Didone abbandonata, partitura ms. A-Wn, 1763

 ARASPE
 Vado; e sarà fra poco
 del suo, del mio valore
 in aperta tenzone arbitro il fato.
 IARBA
 No, t’arresta. Io non voglio
245che al caso si commetta
 l’onor tuo, l’odio mio, la mia vendetta.
 Improvviso l’assali, usa la frode.
 ARASPE
 Da me frode! Signor, suddito io nacqui
 ma non già traditor. Dimmi ch’io vada
250nudo in mezzo agl’incendi, incontro all’armi,
 tutto farò. Tu sei
 signor della mia vita; in tua difesa
 non ricuso cimento
 ma da me non si chiede un tradimento.
 IARBA
255Sensi d’alma volgare. A me non manca
 braccio del tuo più fido.
 ARASPE
                                              E come, o dei,
 la tua virtude...
 IARBA
                               Eh! Che virtù? Nel mondo
 o virtù non si trova
 o è sol virtù quel che diletta e giova. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 ARASPE solo
 
 ARASPE
260Empio! L’orror che porta
 il rimorso d’un fallo anche felice,
 la pace fra’ disastri
 che produce virtù come non senti?
 O sostegno del mondo,
265degli uomini ornamento e degli dei,
 bella virtù, la scorta mia tu sei.
 
    Se dalle stelle tu non sei guida