Ezio, libretto, Stoccarda, Cotta, 1758

 SCENA VI
 
 Camere imperiali istoriate di pitture.
 
 ONORIA e VARO
 
 ONORIA
 Del vincitor ti chiedo,
 non delle sue vittorie; esse abbastanza
 note mi son. Con qual sembiante accolse
 l'applauso popolar? Serbava in volto
230la guerriera fierezza? Il suo trionfo
 gli accrebbe fasto o mansueto il rese?
 Quello narrami, o Varo, e non l'imprese.
 VARO
 Onoria, a me perdona
 se degli acquisti suoi, più che di lui
235la germana d'Augusto
 curiosa io credei. Sembrano queste
 sì minute richieste
 d'amante più che di sovrana.
 ONORIA
                                                       È troppa
 questa del nostro sesso
240misera servitù! Due volte appena
 s'ode dai labbri nostri
 un nome replicar che siamo amanti.
 Parlano tanti e tanti
 del suo valor, delle sue gesta e vanno
245d'Ezio incontro al ritorno; Onoria sola
 nel soggiorno è rimasta;
 non vi accorse, nol vide; e pur non basta.
 VARO
 Un soverchio ritegno
 anche d'amore è segno. E se tu l'ami,
250mostrati, o principessa,
 meno ingegnosa in tormentar te stessa. (Parte)