Demofoonte, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1775

 SCENA PRIMA
 
 Gabinetti.
 
 DEMOFOONTE e CREUSA
 
 DEMOFOONTE
 Chiedi pure, o Creusa. In questo giorno
 tutto farò per te. Ma non parlarmi
490a favor di Dircea.
 CREUSA
 Io non vengo per altri
 a pregarti, signor. Conosco assai
 quel che potrei sperar. Le mie preghiere
 son per me stessa.
 DEMOFOONTE
                                    E che vorresti?
 CREUSA
                                                                  In Frigia
495subito ritornar. Manca il tuo cenno
 perché possan dal porto
 le navi uscir. Questo io domando; e credo
 che negarlo non puoi. Se pur qui dove
 venni a parte del trono,
500non è strano il timor, schiava non sono.
 DEMOFOONTE
 Che dici, o principessa? Ah quai sospetti!
 Che pungente parlar! Partir da noi!
 E lo sposo? E le nozze?
 CREUSA
                                            Eh per Timante
 Creusa è poco. Una beltà mortale
505non lo speri ottener. Per lui... Ma questa
 la mia cura non è. Partir vogl'io;
 posso, o signor?
 DEMOFOONTE
                                Tu sei
 l'arbitra di te stessa. In Tracia a forza
 ritenerti non vo'. Ma non sperai
510tale ingiuria da te.
 CREUSA
                                     Non so di noi
 chi ha ragion di lagnarsi; e il prence... Alfine
 bramo partir.
 DEMOFOONTE
                            Ma lo vedesti?
 CREUSA
                                                         Il vidi.
 DEMOFOONTE
 Ti parlò?
 CREUSA
                    Così meco
 parlato non avesse.
 DEMOFOONTE
                                      E che ti disse?
 CREUSA
515Signor basti così.
 DEMOFOONTE
                                  Creusa, intendo.
 Ruvido troppo alle parole, agli atti
 ti parve il prence. Ei freddamente forse
 t'accolse, ti parlò. Ma a te si serba
 la gloria d'erudirlo
520ne' misteri d'amore.
 CREUSA
 Al rossor d'un rifiuto una mia pari
 non s'espone però.
 DEMOFOONTE
                                     Rifiuto! E come
 lo potresti temer?
 CREUSA
                                    Chi sa?
 DEMOFOONTE
                                                    La mano,
 purché tu non la sdegni, in questo giorno
525il figlio a te darà. La mia ne impegno
 fede reale. E se l'audace ardisse
 di repugnar, da mille furie invaso
 saprei... Ma no. Troppo è lontano il caso.
 CREUSA
 (Sì, sì Timante all'imeneo s'astringa
530per poter rifiutarlo). Ebbene: accetto,
 signor, la tua promessa; or fia tua cura
 che poi...
 DEMOFOONTE
                    Basta così. Vivi sicura.
 CREUSA
 
    Tu sai chi son; tu sai
 quel che al mio onor conviene.
535Pensaci e s'altro avviene
 non ti lagnar di me.
 
    Tu re, tu padre sei
 ed obbliar non dei
 come comanda un padre,
540come punisce un re. (Parte)