Ezio, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1772

 SCENA IV
 
 MASSIMO e FULVIA
 
 FULVIA
140È tempo, o genitore,
 che uno sfogo conceda al mio rispetto.
 Tu pria d'Ezio all'affetto
 prometti la mia destra; indi m'imponi
 ch'io soffra Augusto amante, almen fintanto
145ch'Ezio ritorni, Ezio ritorna e quando
 spero di lui la mano,
 ti sento dir che lo sperarlo è vano.
 MASSIMO
 Figlia, non t'ingannai: sol che tu voglia
 paghi in breve saranno
150l'amor tuo, l'odio mio. D'Augusto accendi
 consorte il trono...
 FULVIA
                                    Io!
 MASSIMO
                                            Sì. Sposa al tiranno
 tu puoi svenarlo: o almeno
 agio puoi darmi a trapassargli il seno.
 FULVIA
 Che sento! E con qual fronte
155posso a Cesare offrirmi
 col pensier di tradirlo? Il reo disegno
 mi leggerebbe in faccia. Io di tal colpa
 gelo alla sola idea.
 MASSIMO
 Molto, o Fulvia, più saggia io ti credea.
160Qual colpa? Qual virtù? Lacci servili
 sol dell'anime vili...
 FULVIA
                                      Ah non son questi
 que' semi di virtù che in me versasti
 da' miei primi vagiti infino ad ora.
 M'inganni adesso o m'ingannasti allora?
 MASSIMO
165Ogni diversa etade
 vuol massime diverse; altro a' fanciulli,
 altro agli adulti è d'insegnar permesso;
 allora io t'ingannai.
 FULVIA
                                      M'inganni adesso.
 Che l'odio della colpa,
170che l'amor di virtù nasce con noi,
 che da' principi suoi
 l'alma ha l'idea di ciò che nuoce o giova,
 mel dicesti, io lo sento, ognun lo prova.
 E se vuoi dirmi il ver, tu stesso, o padre,
175quando toglier mi tenti
 l'orror d'un tradimento, orror ne senti.
 Ah se cara io ti sono,
 pensa alla gloria tua, pensa che vai...
 MASSIMO
 Taci, importuna, io t'ho sofferta assai.
180Non dar consigli o consigliar se brami,
 le tue pari consiglia.
 Rammenta ch'io son padre e tu sei figlia.
 FULVIA
 
    Caro padre, a me non dei
 rammentar che padre sei;
185io lo so; ma in questi accenti
 non ritrovo il genitor.
 
    Non son io che ti consiglia;
 è il rispetto d'un regnante,
 è l'affetto d'una figlia,
190è il rimorso del tuo cor. (Parte)