Ezio, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1772

 SCENA VI
 
 Camere imperiali istoriate di pitture.
 
 ONORIA e VARO
 
 ONORIA
 Del vincitor ti chiedo,
 non delle sue vittorie; esse abbastanza
 note mi son. Con qual sembiante accolse
215l'applauso popolar? Serbava in volto
 la guerriera fierezza? Il suo trionfo
 gli accrebbe fasto o mansueto il rese?
 Questo narrami, o Varo, e non l'imprese.
 VARO
 Onoria, a me perdona
220se degli acquisti suoi, piucché di lui
 la germana d'Augusto
 curiosa io credei. Sembra che queste
 sian premure d'amore.
 ONORIA
                                             Alla tua fede,
 al tuo lungo servir tollero, o Varo,
225di parlarmi così. Ma tu che tanto
 sei d'Ezio amico, il suo poter non devi
 esagerar così. Cesare è troppo
 d'indole sospettosa.
 Vantandolo al germano, ufficio grato
230all'amico non rendi.
 Chi sa? Potrebbe un dì... Varo, m'intendi.
 VARO
 Io, che son d'Ezio amico,
 più cauto parlerò; ma tu, se l'ami,
 mostrati, o principessa,
235meno ingegnosa in tormentar te stessa. (Parte)