Ezio, libretto, Stoccarda, Cotta, 1758

 SCENA PRIMA
 
 Portici con groteschi, in fondo vista degli orti palatini.
 
 MASSIMO e FULVIA
 
 MASSIMO
 Qual silenzio è mai questo! È tutto in pace
395l'imperiale albergo; in Oriente
 rosseggia il nuovo giorno;
 e pure ancor d'intorno
 suon di voci non odo, alcun non miro!
 Dovrebbe pure Emilio
400aver compito il colpo. Ei mi promise
 nel tiranno punir tutti i miei torti
 e pigro...
 FULVIA
                    Ah genitor!
 MASSIMO
                                           Figlia, che porti?
 FULVIA
 Che mai facesti!
 MASSIMO
                                 Io nulla feci.
 FULVIA
                                                          Oh dio!
 Fu Cesare assalito. Io già comprendo
405donde nasce il pensier. Padre, tu sei
 che spingi a vendicarti
 la man che l'assalì.
 MASSIMO
 Ma Cesare morì?
 FULVIA
                                   Pensa a salvarti.
 Già di guerrieri e d'armi
410tutto il soggiorno è cinto.
 MASSIMO
 Dimmi, se vive o se rimase estinto.
 FULVIA
 Nol so; nulla di certo
 compresi nel timor.
 MASSIMO
                                       Sei pur codarda.
 Vado a chiederlo io stesso. (In atto di partire s’incontra in Valentiniano)