Didone abbandonata, partitura ms. A-Wn, 1763

 Sappialo Iarba.
 OSMIDA
                               Ecco s’appressa Arbace.
 
 SCENA V
 
 IARBA sotto nome d’Arbace, ARASPE e detti
 
  Mentre al suono di barbari stromenti si vedono venire da lontano Iarba ed Araspe a cavallo con seguito di mori ed altre nazioni, comparse che conducono tigri, leoni e portano altri doni per presentare alla regina, Didone servita da Osmida va sul trono, alla destra del quale rimane Osmida. Due cartaginesi portano fuori i cussini per l’ambasciatore affricano e li situano lontano ma in faccia al trono. Iarba ed Araspe smontando da cavallo si fermano sull’ingresso e non intesi dicono fra loro:
 
 ARASPE
 Vedi mio re...
 IARBA
                            T’accheta.
 Fin che dura l’inganno,
120chiamami Arbace e non pensare al trono.
 Per ora io non son Iarba e re non sono.
 Didone, il re de’ Mori (Avvanzandosi)
 a te de’ cenni suoi
 me suo fedele apportator destina.
125Io te l’offro qual vuoi
 tuo sostegno in un punto o tua ruina.