principessa di Frigia.
    Nell’atto secondo: gabinetti; portici; atrio nel tempio d’Apollo, magnifica, ma breve scala per cui si ascende al tempio medesimo, la parte interna del quale è tutta scoperta agli spettatori se non quanto ne interrompono la vista le colonne che sostengono la gran tribuna, veggonsi l’are cadute, il fuoco estinto, i sacri vasi rovesciati, i fiori, le bende, le scuri e gli altri stromenti del sagrificio sparsi per le scale e sul piano.
    Nell’atto terzo: cortile interno d’un carcere; luogo magnifico nella reggia festivamente adornato.
 
 
 INTERLOCUTORI
 
 DEMOFOONTE re di Tracia
 (il signor Arcangelo Cortoni)
 DIRCEA segreta moglie di Timante
 (la signora Maria Masi Giura)
 TIMANTE creduto principe ereditario, figlio di Demofoonte
 (il signor Giuseppe Aprile)
 CHERINTO figlio di Demofoonte, amante di Creusa
 (il signor Antonio Goti)
 MATUSIO creduto padre di Dircea
 (il signor Pietro Santi)
 CREUSA principessa di Frigia, destinata sposa di Timante
 (la signora Monaca Buonani)
 ADRASTO capitano delle guardie reali
 (il signor Francesco Ciaccheri)
 OLINTO fanciullo che non parla, figlio di Timante e di Dircea
 
 Comparse di grandi del regno, sacerdoti, donzelle frigie del seguito di Creusa, cavalieri del seguito di Creusa, paggi del seguito di Creusa, guardie reali, soldati traci, soldati frigi, marinari, popolo.