La favola de’ tre gobbi, libretto, Praga, Pruscha, [1760] (Madama Vezzosa)

 Che fo? Dove mi volgo? Egual delitto
775è il parlare e il tacer. Se parlo, oh dio!
 son parricida e nel pensarlo io tremo;
 se taccio, al giorno estremo
 giunge il mio bene. Ah! Che all’idea funesta
 s’agghiaccia il sangue e intorno al cor s’arresta.
780Ah, qual consiglio mai...
 Ezio, dove t’inoltri? Ove ten vai? (Vedendo Ezio)
 EZIO
 In difesa d’Augusto. Intesi...
 FULVIA
                                                      Ah fuggi!
 In te del tradimento
 cade il sospetto.
 EZIO
                                In me! Fulvia, t’inganni.
785Ha troppe prove il Tebro
 della mia fedeltà. Chi seppe ogni altro
 superar con l’imprese
 maggior d’ogni calunnia anche si rese.
 FULVIA
 Ma se Cesare istesso il reo ti chiama,
790s’io stessa l’ascoltai.
 EZIO
                                       Può dirlo Augusto
 ma crederlo non può. S’anche un momento
 giungesse a dubitarne, ove si volga
 vede la mia difesa. Italia, il mondo,
 la sua grandezza, il conservato impero
795rinfacciar gli saprà che non è vero.
 FULVIA
 So che la tua ruina
 vendicata saria; ma chi m’accerta
 d’una pronta difesa? Ah! S’io ti perdo,
 la più crudel vendetta
800della perdita tua non mi consola.
 Fuggi, se m’ami; al mio timor t’invola.
 EZIO
 Tu per soverchio affetto, ove non sono
 ti figuri i perigli.
 FULVIA