Demofoonte, libretto, Stoccarda, Cotta, 1764

 BARSENE
                                           Tutta in tumulto
 è Seleucia, o regina.
 ALCESTE
1675Perché?
 BARSENE
                  Sai che poc’anzi
 giunse di Creta il messaggiero e seco
 cento legni seguaci.
 CLEONICE
                                      E ben, fra poco
 l’ascolterò.
 BARSENE
                       Ma l’inquieto Olinto
 non potendo soffrir che regni Alceste,
1680col messaggio s’unì. Sparge nel volgo
 che Fenicio l’inganna,
 che sosterrà veraci i detti sui,
 e che ’l vero Demetrio è noto a lui.
 CLEONICE
 Aimè Fenicio!
 FENICIO
                             Eh non temer. Sul trono
1685con sicurezza andate;
 si vedrà chi mentisce.
 
 SCENA ULTIMA
 
 OLINTO, portando in mano un foglio sigillato, ambasciatore cretense, seguito de’ greci, popolo e detti
 
 OLINTO
                                           Olà fermate. (A Cleonice e ad Alceste incaminati verso il trono)
 Il ciel non soffre inganni. In questo foglio
 si scoprirà l’erede
 dell’estinto Demetrio. Esule in Creta
1690pria di morir lo scrisse. Il foglio è chiuso
 dal sigillo real. Questi lo vide (Accennando l’ambasciatore)
 da Demetrio vergar; questi lo reca
 per pubblico comando e porta seco
 tutte l’armi cretensi
1695del regio sangue a sostener l’onore.
 CLEONICE
 Oh dei!
 FENICIO
                  Leggasi il foglio. (Ad Olinto)
 OLINTO
 Alceste finirà cotanto orgoglio. (Olinto apre il foglio e legge)
 «Popoli della Siria, il figlio mio
 vive ignoto fra voi. Verrà quel giorno
1700che a voi si scoprirà. Se ad altro segno
 ravvisar nol poteste,
 Fenicio l’educò nel finto Alceste.
 Demetrio».
 CLEONICE
                         Io torno in vita.
 FENICIO
                                                        A questo passo (Ad Olinto)
 t’aspettava Fenicio.
 OLINTO
                                      (Io son di sasso).
 MITRANE
1705Gelò l’audace.
 OLINTO
                             In te, signor, conosco (Ad Alceste)
 il mio monarca e dell’ardir mi pento.
 ALCESTE
 Che sei figlio a Fenicio io sol rammento.
 FENICIO
 Su quel trono una volta
 lasciate ch’io vi miri, ultimo segno
1710de’ voti miei.
 ALCESTE
                            Quanto possiedo è dono
 della tua fedeltà. Dal labbro mio
 tutto il mondo lo sappia.
 FENICIO
                                               E ’l mondo impari
 dalla vostra virtù come in un core
 si possano accoppiar gloria ed amore. (Alceste e Cleonice vanno sul trono)
 CORO
 
1715   Quando scende in nobil petto
 è compagno un dolce affetto,
 non rivale alla virtù.
 
    Respirate, alme felici,
 e vi siano i numi amici
1720quanto avverso il ciel vi fu.
 
 
 LICENZA
 
 Potria d’altero fiume
 il corso trattener, Cesare invitto,
 chi nel giorno, che splende
 chiaro del nome tuo, frenar potesse
1725l’impeto del piacer che sino al trono
 fa sollevar delle tue lodi il suono.
 O non v’è cosa in terra o è questa sola
 difficile ad Augusto; e se non sei
 pietoso a quest’error, tutti siam rei.
1730Sarà muto ogni labbro,
 se vuoi così. Ma non è il labbro solo
 interpetre del cor. Qual atto illustre
 di virtù sovrumana offrir potranno
 le scene imitatrici
1735che non chiami ogni sguardo
 a ravvisarne in te l’esempio espresso?
 Ah che il silenzio istesso
 de’ sensi altrui poco fedel custode
 saprà spiegarsi e diverrà tua lode.
 
1740   Per te con giro eterno
 torni dal Gange fuora
 la fortunata aurora
 di così lieto dì.
 
    Ma quella che ritorna
1745dall’onda sua natia
 sempre più bella sia
 dell’altra che partì.
 
 IL FINE
 
 
 
 DEMETRIO
 
 
 ARGOMENTO
 
    Demetrio Sotere, re di Siria, scacciato dal proprio regno dall’usurpatore Alessandro Bala, morì esule fra i Cretensi che soli gli rimasero amici nell’avversa fortuna. Prima però della sua fuga consegnò bambino il picciolo Demetrio suo figlio a Fenicio, il più fedele fra i suoi vassalli, perché lo conservasse all’opportunità della vendetta. Crebbe ignoto a sé stesso il principe reale sotto il finto nome d’Alceste un tempo fra le selve, dove la prudenza di Fenicio il nascose alle ricerche del suddetto Alessandro, e poi in Seleucia appresso all’istesso Fenicio che fece destramente comparire generosità di genio il debito della sua fede. Divenne in breve il creduto Alceste l’ammirazione del regno, talché fu sollevato a gradi considerabili nella milizia dal suo nemico Alessandro ed ardentemente amato da Cleonice, figlia del medesimo, principessa degna di padre più generoso. Quando parve tempo all’attentissimo Fenicio, cominciò a tentar l’animo de’ vassalli, facendo destramente spargere nel popolo che il giovane Demetrio viveva sconosciuto. A questa fama, che dilatossi in un momento, i Cretensi si dichiararono difensori del legittimo principe. Ed Alessandro per estinguer l’incendio, prima che fosse maggiore, tentò debellargli; ma fu da loro vinto ed ucciso. In questa pugna ritrovossi Alceste per necessità del suo grado militare né per qualche tempo si ebbe in Seleucia più notizia di lui. Onde la morte d’Alessandro tanto desiderata da Fenicio avvenne in tempo non opportuno a’ suoi disegni, sì perché Alceste non era in Seleucia, come perché conobbe in tale occasione che l’ambizione de’ grandi, de’ quali ciascuno aspirava alla corona, avrebbe fatto passar per impostore il legittimo erede. Perciò sospirandone il ritorno e sollecitando occultamente il soccorso de’ Cretensi, sospese la pubblicazione del suo segreto. Intanto si convenne fra i pretensori che la principessa Cleonice, già riconosciuta per regina, eleggesse fra loro uno sposo. Questa differì lungamente la scelta sotto vari pretesti, per attender la venuta d’Alceste, il quale opportunamente ritorna quando l’afflitta regina era sul punto d’eleggere. Quindi per vari accidenti scopertosi in Alceste il vero Demetrio, ricupera la corona paterna.
    La scena è in Seleucia.
 
 
 INTERLOCUTORI
 
 CLEONICE regina di Siria, amante corrisposta d’Alceste
 ALCESTE che poi si scuopre Demetrio, re di Siria
 FENICIO grande del regno, tutore d’Alceste e padre d’Olinto
 OLINTO grande del regno e rivale d’Alceste
 BARSENE confidente di Cleonice e amante occulta d’Alceste
 MITRANE capitano delle guardie reali e amico di Fenicio
 
 
 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
  Gabinetto illuminato con sedia e tavolino da un lato con sopra scettro e corona.
 
 CLEONICE, che siede appoggiata al tavolino, ed OLINTO