Didone abbandonata, partitura ms. A-Wn, 1763

 SCENA XVI
 
 DIDONE e detti
 
 OSMIDA
410Siam traditi o regina.
 Se più tarda d'Arbace era l'aita,
 il valoroso Enea
 sotto colpo inumano oggi cadea.
 DIDONE
 Il traditor qual è, dove dimora?
 OSMIDA
 (Accennando Araspe)
415Miralo, nella destra ha il ferro ancora.
 DIDONE
 Chi ti destò nel seno
 sì barbaro desio?
 ARASPE
 Del mio signor la gloria e 'l dover mio.
 OSMIDA
 Come! L'istesso Arbace
420disapprova...
 ARASPE
                           Lo so ch'ei mi condanna,
 il suo sdegno pavento
 ma il mio non fu delitto e non mi pento.
 DIDONE
 E nemmeno hai rossore
 del sagrilego eccesso?
 ARASPE
425Tornerei mille volte a far l'istesso.
 DIDONE
 Ti preverrò. Ministri
 custodite costui.
 ENEA
 Generoso nemico,
 in te tanta virtude io non credea.
430Lascia che a questo sen...
 IARBA
                                                Scostati Enea.
 Sappi che il viver tuo d'Araspe è dono,
 che il tuo sangue vogl'io, che Iarba io sono.
 DIDONE
 Tu Iarba!
 ENEA
                     Il re de' Mori!
 DIDONE
 Un re sensi sì rei
435non chiude in seno; un mentitor tu sei.
 Si disarmi.
 IARBA
                        Nessuno
 avvicinarsi ardisca o ch'io lo sveno.
 OSMIDA
 (Cedi per poco almeno
 finch'io genti raccolga, a me sì fida).
 IARBA
440E così vil sarò?
 ENEA
                              Fermate amici,
 a me tocca il punirlo.
 DIDONE
                                         Il tuo valore
 serba ad uopo miglior. Che più s'aspetta?
 O si renda, o svenato al piè mi cada.
 OSMIDA
 (Piano a Iarba)
 (Serbati alla vendetta).
 IARBA
 (Forte)
                                             Ecco la spada.
 DIDONE
 (Ad Osmida)
445Frenar l'alma orgogliosa
 tua cura sia.
 OSMIDA
                          Su la mia fé riposa. (Parte)