Ezio, libretto, Stoccarda, Cotta, 1758

 SCENA VI
 
 ONORIA e detti
 
 ONORIA
                               Liete novelle, Augusto.
 VALENTINIANO
945Che reca Onoria? Il volto suo ridente
 felicità promette.
 ONORIA
                                   Ezio è innocente.
 VALENTINIANO
 Come?
 ONORIA
                 Emilio parlò. L'empio ministro
 nelle mie stanze io ritrovai celato,
 già vicino a morir.
 MASSIMO
                                     (Son disperato).
 VALENTINIANO
950E l'alma rea che gli commise il colpo,
 almen ti palesò?
 ONORIA
                                 Mi disse: «È quella
 che a Cesare è più cara e che da lui
 fu oltraggiata in amor».
 FULVIA
                                              Or di', tiranno, (A Valentiniano)
 s'era infido il mio sposo?
955Se fu giusto il punirlo? Or che mi giova
 che tu il pianga innocente? Or chi la vita,
 empio, gli renderà?
 ONORIA
                                       Fulvia, che dici?
 Ezio morì?
 FULVIA
                        Sì, principessa; ah fuggi
 dal barbaro germano; orror non sente
960della sua crudeltà, gloria non cura;
 pur la tua vita, Onoria, è mal sicura.
 ONORIA
 Ah inumano! E potesti...
 VALENTINIANO
                                               Onoria, oh dio!
 Non insultarmi. Il mio timor consiglia.
 Son questi i miei più cari; in qual di loro
965cercarò il traditor, s'io non gli offesi?
 ONORIA
 Chi mai non offendesti? E non rammenti
 di Massimo la sposa, i folli amori,
 l'insidiata onestade?
 VALENTINIANO
                                         Ah che purtroppo
 tu dici il ver ma che farò?
 ONORIA
                                                 Consigli
970or pretendi da me? Se fosti solo
 a fabricarti il danno,
 solo al riparo tuo pensa, o tiranno. (Parte)