Demofoonte, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1775

 SCENA IX
 
 DEMOFOONTE con spada alla mano. Guardie per tutte le parti
 
 DEMOFOONTE
                                                            Indegno!
 Non fuggirmi. T'arresta.
 TIMANTE
                                               Ah padre, ah dove
765vieni ancor tu?
 DEMOFOONTE
                               Perfido figlio!
 TIMANTE
                                                           Alcuno (Vede crescere il numero delle guardie e si pone innanzi alla sposa)
 non s'appressi a Dircea.
 DIRCEA
                                              Principe ah cedi.
 Pensa a te.
 DEMOFOONTE
                       No. Custodi
 non si stringa il ribelle. Al suo furore
 si lasci il fren. Vediamo
770fin dove giungerà. Via su compisci
 l'opera illustre. In questo petto immergi
 quel ferro, o traditor. Tremar non debbe
 nel trafiggere un padre
 chi fin dentro a' lor tempi insulta i numi.
 TIMANTE
775Oh dio!
 DEMOFOONTE
                  Che ti trattien? Forse il vedermi
 la destra armata? Ecco l'acciaro a terra.
 Brami di più? Senza difesa io t'offro
 il tuo maggior nemico.
 TIMANTE
                                            Ah basta, ah padre
 taci, non più. Con quei crudeli accenti
780l'anima mi trafiggi. Il figlio reo,
 il colpevole acciaro (S’inginocchia)
 ecco al tuo piè. Quest'infelice vita
 riprenditi se vuoi; ma non parlarmi
 mai più così. So ch'io trascorsi; e sento
785che ardir non ho per domandar mercede.
 Ma un tal castigo ogni delitto eccede.
 DIRCEA
 (In che stato è per me!)
 DEMOFOONTE
                                              (S'io non avessi
 della perfidia sua prove sì grandi,
 mi sedurrebbe. Eh non s'ascolti). A' lacci
790quella destra ribelle
 porgi, o fellon.
 TIMANTE
                             Custodi (S’alza e va a farsi incatenare egli stesso)
 dove son le catene?
 Ecco la man. Non la ricusa il figlio
 del giusto padre al venerato impero.
 DIRCEA
795(Purtroppo il mio timor predisse il vero).
 DEMOFOONTE
 All'oltraggiato nume
 la vittima si renda. E me presente
 si sveni, o sacerdoti.
 TIMANTE
                                        Ah ch'io non posso
 difenderti ben mio. (A Dircea)
 DIRCEA
800Quante volte in un dì morir degg'io?
 TIMANTE
 Mio re, mio genitor.
 DEMOFOONTE
                                        Lasciami in pace.
 TIMANTE
 Pietà.
 DEMOFOONTE
              La chiedi invan.
 TIMANTE
                                              Ma ch'io mi vegga
 svenar Dircea sugli occhi
 non sarà ver. Si differisca almeno
805il suo morir. Sacri ministri udite,
 sentimi, o padre; esser non può Dircea
 la vittima richiesta. Il sacrificio
 sacrilego saria.
 DEMOFOONTE
                              Per qual ragione?
 TIMANTE
 Di'; che domanda il nume?
 DEMOFOONTE
810D'una vergine il sangue.
 TIMANTE
                                               Ebben Dircea
 non può condursi a morte.
 Ella è moglie, ella è madre, è mia consorte.
 DEMOFOONTE
 Come!
 DIRCEA
                (Io tremo per lui).
 DEMOFOONTE
                                                    Numi possenti
 che ascolto mai! L'incominciato rito
815sospendete o ministri. Ostia novella
 sceglier convien. Perfido figlio! E queste
 son le belle speranze
 ch'io nutrivo di te? Così rispetti
 le umane leggi e le divine? In questa
820guisa tu sei della vecchiezza mia
 il felice sostegno. Ah...
 DIRCEA
                                           Non sdegnarti,
 signor, con lui. Son io la rea; son queste
 infelici sembianze. Io lo sedussi
 con lusinghe ad amarmi.
 TIMANTE
                                                Ah non è vero,
825non crederla signor. Diversa affatto
 è l'istoria dolente. È colpa mia
 la sua condescendenza.
 DIRCEA
 Eppur...
 DEMOFOONTE
                   Tacete. (Un non so che mi serpe
 di tenero nel cor che in mezza all'ira
830vorrebbe indebolirmi. Ah troppo grandi
 sono i lor falli; e debitor son io
 d'un grand'esempio al mondo
 di virtù, di giustizia). Olà. Costoro
 in carcere distinto
835si serbino al castigo.
 TIMANTE
                                        Almen congiunti...
 DIRCEA
 Congiunti almen nelle miserie estreme...
 DEMOFOONTE
 Sarete, anime ree, sarete insieme.
 
    Perfidi già che in vita
 v'accompagnò la sorte,
840perfidi, no, la morte
 non vi scompagnerà.
 
    Unito fu l'errore,
 sarà la pena unita;
 il giusto mio rigore
845non vi distinguerà. (Parte)