Didone abbandonata, partitura ms. A-Wn, 1763

 SCENA III
 
 DIDONE ed ENEA
 
 DIDONE
590Come! Ancor non partisti? Adorna ancora
 questi barbari lidi il grande Enea?
 E pure io mi credea
 che già varcato il mar, d'Italia in seno
 in trionfo traessi
595popoli debellati e regi oppressi.
 ENEA
 Quest'amara favella
 mal conviene al tuo cor, bella regina.
 Del tuo, dell'onor mio
 sollecito ne vengo. Io so che vuoi
600del moro il fiero orgoglio
 con la morte punir.
 DIDONE
                                      E questo è il foglio.
 ENEA
 La gloria non consente
 ch'io vendichi in tal guisa i torti miei.
 Se per me lo condanni...
 DIDONE
605Condannarlo per te! Troppo t'inganni.
 Passò quel tempo Enea
 che Dido a te pensò. Spenta è la face,
 è sciolta la catena
 e del tuo nome or mi rammento appena.
 ENEA
610Sappi che 'l re de' Mori
 è l'orator fallace.
 DIDONE
 Io non so qual ei sia, lo credo Arbace.
 ENEA
 Oh dio! Con la sua morte
 tutta contro di te l'Africa irriti.
 DIDONE
615Consigli or non desio;
 tu provvedi a' tuoi regni, io penso al mio.
 Senza di te finor leggi dettai,
 sorger senza di te Cartago io vidi.
 Felice me, se mai
620tu non giungevi, ingrato, a questi lidi.
 ENEA
 Se sprezzi il tuo periglio,
 donalo a me. Grazia per lui ti chieggio.
 DIDONE
 Sì, veramente io deggio
 il mio regno e me stessa al tuo gran merto.
625A sì fedele amante,
 ad eroe sì pietoso, a' giusti prieghi
 di tanto intercessor nulla si nieghi.
 (Va al tavolino)
 Inumano! tiranno! è forse questo
 l'ultimo dì che rimirar mi dei;
630vieni sugli occhi miei;
 sol d'Arbace mi parli e me non curi!
 T'avessi pur veduto
 d'una lagrima sola umido il ciglio!
 Uno sguardo, un sospiro,
635un segno di pietade in te non trovo.
 E poi grazie mi chiedi?
 Per tanti oltraggi ho da premiarti ancora?
 Perché tu lo vuoi salvo, io vuo' che mora.
 ENEA
 Idol mio, che pur sei,
640ad onta del destin, l'idolo mio,
 che posso dir, che giova
 rinnovar co' sospiri il tuo dolore?
 Ah se per me nel core
 qualche tenero affetto avesti mai,
645placa il tuo sdegno e rasserena i rai.
 Quell'Enea tel domanda
 che tuo cor, che tuo bene un dì chiamasti,
 quel che finora amasti
 più della vita tua, più del tuo soglio,
650quello...
 DIDONE
                  Basta; vincesti; eccoti il foglio.
 Vedi quanto t'adoro ancora, ingrato.
 Con un tuo sguardo solo
 mi togli ogni difesa e mi disarmi.
 Ed hai cor di tradirmi? E puoi lasciarmi?
 
655   Ah non lasciarmi no
 bell'idol mio.
 Di chi mi fiderò
 se tu m'inganni.
 
    Di vita mancherei
660nel dirti addio.
 Che viver non potrei
 fra tanti affanni.