Didone abbandonata, libretto, Roma, de’ Rossi, 1747

 SCENA XIV
 
 Tempio di Nettuno.
 
 ENEA, ed OSMIDA
 
 OSMIDA
 Come! Da' labri tuoi
 Dido saprà che abbandonar la vuoi?
 Ah taci per pietà
385e risparmia al suo cor questo tormento.
 ENEA
 Il dirlo è crudeltà
 ma sarebbe il tacerlo un tradimento.
 OSMIDA
 Benché costante, io spero
 che al pianto suo tu cangerai pensiero.
 ENEA
390Può togliermi di vita
 ma non può il mio dolore
 far ch'io manchi alla patria e al genitore.
 OSMIDA
 Oh generosi detti!
 Vincere i propri affetti
395avanza ogn'altra gloria.
 ENEA
 Quanto costa però questa vittoria.