Demofoonte, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1775

 SCENA IV
 
 TIMANTE solo
 
 TIMANTE
 Misero me! Qual gelido torrente
 mi ruina sul cor! Qual nero aspetto
 prende la sorte mia! Tante sventure
 comprendo alfin. Perseguitava il cielo
1035un vietato imeneo. Le chiome in fronte
 mi sento sollevar. Suocero e padre
 m'è dunque il re! Figlio e nipote Olinto!
 Dircea moglie e germana! Ah qual funesta
 confusion d'opposti nomi è questa!
1040Ah non t'avessi mai
 conosciuta Dircea. Moti del sangue
 eran quei ch'io credevo
 violenze d'amor. Che infausto giorno
 fu quel che pria ti vidi! I nostri affetti
1045che orribili memorie
 saran per noi! Che mostruoso oggetto
 a me stesso io divengo! Odio la luce;
 ogni aura mi spaventa; al piè tremante
 parmi che manchi il suol; strider mi sento
1050cento folgori intorno e leggo, oh dio,
 scolpito in ogni sasso il fallo mio.