Ezio, libretto, Stoccarda, Cotta, 1758

 SCENA II
 
 EZIO preceduto da istromenti bellici, schiavi ed insegne de’ vinti, seguito de’ soldati vincitori, popolo e detti
 
 EZIO
30Signor, vincemmo. Ai gelidi Trioni,
 il terror de' mortali
 fuggitivo ritorna. Il primo io sono
 che mirasse finora
 Attila impallidir. Non vide il sole
35più numerosa strage. A tante morti
 era angusto il terreno. Il sangue corse
 in torbidi torrenti;
 le minacce ai lamenti
 si udian confuse; e fra i timori e l'ire
40erravano indistinti
 i forti, i vili, i vincitori, i vinti.
 Né gran tempo dubbiosa
 la vittoria ondeggiò. Teme, dispera,
 fugge il tiranno; e cede
45di tante ingiuste prede,
 impacci al suo fugir, l'acquisto a noi.
 Se una prova ne vuoi,
 mira le vinte schiere:
 ecco l'armi, l'insegne e le bandiere.
 VALENTINIANO
50Ezio, tu non trionfi
 d'Attila sol; nel debellarlo ancora
 vincesti i voti miei. Tu rassicuri
 sulla mia fronte il vacillante alloro.
 Tu il marzial decoro
55rendesti al Tebro; e deve
 alla tua mente, alla tua destra audace
 Italia tutta e libertade e pace.
 Fra queste braccia intanto, (Scende dal trono)
 tu del cadente impero e mio sostegno
60prendi d'amore un pegno. A te non posso
 offrir che i doni tuoi. Serbami amico
 quei doni istessi e sappi
 che fra gli acquisti miei
 il più nobile acquisto, Ezio, tu sei.
 
65   Se tu la reggi al volo,
 su la tarpea pendice
 l'aquila vincitrice
 sempre tornar vedrò.
 
    Breve sarà per lei
70tutto il camin del sole;
 e allora i regni miei
 col ciel dividerò. (Parte con Varo e pretoriani)