Alessandro nell’Indie, libretto, Stoccarda, Cotta, 1760

 SCENA V
 
 TIMAGENE
 
 TIMAGENE
 Ma qual sorte è la mia? Nacque Alessandro
 per offendermi sempre. Anche in amore
205m'oltraggia il merto suo. Picciola offesa
 che rammenta le grandi. Ei di sua mano
 del mio gran genitor macchiò col sangue
 l'insauste mense: e se pentito ei pianse,
 io n'abborisco appunto
210la tiranna virtù con cui mi scema
 la ragion d'abborrirlo. Eh l'odio mio
 si appaghi alfine. Irriterò le squadre;
 solleverò di Poro
 le cadenti speranze; alla vendetta
215qualche via troverò, che il vendicarsi
 d'un ingiusto potere
 persuade natura anche alle fiere.
 
    O sugli estivi ardori
 placida al sol riposa
220o sta fra l'erbe e i fiori
 la pigra serpe ascosa,
 se non la preme il piede
 di ninfa o di pastor.
 
    Ma se calcar si sente,
225a vendicarsi aspira;
 e su l'acuto dente
 il suo veleno e l'ira
 tutta raccoglie allor. (Parte)