Didone abbandonata, libretto, Roma, de’ Rossi, 1747

 SCENA IV
 
 IARBA solo
 
 IARBA
 Così strane venture io non intendo.
 Pietà nel mio nemico,
 infedeltà nel mio seguace io trovo.
695Ah forse a danno mio
 l'uno e l'altro congiura.
 Ma di lor non ho cura.
 Pietà finga il rivale,
 sia l'amico fallace,
700non sarà di timor Iarba capace.
 
    Son qual fiume che gonfio d'umori
 quando il gelo si sciolgie in torrenti
 selve e armenti, capanne, e pastori
 porta seco, e ritegno non ha.
 
705Se si vede fra gli argini stretto
 sdegna il letto, confonde le sponde,
 e superbo fremendo sen va. (Parte)