Ezio, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1772

 SCENA II
 
 EZIO preceduto da istromenti bellici, schiavi ed insegne de’ vinti, seguito da’ soldati vincitori, popolo e detti
 
 EZIO
 Signor, vincemmo. Ai gelidi Trioni,
 il terror de' mortali
 fuggitivo ritorna. Il primo io sono
 che mirasse finora
25Attila impallidir. Non vide il sole
 più numerosa strage. A tante morti
 era angusto il terreno: il sangue corse
 in torbidi torrenti;
 le minacce a' lamenti
30si udian confuse; e fra i timori e l'ire
 erravano indistinti
 i forti, i vili, i vincitori, i vinti.
 Né gran tempo dubbiosa
 la vittoria ondeggiò. Teme, dispera,
35fugge il tiranno; e cede
 di tante ingiuste prede,
 impacci al suo fuggir, l'acquisto a noi.
 Se una prova ne vuoi,
 mira le vinte schiere:
40ecco l'armi, l'insegne e le bandiere.
 VALENTINIANO
 Ezio, tu non trionfi
 d'Attila sol; nel debellarlo ancora
 vincesti i voti miei. Tu rassicuri
 su la mia fronte il vacillante alloro;
45tu il marzial decoro
 rendesti al Tebro; e deve
 alla tua mente, alla tua destra audace
 l'Italia tutta e libertade e pace.
 Fra queste braccia intanto (Scende dal trono)
50tu del cadente impero e mio sostegno
 prendi d'amore un pegno. A te non posso
 offrir che i doni tuoi. Serbami amico
 quei doni istessi; e sappi
 che fra gli acquisti miei
55il più nobile acquisto, Ezio, tu sei.
 
    Se tu la reggi al volo,
 su la tarpea pendice
 l'aquila vincitrice
 sempre tornar vedrò.
 
60   Breve sarà per lei
 tutto il cammin del sole;
 e allora i regni miei
 col ciel dividerò. (Parte con Varo e pretoriani)