Demofoonte, libretto, Stoccarda, Cotta, 1764

 SCENA VIII
 
 Atrio del tempio d’Apollo. Magnifica ma breve scala per cui si ascende al tempio medesimo, la parte interna del quale è tutta scoperta agli spettatori, se non quanto ne interrompono la vista le colonne che sostengono la gran tribuna. Veggonsi l’are cadute, il fuoco estinto, i sacri vasi roversciati, i fiori, le bende, le scuri e gli altri stromenti del sacrificio sparsi per le scale e sul piano, i sacerdoti in fuga, i custodi reali inseguiti dagli amici di Timante e per tutto confusione e tumulto.
 
 TIMANTE che incalzando disperatamente per la scala alcune guardie si perde fra le scene. DIRCEA che dalla cima della scala medesima spaventata lo richiama. Siegue breve mischia col vantaggio degli amici di Timante. E dileguati i combattenti, Dircea che rivede Timante, corre a trattenerlo scendendo dal tempio
 
 DIRCEA
755Santi numi del cielo,
 difendetelo voi! Timante ascolta;
 Timante, ah per pietà...
 TIMANTE
                                              Vieni, mia vita, (Tornando affannato con spada alla mano)
 vieni. Sei salva.
 DIRCEA
                                Ah che facesti!
 TIMANTE
                                                             Io feci
 quel che dovea.
 DIRCEA
                               Misera me! Consorte,
760oh dio, tu sei ferito. Oh dio, tu sei
 tutto asperso di sangue.
 TIMANTE
                                              Eh no, Dircea,
 non ti smarrir. Dalle mie vene uscito
 questo sangue non è. Dal seno altrui
 lo trasse il mio furor. Sieguimi. (La prende per mano).