Ezio, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1772

 SCENA V
 
 FULVIA, poi EZIO
 
 FULVIA
 Che fo? Dove mi volgo? Egual delitto
 è il parlare e il tacer. Se parlo, oh dio!
 son parricida e se non parlo... ah dove
 sconsigliato t'inoltri? (Vedendo Ezio)
 EZIO
475In difesa d'Augusto. Intesi...
 FULVIA
                                                      Ah fuggi.
 In te del tradimento
 cade il sospetto.
 EZIO
                                In me! Fulvia, t'inganni. (Sicuro e sereno)
 Ha troppe prove il mondo
 della mia fedeltà.
 FULVIA
                                   Cesare il dice.
 EZIO
480Cesare può ben dirlo
 ma crederlo non può.
 FULVIA
                                          Parti se m'ami.
 Io veggo il tuo periglio in ogni oggetto.
 EZIO
 Per eccesso d'affetto, ove non sono
 tu perigli figuri.
 FULVIA
485Qual soccorso v'è mai che t'assicuri?
 EZIO
 La sicurezza mia, Fulvia, è riposta
 nel cor candido e puro
 che rimorsi non ha, nell'innocenza,
 che paga è di sé stessa, in questa mano
490necessaria all'impero. Augusto alfine
 non è barbaro o stolto.
 E se perde un mio pari,
 conosce anche un tiranno
 qual dura impresa è ristorarne il danno.