Didone abbandonata, libretto, Roma, de’ Rossi, 1747

 SCENA III
 
 DIDONE, SELENE, OSMIDA
 
 DIDONE
 Parte così, così mi lascia Enea!
85Che vuol dir quel silenzio? In che son rea?
 SELENE
 Ei pensa abbandonarti.
 Contrastano quel core,
 né so chi vincerà, gloria ed amore.
 DIDONE
 È gloria abbandonarmi?
 OSMIDA
90(Si deluda). Regina,
 il cor d'Enea non penetrò Selene.
 Ei disse, è ver, che il suo dover lo sprona
 a lasciar queste sponde
 ma col dover la gelosia nasconde.
 DIDONE
95Come!
 OSMIDA
                Fra pochi istanti
 dalla reggia de' Mori
 qui giunger dee l'ambasciador Arbace.
 DIDONE
 Che perciò?
 OSMIDA
                         Le tue nozze
 chiederà il re superbo, e teme Enea
100che tu ceda alla forza e a lui ti doni.
 Perciò così partendo
 fugge il dolor di rimirarti.
 DIDONE
                                                  Intendo.
 S'inganna Enea ma piace
 l'inganno all'alma mia.
105So che nel nostro core
 sempre la gelosia figlia è d'amore.
 SELENE
 Anch'io lo so.
 DIDONE
                           Ma non lo sai per prova.
 OSMIDA
 (Così contro un rival l'altro mi giova).
 DIDONE
 Vanne amata germana
110dal cor d'Enea sgombra i sospetti, e digli
 che a lui non mi torrà se non la morte.
 SELENE
 (A questo ancor tu mi condanni, o sorte!)
 
    Dirò che fida sei,
 su la mia fé riposa.
115Sarò per te pietosa,
 (per me crudel sarò).
 
    Sapranno i labri miei
 scoprirgli il tuo desio.
 (Ma la mia pena, oh dio,
120come nasconderò?) (Parte)