Demofoonte, libretto, Stoccarda, Cotta, 1764

 SCENA ULTIMA
 
 CREUSA e detti
 
 CREUSA
 Signor veraci sono
1185le felici novelle onde la reggia
 tutta si riempì?
 DEMOFOONTE
                                Sì, principessa.
 Ecco lo sposo tuo. L'erede, il figlio
 io ti promisi; ed in Cherinto io t'offro
 ed il figlio e l'erede.
 CHERINTO
                                       Il cambio forse
1190spiace a Creusa.
 CREUSA
                                 A quel che il ciel destina
 invan farei riparo.
 CHERINTO
 Ancora non vuoi dir ch'io ti son caro?
 CREUSA
 L'opra stessa il dirà.
 TIMANTE
                                        Dunque son io
 quell'innocente usurpator di cui
1195l'oracolo parlò!
 DEMOFOONTE
                              Sì. Vedi come
 ogni nube sparì. Libero è il regno
 dall'annuo sagrificio; al vero erede
 la corona ritorna; io le promesse
 mantengo al re di Frigia,
1200senza usar crudeltà; Cherinto acquista
 la sua Creusa, ella uno scettro; abbracci
 sicuro tu la tua Dircea; non resta
 una cagion di duolo;
 e scioglie tanti nodi un foglio solo.
 TIMANTE
1205Oh caro foglio! Oh me felice! Oh numi
 DIRCEA
 Che fortunato istante!
 CREUSA
 Che teneri trasporti!
 TIMANTE
                                         A' piedi tuoi (S’inginocchia)
 eccomi un'altra volta,
 mio giustissimo re. Scusa gli eccessi
1210d'un disperato amor. Sarò, lo giuro,
 sarò miglior vassallo
 che figlio non ti fui.
 DEMOFOONTE
                                       Sorgi, tu sei
 mio figlio ancor. Chiamami padre. Io voglio
 esserlo fin che vivo. Era finora
1215obbligo il nostro amor ma quindi innanzi
 elezion sarà. Nodo più forte
 fabbricato da noi, non dalla sorte.
 CORO
 
    Par maggiore ogni diletto,
 se in un'anima si spande,
1220quand'oppressa è dal timor.
 
    Qual piacer sarà perfetto,
 se convien per esser grande
 che cominci dal dolor!
 
 Fine dell’atto terzo